16/01/2019 - BEHEMOTH + AT THE GATES + WOLVES IN THE THRONE ROOM @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 25/01/2019 da

Report a cura di Giacomo Slongo
Fotografie di Filippo De Dionigi

Quella dei Behemoth è una storia che non può prescindere dalla classica espressione di ‘scalata al successo’. Dalla svolta death metal di “Satanica” al recente, chiacchieratissimo, “I Loved You at Your Darkest”, Nergal e compagni non hanno fatto altro che imporsi come IL punto di riferimento del circuito estremo degli anni Duemila, raggiungendo, disco dopo disco, tournée dopo tournée, platee e traguardi impensabili per l’effettivo grado di fruibilità della loro proposta. Riflessioni che trovano ovviamente conferma anche durante l’unica data italiana dell’Ecclesia Diabolica Evropa 2019, con un Alcatraz di Milano che, per quanto settato in modalità B, tradisce a livello di affluenza l’enorme popolarità del quartetto polacco, in grado ormai di potersi permettere come apripista due eccellenze del calibro di Wolves In The Throne Room e – soprattutto – At The Gates. Una serata dall’alto tasso di coinvolgimento e spettacolo battezzata proprio dalla salita sul palco dei Lupi statunitensi…


WOLVES IN THE THRONE ROOM

Tre brani. Tanto basta ai Wolves In The Throne Room per ribadire magistralmente la propria poetica black metal e lo status di leader del movimento raggiunto nel corso degli anni. Un tuffo breve ma intensissimo in una pozza di sonorità immaginifiche capaci di trasportare l’Alcatraz in una realtà ben distante da quella della metropoli meneghina, tra i picchi e le foreste che da sempre rappresentano le fonti di ispirazione principali della loro musica. Già di per sé schiva e poco incline al dialogo con il pubblico, la band dei fratelli Weaver massimizza il tempo a propria disposizione lasciando che siano solo le composizioni-fiume del fortunato “Thrice Woven” a parlare, in un’aggressione che, pur escludendo dal discorso i veri highlight del repertorio (“I Will Lay Down My Bones Amongst the Rocks and Roots”, “Prayer of Transformation”), non fatica ad imprimersi per la sua potenza e la sua efficacia, in un crescendo di chitarre/synth che paiono volersi ergere in preghiera alla Natura e di cascate di blastbeat così viscerali da innescare una sorta di trance nella mente dell’ascoltatore. Forte di un’attività live mai così intensa quanto nell’ultimo periodo, il gruppo di Olympia si mostra compattissimo, non sbaglia sostanzialmente un colpo e, replicando l’ottima performance dello scorso luglio al Circolo Magnolia, mette KO una platea a questo punto già piuttosto nutrita con il semplice riff portante di “The Old Ones Are With Us”. Quando il ruolo di opener è tale solo sulla carta.

Setlist:
Angrboda
The Old Ones Are With Us
Born From the Serpent’s Eye

 

AT THE GATES
Parlando dell’intimo contesto offerto da un club, avevamo lasciato gli At The Gates al Metalitalia.com Festival del 2014, quando – orfani dell’ex compositore principale e membro fondatore Anders Björler – si esibirono in un’inedita formazione a quattro elementi che ne limitò il proverbiale impeto adrenalinico. Da allora, tra apparizioni sui palchi dei grandi happening estivi (Rock in Roma 2015, Rock the Castle 2017) e dischi ben accolti dal pubblico e dalla critica (“At War with Reality”, “To Drink from the Night Itself”), tante cose sono cambiate in seno alla formazione di Göteborg, ma non la botta emotiva che puntualmente accompagna i suoi cavalli di battaglia. Va da sé che la scelta di piazzare l’intramontabile “Slaughter of the Soul” in semiapertura di concerto – subito dopo l’intro “Der Widerstand” e la titletrack del suddetto “To Drink…” – possa essere vista come un sotterfugio, una mossa da parte dei Nostri per portare a casa il risultato senza troppi sforzi… dubbi leciti, che però, per nostra fortuna, si accompagnano a quella che non esitiamo a definire una performance maiuscola, affrontata con il giusto mix di sentimento e mestiere da un gruppo evidentemente temprato dagli ultimi mesi di tour in giro per il mondo. Jonas Stålhammar può ormai dirsi completamente inserito nelle dinamiche del quintetto, e insieme a Martin Larsson forma una coppia d’asce tanto sanguigna quanto precisa nell’esecuzione; Jonas Björler e Adrian Erlandsson fungono da ottimi contraltari ritmici, con il secondo finalmente concentrato dall’inizio alla fine dietro i tamburi (chi ricorda il DVD “Draconian Times MMXI” dei Paradise Lost?), mentre alla voce Tomas Lindberg non delude le aspettative, reggendo per tutti e cinquanta i minuti trascorsi sul palco e irretendo il pubblico con la semplice impostazione del suo screaming. Un quadro d’insieme assolutamente confortante, quindi, con le storiche “Cold”, “Suicide Nation” e “Blinded by Fear” ad intrecciarsi agli episodi più impattanti degli ultimi due full-length (“Heroes and Tombs”, “Daggers of Black Haze”, “The Book of Sand (The Abomination)”), per una scarica di melodic death metal che avrà sicuramente compiaciuto i fan di vecchia data e conquistato i restanti spettatori accorsi all’Alcatraz. Bene così, cari vecchi At The Gates.

Setlist:
Der Widerstand
To Drink from the Night Itself
Slaughter of the Soul
At War With Reality
A Stare Bound in Stone
Cold
El Altar del Dios Desconocido
Death and the Labyrinth
Heroes and Tombs
Suicide Nation
Daggers of Black Haze
The Book of Sand (The Abomination)
Blinded by Fear
The Night Eternal

 

BEHEMOTH
We are the next 1000 years!”. Partiamo da quello che è stato l’ultimo brano offerto dalla scaletta per descrivere l’ennesimo show curatissimo da parte della premiata ditta polacca, il cui desiderio di consacrarsi all’immortalità del metal (estremo e non) sembra ormai prossimo a diventare realtà. Un senso di grandeur che, dalle scenografie sempre più maestose all’inconfondibile modo di porsi sul palco, risulta sconosciuto a larga parte degli act attualmente in circolazione, riflesso di una personalità – quella del leader Adam Darski – a stento contenibile nei panni di semplice cantante/chitarrista. E poco importa se il suo growling non è più quello dei tempi d’oro, perdendo più volte di intensità nel corso della serata… è lui che – come sempre – guida la legione verso una vittoria schiacciante, investendo l’Alcatraz con un amalgama sonoro profondamente coerente nonostante i mutamenti succedutisi negli anni. Capita così che le transizioni fra le rasoiate di una “Daimonos”, riesumata dopo parecchio tempo, e l’incedere crepuscolare delle ultime “Bartzabel” e “Ecclesia Diabolica Catholica” avvengano senza quasi rendersene conto, con il minimo comune denominatore dato dalla suddetta, impressionante compattezza nella riproposizione di ogni passaggio. Pochi i momenti di vera e propria interazione con il pubblico: bastano i riff, le lancinanti progressioni ritmiche alla base di canzoni come “Conquer All”, “Decade of Therion” e “Slaves Shall Serve” per fomentare gli animi, quasi si trattasse della performance di un mostro sacro degli Eighties. Un dettaglio all’apparenza trascurabile, specie in un contesto fatto di costumi, giochi pirotecnici e visual blasfemi proiettati alle spalle del drum kit, ma che in realtà fornisce l’esatta cifra stilistica del progetto Behemoth: una formazione concretissima che, volente o nolente, ha ridefinito i parametri della nostra musica preferita, coniugando l’arte dell’intrattenimento e dello spettacolo con la ferocia e la pericolosità di certo black/death. Settantacinque minuti di performance vissuti intensamente da tutti i presenti, con i tamburi dell’outro “Coagvla” a porre il sigillo su una marcia trionfale iniziata idealmente a Danzica quasi tre decadi fa. “I am the most conquering One!”.

Setlist:
Solve
Wolves ov Siberia
Daimonos
Ora Pro Nobis Lucifer
Bartzabel
Ov Fire and the Void
God = Dog
Conquer All
Ecclesia Diabolica Catholica
Decade of Therion
Blow Your Trumpets Gabriel
Slaves Shall Serve
Chant for Eschaton 2000
Lucifer
We Are the Next 1000 Years
Coagvla

 

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