23/11/2013 - AVENGED SEVENFOLD + FIVE FINGER DEATH PUNCH + AVATAR @ Mediolanumforum - Assago (MI)

Pubblicato il 27/11/2013 da

A cura di Maurizio “MorrizZ” Borghi
Foto di Francesco Castaldo

Polemiche, veleno, scherno e malizia seguono da anni gli Avenged Sevenfold assieme a giudizi espressi con mala fede, sufficienza, ignoranza. Il 23 novembre 2013 però non è caratterizzato da nulla di tutto questo. Chiunque tra i presenti al Forum, moltissimi giovani ma anche molti adulti, con maglie di Trivium come di Manowar, Iron Maiden e Metallica, ha gettato velocemente un colpo di spugna su tutte le inutili infamie da guerrieri della tastiera, costruendo un evento spettacolare e pieno di energia, con quello spirito e quell’eccitazione che oramai si vedono solamente sui filmati di repertorio delle VHS di Iron e Pantera. Un parcheggio affollato sin dal primo pomeriggio, con ragazzi provenienti da ogni parte d’Italia pronti a scaldarsi sotto la pioggia stringendosi a loro stessi e urlando “Sevenfold” fino all’apertura dei cancelli. Il 2013 è stato un anno straordinario per la band di Hunington Beach, dove risultati di vendita strabilianti hanno consacrato nuovamente un fenomeno che sembra oramai inarrestabile, e migliaia di persone hanno riempito il Forum di Assago per farne parte, da protagonisti.

avenged sevenfold - locandina - 2013

 

AVATAR
Quando usciamo dal Meet & Greet coi Five Finger Death Punch gli svedesi Avatar son già sul palco, pronti a una delle occasioni più ghiotte della loro carriera. La band è visivamente accattivante, e come è giusto che sia dà il 110%, aiutata da suoni e volumi ben sopra la media per dei supporter. Ci ricordano i Deathstars a prima vista, e la loro proposta non è per nulla fuori luogo: rumorosa, diretta, teatrale e assimilabile. Bellissimo vedere il pubblico del parterre, realisticamente davanti a una formazione sconosciuta, supportare e scatenarsi con calore ed energia. Lasciano un’impronta positiva, e si concedono a lungo a tutti davanti al banco del merch. Buon inizio.

 

FIVE FINGER DEATH PUNCH
Non è un mistero che chi scrive sia un grande fan dei Five Finger Death Punch, ma è incontestabile che il debutto sul suolo italico del five piece di L.A. sia stato quanto di più clamoroso si sia visto negli ultimi anni. Chapeau agli headliner, che hanno concesso volumi e suoni devastanti ai supporter principali, e applausi ai tecnici del suono che con un soundcheck lampo hanno permesso tale resa sonora (unico neo un suono un po’ troppo compresso). Sotto il banner rosso e nero con aquila e tirapugni i Death Punch sbarcano finalmente in Italia, e anche ad arsenale ridotto (stage show all’osso, solo Ivan non rinuncia alla sua asta da 100 kg) non fanno prigionieri: la potenza della loro formula è presidiata da un frontman sopra le righe che, a discapito di molti colleghi, ha una voce potentissima e indistruttibile (messa anche in risalto nel mixing), sa cantare nel vero senso della parola (l’a cappella di “Far From Home” ne è la prova) e soprattutto ha assorbito sapientemente la lezione degli intrattenitori Phil Anselmo e Corey Taylor. Un animale da palcoscenico insomma, coadiuvato da una formazione rodatissima, precisa, professionale e caratterizzata quanto i migliori fumetti americani. Anche se non è stato eseguito alcun estratto da “The Wrong Side of Heaven and the Righteous Side of Hell, Volume 2” i nove pezzi in scaletta sono un riassunto di tutto il potenziale in discografia dei Death Punch, perfetti per lasciare a bocca aperta e a volte leggermente rallentati, quasi a scandire in maniera ulteriore per un perfetto biglietto da visita dedicato a chi è a digiuno della formazione. A guardare la reazione del pubblico, che a richiesta illumina l’ambiente coi soli accendini e smartphone, il colpo è andato a segno. Ivan fa in tempo a scolpire il botta-e-risposta “Five Finger – Death Punch!” appena prima dello scadere, ma il saluto sulla registrazione della cover “House Of The Rising Sun” è solo un arrivederci, i presenti sono assetati e si sono segnati sul calendario la data da headliner a marzo 2014.

Setlist:
Under and Over It

Burn It Down
Hard to See
Lift Me Up
Bad Company
Burn MF
Coming Down
Never Enough
Far from Home (primo verso e ritornello a cappella)
The Bleeding

 

AVENGED SEVENFOLD
Il successo dell’unica data italiana degli Avenged Sevenfold è fragoroso e indiscusso. Da tutta Italia legioni di fan (nel significato più letterale, nel bene e nel male) hanno riempito un Forum che mai abbiamo visto così caloroso e rumoroso, decisi a rendere omaggio e far festa in una serata attesissima. Un’atmosfera particolarmente elettrica e priva della negatività troppo spesso associata al metallaro, che ha accolto i supporter a mente aperta e ha osannato con tutto il fiato a disposizione gli headliner, sorretti da un boato incontenibile dall’inizio alla fine. Calato il telone nero con le araldiche tanto care ai Machine Head, un Deathbat tridimensionale spiega le sue ali per tutta la larghezza del palco, e scorta minaccioso l’ingresso del gruppo. Sfortunatamente lo stesso M. Shadows annuncia la pesante assenza dei fuochi pirotecnici durante lo show, per lasciare spazio ad un impianto luci comunque d’effetto. L’impressione è che nulla più conti, l’attesa è stata troppo grande e spasmodica, tutto ciò che non è l’esibizione è messo in secondo piano. Anche la stessa band, solitamente impassibile, rimane colpita da una reazione immensa, a cui raramente abbiamo assistito in passato: “siete il pubblico più rumoroso di questo tour, anche più rumoroso del Brasile” dice il frontman, mandando i presenti in delirio totale. Anche il bel tenebroso Synister Gates, tempestato da illuminazione da Coro degli Angeli ogni volta che si erge sulle casse per un assolo, è sembrato distrarsi per qualche istante sbagliando qualche nota, lusingato dall’attenzione roboante. Pare quasi inutile sottolineare la performance migliore di sempre sul suolo italico, visto il tremendo responso. Per dovere di cronaca va riportata una scaletta dalla lunghezza soddisfacente, che va a zittire chi si è lamentato per anni della data del 2010 al Palasharp, e una prova senza sbavature di M. Shadows, che a volte ha abbassato qualche ritornello ma ha dimostrato di saper salire in alto, raggiungendo il traguardo in scioltezza e senza sforzare la voce. Il gruppo si è smaliziato, e forte del consenso del pubblico si trova sempre più fiducioso: conoscendo i gusti dei fan la setlist è infarcita degli episodi più epici e cadenzati, perfetti per il sing-along, senza tralasciare le atmosfere più raccolte (“Fiction”), i momenti più rock (“Doing Time”) e gli esordi (a cui è dedicato l’intero finale). Il segmento assolo/jam non aggiunge nulla alla caratura della band, ma le donzelle presenti apprezzano l’ennesimo altarino alzato a Gates, e l’ultimo arrivato Arin ha tempo di mettersi in mostra. Per quest’ultimo vanno spese due parole: il ragazzo è un batterista eccellente, e nonostante il compito difficilissimo comincia a ritagliarsi il suo spazio con uno stile preciso, essenziale ma anche pieno di stile e grinta, senza mai paragonarsi al compianto Jimmy Sullivan. Detto questo, cosa importa se sulla strofa di “This Means War” si può intonare perfettamente “Sad But True”? Non c’è spazio per le polemiche oggi, perché la serata al Forum è stata una festa, una celebrazione, l’evento metal di fine 2013. Gli Avenged Sevenfold danno appuntamento all’estate 2014 con la corona in testa, chiudendo un anno da record.

Setlist:
Shepherd of Fire

Critical Acclaim
Welcome to the Family
Hail to the King
Doing Time
Buried Alive
Fiction
Nightmare
This Means War
Afterlife
Guitar Solo / Band Jam Session
Requiem
Bat Country

Encore:
Chapter Four
Unholy Confessions

 

20 commenti
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