Report a cura di Giacomo Slongo
E’ tempo di mettere nuovamente a ferro e fuoco l’Europa per i Behemoth, sempre a supporto del pluri-acclamato “The Satanist”, questa volta accompagnati dai connazionali Thaw e dalla new sensation Bölzer. Un tour di altissimo profilo, vario come sempre più difficilmente capita di trovarne oggigiorno, da includere senza esitazioni fra gli highlight di questa prima metà di 2015, almeno se ci soffermiamo a considerare il frangente estremo della nostra musica preferita. Noi di Metalitalia.com abbiamo presenziato alla prima delle tre date italiane – alla Rock’n’Roll Arena di Romagnano Sesia – e quanto segue è il resoconto della serata, iniziata in perfetto orario e suggellata da un massiccio afflusso di pubblico. Vediamo com’è andata…
THAW
Come da programma, spetta ai Thaw dare fuoco alle polveri della serata e salire per primi sul palco. La loro proposta, un black metal atmosferico striato da forti influenze sludge e noise, non è forse la più adatta per rompere il ghiaccio, ma nonostante l’iniziale scetticismo di molti presenti – completamente avulsi da certe sonorità sperimentali – si rivela comunque funzionale allo scopo, immergendo per circa quaranta minuti la Rock’n’Roll Arena in un’atmosfera post-apocalittica dall’indubbio fascino. Non c’è tempo per dialoghi o per cenni d’intesa con il pubblico: i chitarristi arrivano perfino a dare le spalle alla platea, mentre il resto della formazione – con il cantante rintanato dietro il sintetizzatore – non tradisce la benché minima parvenza di umanità, eseguendo uno dopo l’altro i brani e riducendo al minimo sindacale le pause. I pezzi presentano strutture assai simili fra loro, con parti dilatatissime e soffuse alternate a tremende esplosioni di rabbia, ma la cosa non si rivela essere un grosso problema; i vari cambi di tempo e di registro sono amministrati con sapienza e la qualità del riffing, esattamente come su disco, è di medio-alto livello, come dimostrato dalla norwegian-oriented “Afterkingdom”, o dalla visionaria “Last Day”, sui cui feedback allucinanti la band si congeda senza troppe cerimonie dallo stage. Una gradita pillola di misantropia.
BÖLZER
La sorpresa death-black degli ultimi anni approda nuovamente in Italia dopo l’ottima performance dello scorso febbraio a Brescia. Un altro concertone alle porte? Ovviamente sì. Anzi, senza timore di smentite, possiamo dire che questa sera il duo composto da HzR alla batteria e dall’imponente KzR alla chitarra e alla voce si sia addirittura spinto oltre, sorprendendo anche chi (come il sottoscritto) aveva già avuto modo di vederlo all’opera. Qualcosa rispetto all’ascolto su disco ovviamente si perde, ma complici dei suoni egregi – un po’ confusi soltanto durante i primi minuti – l’amalgama di death metal cavernoso, “post” black metal e sludge della formazione svizzera non lascia scampo a nessuno, cristallizzandosi in composizioni sfaccettatissime e mai banali, vero e proprio unicum all’interno del panorama estremo contemporaneo. Come sempre, senza nulla togliere alla prova di HzR dietro i tamburi, è KzR a fare il bello e il cattivo tempo sul palco; la sua presenza scenica è inconfondibile, così come la sua timbrica e il riffing prodotto dalla sua dieci corde (sì, avete capito bene), in un susseguirsi di stop’n’go, melodie sfuggenti e vocals in bilico costante tra screaming e pulito. A proposito di pulito: durante la setlist, incastonato fra quelli che ormai molti considerano due mini-classici – “Steppes” e “Entranced By The Wolfshook” – ha fatto la propria comparsa un inedito alquanto peculiare, baciato da un ritornello sciamanico e scevro da qualsiasi esasperazione: un grandissimo pezzo, per quanto ci riguarda, che alza vertiginosamente l’attesa nei confronti del primo full-length targato Bölzer. Una realtà di cui (diciamolo) non possiamo più fare a meno.
BEHEMOTH
Un lunghissimo cambio palco fa da preambolo all’esibizione degli headliner, con le quattrocento e passa persone del pubblico a scalpitare pigiate una contro l’altra in fremente attesa. Inutile sottolineare quanto la fanbase del combo polacco sia oggi eterogenea e di larghe vedute: la sala è affollata tanto da death metaller duri e puri quanto da adolescenti con le maglie di Metallica e Slipknot, segno che ormai i Behemoth non vanno più considerati soltanto big dell’emisfero estremo, ma realtà affermate dell’intero macrocosmo metal. Senza troppe sorprese, è il mid-tempo epico e marziale di “Blow Your Trumpets Gabriel”, opener dell’ultimo “The Satanist”, a dare ufficialmente il via alle danze: una partenza perfetta, che pone fin dalle primissime battute l’accento sulla bontà dei suoni e, più in generale, sull’incredibile stato di grazia del quartetto. Chiariamoci, la fama di macchine da guerra che accompagna Nergal e soci è risaputa (e noi stessi possiamo testimoniarlo, ci basti pensare alla performance dello scorso Summer Breeze), ma questa sera è come se il loro blackened death metal avesse acquistato non una, bensì una dozzina di marce in più, trasformandosi in un micidiale tritacarne. Insomma, forse perchè ancora all’inizio della tournée, il combo polacco non lesina la benché minima energia, muovendosi ininterrottamente da un capo all’altro dello stage (eccezion fatta per Inferno, anche se ci sembra inutile sottolinearlo), aizzando la platea e suonando con carica e precisione inappuntabili i brani della setlist, circondato dalla solita scenografia da applausi, comprendente aste per microfoni a forma di cobra, aquile luciferine e drappi giganteschi alle spalle del drum kit. E fa niente se lo show ricorda una specie di “best of”, stracolmo di cavalli di battaglia ma sostanzialmente privo di chicche o di sorprese degne di questo nome: “Conquer All”, “Christians To The Lions” e “At The Left Hand Ov God” restano pur sempre delle manate in faccia da ricovero ospedaliero, così come gli estratti dell’opera più recente, con “Ben Sahar” e l’epicissima, trascinante “O Father O Satan O Sun!” a spiccare prepotentemente sul resto. Un’ora e un quarto di concerto senza cali di tensione, una corsa a perdifiato in compagnia di musicisti che non lasciano mai nulla di intentato o al caso, una serata da ricordare nei mesi a venire. In definitiva, lunga vita ai Behemoth.
Setlist:
Blow Your Trumpets Gabriel
Ora Pro Nobis Lucifer
Conquer All
Decade Of Therion
Messe Noire
Christians To The Lions
Ov Fire And The Void
Ben Sahar
Alas, Lord Is Upon Me
At The Left Hand Ov God
Slaves Shall Serve
Chant For Eschaton 2000
Encore:
O Father O Satan O Sun!