Report a cura di Carlo Paleari
“Ci sorprende sai, l’imprevisto che tu non aspetti… come un ladro che apre le tue porte nella notte!”. Inizia così “L’Imprevisto”, uno dei fortunati episodi dell’ultimo splendido album del Banco Del Mutuo Soccorso, “Transiberiana”. E non c’è frase migliore per descrivere una serata in cui gli imprevisti non sono mancati, come vi racconteremo più dettagliatamente nel corso del report. Imprevisti che, però, non hanno piegato una formazione in forma smagliante, solida e testarda quanto il suo leader, Vittorio Nocenzi, che risponde stizzito ai giochi del destino con una performance d’alto livello, capace di accontentare tutti i presenti accorsi al Teatro Dal Verme di Milano. D’altra parte, cosa saranno mai due-tre incidenti di palco per un signore che solo quattro anni fa era finito in coma per una emorragia cerebrale? Oggi, invece, il Banco è vivo e vegeto e il concerto nel capoluogo lombardo dimostra ancora una volta la classe e l’energia di una delle eccellenze del nostro Paese.
BANCO DEL MUTUO SOCCORSO
Bastano pochi secondi perché il Banco Del Mutuo Soccorso metta subito in chiaro quello che il pubblico milanese andrà a gustarsi nelle due ore successive: “Metamorfosi” si apre con una lunga introduzione strumentale, si unisce a “Stelle Sulla Terra”, gli strumenti si incontrano, lottano, si intrecciano, fino ad accogliere l’arrivo del cantante Tony D’Alessio, a cui spetta il compito gravoso di raccogliere l’eredità di Francesco Di Giacomo. La nuova formazione del Banco è coesa, non concede spazio alle melodie facili, alle strizzatine d’occhio per compiacere il pubblico, ma regala invece una performance magnetica, caratterizzata da quella fascinazione ipnotica che si ha nel guardare una macchina complessa e perfettamente sincronizzata all’opera.
Eppure l’imprevisto è sempre dietro l’angolo e in questa serata prende la forma di un’asta del microfono, quella di Vittorio Nocenzi: l’attrezzo continua ad afflosciarsi, infastidendo il tastierista impegnato nelle partiture complesse del Banco e costringendolo a pose innaturali quando deve affiancarsi al cantato di D’Alessio. Nocenzi ci scherza su, con umorismo tipicamente romanesco, tra doppi sensi su aste mosce e rimbrotti nemmeno tanto delicati alla crew, ma si vede che è innervosito. Passa qualche brano prima che l’asta venga sostituita, proprio durante un assolo particolarmente complesso di “L’Evoluzione”, e anche questa scelta non sembra garbare molto al leader del Banco, che prontamente lo fa notare. Nocenzi ha un modo di fare diretto, che colpisce e convince nella sua schiettezza: si vede che tutta la formazione ruota attorno a lui e Vittorio, da padre amorevole ma severo, guida la famiglia con polso, dispensando complimenti, apprezzamenti, ma sempre chiedendo ai suoi compagni la più totale attenzione. Talvolta i musicisti si avvicinano, confabulano, si scambiano occhiate d’intesa, quasi come se il pubblico non ci fosse, perché lì sul palco comanda la musica: ‘che ne volete sapere, voi? Sono cose nostre’, chiosa ironico Nocenzi al pubblico che allunga il collo per captare qualcosa. E la musica del Banco comanda davvero al Teatro Dal Verme, con una scaletta che attraversa le tappe più importanti della lunga discografia della formazione progressive: estratti di “Transiberiana” si affiancano a capolavori tratti da “Darwin!”, come “Cento Mani E Cento Occhi” o “La Conquista Della Posizione Eretta”; trovano spazio brani storici come “Il Ragno”, “Canto Di Primavera” o la splendida “Moby Dick”, descritta da Nocenzi come un omaggio all’Utopia, perché se è vero che ogni passo che compiamo verso l’orizzonte non ci porta davvero più vicino ad esso, è anche vero che l’orizzonte è ciò che ci spinge a continuare a camminare.
Il finale, invece, è dedicato al ‘salvadanaio’, prima con la devastante “R.I.P. (Requiescant In Pace)” e poi con l’ariosa melodia di “Traccia I”, a cui si unisce il coro dell’intero teatro. C’è ancora spazio per una canzone ed è ovviamente “Non Mi Rompete” a cullare il pubblico in un viaggio alato, con le chitarre acustiche ad accarezzare il pianoforte, fino alla lunga divagazione strumentale finale. Certo, non sono mancati i momenti in cui il pensiero è andato ai compagni che non ci sono più, Rodolfo Maltese e Francesco Di Giacomo, e legittimamente avremmo voluto vederli sul palco, ma questa nuova incarnazione del Banco ha davvero tanto da dire, a dispetto degli imprevisti, della sorte avversa, perché, continuando la citazione posta in apertura, ‘l’imprevisto è solo l’occasione per cambiare. Non aver paura, è una strada nuova che si apre’.
Setlist
Metamorfosi
Il Ragno
Cento Mani E Cento Occhi
La Conquista Della Posizione Eretta
Eterna Transiberiana
L’Evoluzione
Moby Dick
Canto Di Primavera
L’Imprevisto
R.I.P. (Requiescant In Pace)
Traccia I
Non Mi Rompete