Report a cura di Roberto Guerra
Fotografie di Riccardo Plata
Puntuale come un orologio, il tour del simpatico Tobias Sammet e dei suoi Avantasia, dedicato ovviamente al nuovo album “Moonglow”, passa dall’Alcatraz di Milano per portare una ventata di gioia ed emozione ad un foltissimo numero di ascoltatori, fra i quali molti sono già in trepidante attesa fuori dalla location negli attimi precedenti l’apertura dei cancelli, al punto da arrivare a formare una coda lunga più di qualche centinaio di metri. Lo spettacolo previsto per la serata è quello che tutti si aspettano da una data da headliner del supergruppo power metal per eccellenza: più di tre ore di grande musica, atmosfera e divertimento, il tutto magnificamente interpretato da un immenso combo di cantanti e musicisti vari, pronti a far letteralmente risplendere la luce della luna sopra la trafficata Milano. Al momento in cui le luci si spengono c’è ben poco spazio per le parole, poiché a breve saranno solo gli strumenti e le ugole a dire la propria. Buona lettura!
AVANTASIA
In quanto unica band della serata, l’orario di inizio è quantomai indicato per un evento di questo tipo e il fermento è palpabile al momento in cui finalmente le luci si assentano e le prime note di “Ghost In The Moon” cominciano a risuonare in sala; un incipit davvero azzeccato, condito anche dall’enorme telo che viene fatto cadere al momento dello scoppio della sezione ritmica. Il buon Tobi è unico protagonista per questo momento iniziale, in cui i suoni appaiono già curati in maniera impeccabile e dotati del giusto impatto e di una buona equalizzazione, ma già dalla successiva “Starlight” comincerà la tanto attesa sfilata di grandi vocalist: si comincia col grintoso Ronnie Atkins, passando per gli immensi Jorn Lande e Geoff Tate, fino ad arrivare ai più tranquilli Eric Martin e Bob Catley, che nonostante i suoi settantuno anni suonati riesce ancora a tenere botta. La scaletta viene naturalmente studiata in modo da permettere non solo ad ogni brano di essere interpretato ed eseguito nel modo più convincente possibile, ma anche ad ogni ospite di fornire una prova degna delle singole capacità, nonché coerente con quello che è il proprio stile personale e riconoscibile. Per quanto si possa dire ci siano alcune assenze illustri, riteniamo piuttosto difficile lamentarsi della scaletta proposta, che non si limita a promuovere il nuovo e apprezzato “Moonglow”, ma che pesca prontamente da vari periodi della band, non lesinando nel far felici tutti con numerosi inni, mirando anche a sorprendere i presenti in più di un’occasione, ad esempio al momento della grintosa “Master Of The Pendulum” dal penultimo album “Ghostlights”. Alcune scelte ci hanno lasciato piacevolmente straniti, come quella di inserire la divertente cover di “Maniac”, eseguita per l’occasione proprio da Eric Martin, oppure, ancora di più, quella di lasciare alla corista Adrienne Cowan e al suo timbro graffiante la parte cantata da Mille Petrozza nella versione in studio di “Book Of Shallows”. In generale, riteniamo che nulla sia stato lasciato al caso, e anche se a chiunque avrebbe fatto piacere sentire ogni brano dalle ugole originali, bisogna ammettere che, in quasi tre ore e mezza, non abbiamo incontrato nemmeno un punto morto o un attimo in cui storcere il naso o anche, semplicemente, annoiarci. L’intera line-up confeziona una prestazione maiuscola, capitanata da un Tobias Sammet in forma come non mai e dotato di una ‘canna di voce’ quasi inalterata rispetto alla versione su disco; anche se questo magnifico combo di cantanti nulla sarebbe senza la partecipazione di cinque strumentisti maiuscoli, tra cui spiccano ovviamente i due axemen Sascha Paeth e Oliver Hartmann, dei quali quest’ultimo si dimostra ogni volta anche un vocalist ‘coi cosiddetti’. Inoltre, abbiamo apprezzato molto la partecipazione attiva delle due coriste e del beato-tra-le-donne Herbie Langhans.
Anche un concerto lunghissimo e ricco di magnificenza musicale e visiva ha bisogno di una conclusione meritevole, e questa sopraggiunge grazie al breve encore a base di “Farewell” e del medley di “Sign Of The Cross” e “The Seven Angels”, in concomitanza del quale ogni singolo esecutore si posiziona on stage per porgere un ultimo saluto a un pubblico italiano ogni volta più coinvolto e, a tratti, persino commosso da quanto fatto dagli Avantasia sul palco dell’Alcatraz. A nostro modesto parere, delle ultime tre occasioni, questa è stata senza dubbio la più convincente e fomentante, con ogni singolo tassello al proprio posto e tutte le carte in regola per portare a casa uno show carico di magia. Ora ci auguriamo solo che la prossima estate, in giro per i vari festival, Tobi e compagni possano farci replicare le stesse emozioni vissute in questa occasione.
Setlist:
Ghost In The Moon
Starlight
Book Of Shallows
The Raven Child
Lucifer
Alchemy
Invincible
Reach Out For The Light
Moonglow
Maniac
Dying For An Angel
Lavender
The Story Ain’t Over
The Scarecrow
Promised Land
Twisted Mind
Avantasia
Let The Storm Descend Upon You
Master Of The Pendulum
Shelter From The Rain
Mystery Of A Blood Red Rose
Lost In Space
Farewell
Sign Of The Cross / The Seven Angels