Pubblicato il 24/11/2010 da
Luca Pessina
A cura di Luca Pessina
Sull’onda del successo del debut album “Heavy Breathing”, i Black Breath sbarcano per la prima volta in Europa per far assaporare a tutti i fan il loro death’n’roll senza freni in sede live! Il giorno in cui il gruppo capita a Londra è una domenica, ma il rischio di una scarsa affluenza può dirsi scongiurato già durante l’esibizione dei supporter Hang The Bastard (hardcore band britannica dalle vaghe influenze old school thrash): il centralissimo Borderline è pieno e decisamente pronto ad accogliere da veri trionfatori i cinque ragazzi di Seattle. Piccola postilla: divertente notare come tra la folla si scorgano più tshirt degli Entombed che a un concerto della band di LG Petrov, segno che i Black Breath hanno fatto breccia anche e soprattutto nei cuori di chi è cresciuto a pane e “Wolverine Blues”!
BLACK BREATH
Terminato il breve show degli Hang The Bastard, che raccoglie buoni consensi nonostante il gruppo a tratti risulti un po’ distaccato, tocca ai Black Breath calcare il piccolo palco del Borderline. Chi scrive ha già avuto modo di gustarsi il gruppo dal vivo al Maryland Deathfest e sa già cosa aspettarsi da questi ragazzi, che, mischiando swedish death metal alla Entombed e hardcore, hanno la proposta perfetta per scatenare il delirio. L’arrivo on stage è senza troppi preamboli: i ragazzi prima controllano che tutto sia in regola a livello di strumentazione e poi attaccano con la devastante "Black Sin (Spit On the Cross)". Headbanging e pogo partono all’unisono, per la gioia del barbuto frontman Neil McAdams, che aizza continuamente i fan a fare di più. Ottima la resa delle chitarre, che macinano riff godendo di suoni piuttosto chiari. Non che i brani del gruppo necessitino di chissà quale pulizia, ma sentire il sound deflagrare quasi come su CD di certo non dispiace! La cadenzata "I Am Beyond" segue a ruota e qui i più esagitati mettono a dura prova i muscoli del collo, tanto da strappare più di un sorriso alla band. Avendo a disposizione circa un’ora, non sorprende che i Black Breath decidano di riproporre prer intero la tracklist di "Heavy Breathing" (anche se non in ordine): tracce come "Eat The Witch" e "Escape From Death" creano vuoti nel pit, con gente pronta a lanciarsi da una parte all’altra della sala. Ciò che stupisce (ed esalta) davvero è invece l’arrivo di una cover di "Desperate Cry" dei Sepultura nel mezzo del set: esecuzione perfetta e impatto terremotante, che presumiamo abbia fatto fischiare le orecchie anche a Max Cavalera, impegnato la stessa sera nel ben più grosso Koko con i suoi Soulfly. Ottima scelta e grandissima sorpresa per buona parte degli astanti, che a questo punto iniziano a dare fondo alle loro ultime energie. Neanche qualche problema tecnico alla chitarra di Eric Wallace frena la band… i cinque tirano dritto e finiscono per lasciare il pubblico a dir poco stremato. Da musicisti tanto giovani è lecito aspettarsi un grande entusiasmo, ma l’esperienza con cui i nostri tengono il palco e l’affiatamento con cui si esibiscono sono comunque da rimarcare. I Black Breath impressionano sia su CD che dal vivo e si meritano assolutamente la palma di vera grande sorpresa del 2010!