A cura di William Crippa
Fotografie di Francesco Castaldo
La prima calata in Italia di Avantasia, al Rockin’ Field nel 2008, non fu esattamente un concerto da incorniciare per Tobias Sammet e compari, perché le condizioni climatiche estreme (la pioggia, anche molto violenta, imperversò per tutto il giorno) e la concomitanza di altri eventi live di eguale importanza consegnarono al cantante e compositore tedesco un pubblico numericamente davvero esiguo davanti al quale esibirsi, anche a fronte dell’immensa qualità dello spettacolo offerto. Oggi, 16 aprile 2013, la metal opera più famosa torna a Milano, e per il pubblico italiano è l’occasione per riscattarsi e per assistere ad un evento davvero eccezionale!
AVANTASIA
16 aprile 2013: finalmente Avantasia arriva a Milano a supporto dell’ultimo, bellissimo album “The Mystery Of Time”. Al nostro arrivo davanti all’Alcatraz, attorno alle 18, lo spettacolo del pubblico già presente che ci accoglie, incolonnato per decine e decine di metri seguendo il perimetro della struttura, e festante, cantando in coro le canzoni più famose dell’opera metal, rincuora su quale sarà l’esito della serata. Stasera infatti si sfiorerà il sold-out. L’apertura delle porte avviene in ritardo di un’ora, ma la gente in fila non si spazientisce troppo e, poco prima delle 20, tutti si riversano felici all’interno del locale di via Valtellina. Poco prima delle 21 le luci si spengono e la band fa il suo ingresso sul palco, allestito su più livelli, sulle note di “Also Sprach Zarathustra” (per intenderci, il main theme di “2001 Odissea Nello Spazio” o, volendo, l’entry music di Ric Flair in WWE) con Tobias Sammet che entra in scena per ultimo facendo cadere il telone alle spalle del palco, dietro il quale appare uno splendido sfondo ispirato all’artwork del nuovo disco. Si parte con “Spectres”, cantata dal solo Sammet, ma già dal secondo brano, “Invoke The Machine”, ecco salire on stage il primo ospite, Ronnie Atkins dei Pretty Maids, ormai vero e proprio clone di Mickey Rourke e stasera bardato con un chiodo quasi interamente ricoperto da borchie. La prima impressione è che Ronnie non sia molto ‘in voce’, almeno per quello che è il suo compito ufficiale, ovvero interpretare le parti che furono di Jorn Lande. Prima di “Black Orchid” c’è tempo per scherzare e Sammet annuncia che questa è la miglior data italiana del tour. Atkins se ne va e sul palco, invocato a gran voce da tutto l’Alcatraz, ecco salire Micheal Kiske. Kiske è il solito: magnetico, sbruffone, scanzonato e simpaticamente arrogante e, durante le due canzoni che lo vedono ospite, “Reach Out For The Light” e “Breaking Away”, non perde occasione per scherzare con il pubblico. Tra queste due song, Kiske e Sammet parlano un poco al pubblico, commentando l’ottima affluenza di stasera, come anche quelle delle due date svizzere precedenti, diversamente dalla data di apertura in Belgio al Power Prog Metal Fest 2013, definita da Tobias ‘shitty’. È il momento del grande Bob Catley, che esegue in duetto con Tobias “The Story Ain’t Over” e “The Great Mystery”, prima che tocchi a “Scales Of Justice” ed al nuovo ospite, Thomas Rettke degli Heaven’s Gate, che fino a questo momento aveva svolto il ruolo di corista assieme ad Amanda Somerville, da Sammet presentato come una delle più grandi influenze per lui ad inizio carriera e che viene lasciato da solo al microfono per questa canzone. Ultimo degli ospiti speciali ad entrare in scena è Eric Martin dei Mr. Big, che si esibisce in “What’s Left Of Me”; dopo la canzone, Sammet e Martin scherzano con il pubblico, con Eric che afferma di essere in parte italiano e, dopo aver estratto e letto un foglio di ringraziamenti in lingua locale (che a dire il vero iniziavano con la frase “Robert Catley is old and boring”, alla quale Martin scoppia a ridere asserendo sia solo uno scherzo), il cantante americano intona il ritornello di “Nel Blu Dipinto Di Blu”, a dire il vero seguito da ben pochi fan, prima di gridare ‘Benvenuti nella Terra Promessa!’, frase che dà il via a “Promised Land”. “Sleepwalking” infine mostra l’ultima lead vocalist che ancora mancava all’appello, la grandissima Amanda Somerville. Dopo aver presentato tutti gli ospiti (il turno di Oliver Hartmann arriverà però più avanti), il concerto prosegue a ritmo serrato, con i cantanti che vanno e vengono ad ogni canzone e con Tobias Sammet grande mattatore, per stasera a quanto pare libero dal solito problema del calo di voce durante il concerto. Da segnalare “Twisted Mind”, a sorpresa cantata da Ronnie Atkins ed Eric Martin, senza alcun intervento di Tobias, e la straordinaria accoglienza del pubblico per “Farewell”, cantata a gran voce da tutti i fan presenti. L’unico brano che Sammet si tiene per sé, e che viene annunciato dal cantante come ‘l’unico brano della mia carriera che sia entrato mai in classifica!’ è “Lost In Space”, che scatena una vera festa nel pubblico. Prima della pausa e degli encore, Sammet ringrazia caldamente i presenti, dicendo che nei grandi festival europei Avantasia è considerata una gay opera, invece il pubblico presente stasera ha dimostrato che Avantasia è davvero cool; ennesimo siparietto con Eric Martin, il quale afferma che il brano seguente, “Dying For An Angel”, che chiude prima dei bis, è il suo preferito, e che dice di averlo ascoltato un milione di volte su YouTube, con Tobias che gli chiede se l’ha comperato o meno. All’espressione forzatamente stupita del californiano, Sammet grida al pubblico in modo scherzoso: “Maledetti, ‘The Wicked Symphony’ era un grandissimo album, perché non lo avete comprato?”, dando il via alla band per “Dying For An Angel”. Al ritorno on stage, ecco il turno di “The Seven Angels” e di “Avantasia”, prima che “Sign Of The Cross”, durante la quale tutto il cast viene presentato (carino il siparietto con Felix Bohnke, presentato come ‘non necessariamente bello, non necessariamente intelligente, non necessariamente con un buon odore’, con Tobias che prima intona “Felicità” di Al Bano, ora ‘Felixitas’ in onore del batterista e poi “Gloria” di Umberto Tozzi) mandi tutti a casa all’alba della mezzanotte, dopo le tre ore di musica promesse. Che dire, per chiudere? Grandissimo show, forse un poco troppo lungo (almeno mezz’ora tra battute e scherzi con il pubblico si poteva tagliare in nome dell’umana pietà verso i non più giovanissimi), ma davvero magnifico. Nulla è andato storto lungo tutta la serata. Personalmente abbiamo trovato Ronnie Atkins un poco afono, a dispetto delle prove su disco, e forse Eric Martin non era il personaggio adatto per le canzoni più tirate, dove è apparso leggermente impacciato, visto che anche lo stesso Sammet lo ha definito ‘Mr. Soul in persona’. Comunque si tratta di dettagli, a fronte di un grandissimo concerto. Ora non resta che attendere che Tobias Sammet mantenga la promessa gridata a gran voce dal palco, quella di tornare presto in Italia con Avantasia!