RITUAL OF REBIRTH
Non c’è tempo di rifocillarsi con un kebab, i Ritual Of Rebirth sono già sul palco alle otto in punto, anche se sono gli unici supporter della serata. Seguiti da Tommy Talamanca al mixer e Alessio Spallarossa alla batteria (Sadist! Ignoranti!), i liguri scaldano l’ambiente con un death-thrash dinamico ed elaborato, che non manca di trovare sostenitori tra le prime file, anche se in generale il pubblico, tendente a sonorità differenti visti gli headliner, rimane perlopiù freddino. Lascia il segno l’ingombrante vocalist Ale, pronto a dare il cento per cento anche fisicamente. Un po’ fuori luogo, ma validi.
AUGUST BURNS RED
Per la prima volta in Italia, i giovani della Pennsylvania hanno avuto un’accoglienza tutto sommato benevola. Lo Zoe infatti è la location perfetta per un concerto del genere, riuscendo a garantire calore umano e poca dispersione del pubblico, che a conti fatti ha presenziato in numero quasi inaspettato (riaffiorano ancora i ricordi tragici del concerto degli Himsa – R.I.P.). La band strappa un sorriso con una stramba intro dance, durante la quale sfilano sul palco i componenti della formazione, per attaccare poi con “The Truth of a Liar”, seguita da “An American Dream”. La band è esteticamente sobria e si comporta da manuale, cioè esattamente come vi aspettereste da un gruppo hardcore metal cristiano di discrete potenzialità. Il problema, in buona sostanza, è soprattutto questo: anche un gruppo discreto come gli August Burns Red finisce per annoiare chi, come chi scrive, ha già visto svariati concerti simili negli ultimi due anni, non presentando il gruppo particolare personalità o picchi compositivi esaltanti. Tra un giro di circle pit e un abbraccio di Jake alla folla, il concerto arriva velocemente alla fine: considerando l’oretta stiracchiata (alle 22.00 è tutto finito!) ci aspettavamo qualcosa di più.