A cura di Maurizio “Morrizz” Borghi
Per chi non partecipa alla grande festa del Rock In Idro a Bologna, uno dei principali appuntamenti alle porte di Milano è senza dubbio la data dei Bad Religion, che con un calendario che segna un prefestivo riesce a fare alzare dalla poltrona il Milanese Imbruttito per un evento che sfiora il sold-out. A condire la serata, Atlas Losing Grip e, per chi vuol far tardi, il dj set di Andrea Rock (Andead, Virgin Radio). Sin dall’apertura l’atmosfera è frizzante, tanto che dalle 20:00 la gente affolla il lato estivo del locale e nel parking lot, oltre alle solite birrette, c’è anche qualche skater in azione…
ATLAS LOSING GRIP
Gli ALG sono noti per la presenza nei propri ranghi di Rodrigo Alfaro, un tempo nei Satanic Surfers, che dal 2009 fronteggia la formazione di punk/hc melodico. Lo show parte veloce senza troppi fronzoli, col piccolo singer che, ingobbito, trascina la formazione a suon di melodie vocali, raddoppiate e triplicate da praticamente l’intera band. In sede live le influenze metal della band vengono un po’ meno, sotterrate dalle voci nel mixing, ma il risultato finale è comunque fresco ed immediato. Il pubblico, che sembra aver riempito il Live Club in un secondo (almeno la metà dei presenti si godeva il fresco all’esterno della sala) se li gode senza scomporsi troppo, almeno fin quando l’altissimo bassista improvvisa un botta e risposta alquanto blasfemo, rompendo definitivamente il ghiaccio. Purtroppo per loro, a quel punto, i minuti a disposizione erano quasi finiti. Lasciano comunque un buon ricordo.
BAD RELIGION
I Bad Religion passano puntualmente dal nostro Paese, ed ogni volta il loro pubblico non manca di dargli omaggio, come è giusto per delle leggende del loro calibro e per una delle punk rock band dal maggior successo commerciale della storia. Non ci si aspettavano grandi novità e grandi novità non ci sono state questa sera, ma è comunque come guardarsi per l’ennesima volta il proprio film preferito, o rileggersi il proprio libro adorato. Più o meno, perchè gli ultimi capitoli della storia del gruppo sono comunque rilevanti, e anche gli estratti da “True North” (2013) sono valide aggiunte ad una setlist granitica, a prova di bomba. I Bad Religion, che hanno fatto la storia del punk con svariati classici, non appartengono all’insieme di quelle band che si sono adagiate sui fasti del passato e che continuano la propria carriera riproponendo esclusivamente, seppur in maniera dignitosa, brani vecchi di 15/20 anni. Uno, due o tre estratti da ognuno dei sedici album di una carriera di trentacinque anni, una setlist diversa ogni sera, e il gioco è fatto. Sul palco il professor Greg Graffin ha uno stile unico: basso profilo, look anonimo e fare distinto, qualità che difficilmente si possono associare ad un’icona del punk, soprattutto dietro quegli occhiali da ragioniere. Non scadrà mai nel coretto-bestemmia dei colleghi. La sua prova, come quella del resto del gruppo, è collaudatissima ma frizzante, sciolta ma sentita, precisa ma ancora segnata da emozioni: soprattutto per quest’ultimo punto non è facile trovare band che, con trentacinque anni di attività sulle spalle, non abbiano abbandonato una sincerità che nella quasi ora e mezza di esibizione è trasparente a tutti. Come abbiamo detto all’inizio, il pubblico ne è ben felice e se lo show è omogeneo e senza cali di tensione la partecipazione sale di brano in brano per arrivare al crowd surfing nell’encore. Nessun effetto speciale, solo il classico telone ed un impianto luci al minimo sindacale, la resa sonora di uno dei migliori club d’Italia per quanto riguarda la musica dal vivo e un pubblico devoto… come poteva andar male? Sulle note di “American Jesus”, i Bad Religion si congedano da 1200 punk-rockers di diverse generazioni ancora affamati, ma soddisfatti. A presto!