A cura di Igor Belotti
Per iniziativa della Skrikhult Production, nasce in quel di Norrköping (Svezia) questo nuovo festival dedicato alle sonorità estreme. Forse complici del fatto che uno degli headliner, i Morbid Angel, fossero già in tour in Europa in quel periodo, e che la maggior parte delle altre band presenti nel cartellone fossero svedesi o comunque scandinave, gli organizzatori non hanno avuto probabilmente troppi problemi nell’assemblare una line-up di tutto rispetto, ricca di nomi storici, coesa e ben bilanciata allo stesso tempo. Non troppo lontano da Stoccolma (solo un paio d’ore in treno), la scelta di Norrköping si è rivelata conveniente anche per chi, non risiedendo in Svezia, ha deciso di regalarsi un weekend pre-natalizio all’insegna del death metal, essendo l’aeroporto Skavsta di Nyköping distante meno di un’ora (e dal quale RyanAir vola in ben sette destinazioni per l’Italia). Il Flygeln, un grosso teatro nel centro di Norrköping, si è rivelata una location adatta, con un ampio palco ben visibile da ogni punto della sala. Un edificio di fronte ospita poi un bar (in aggiunta a quelli presenti all’interno del Flygeln) e al piano superiore un mercatino metal, la cui nota di maggior rilievo era senz’altro la (mini)mostra di Kristian ‘Necrolord’ Wåhlin, che abbiamo imparato ad apprezzare per via dell’artwork di classici come ‘Slaughter of the Soul’ degli At The Gates, ‘Storm of the Light’s Bane’ dei Dissection e ‘Wildhoney’ dei Tiamat, per citare i lavori più famosi. Un festival promosso a pieni voti già dalla prima edizione, e vista l’affluenza più che soddisfacente, ci auguriamo che questo evento diventi un appuntamento fisso per i lunghi inverni svedesi.
VENERDI’ 19 DICEMBRE
GRAVE
Già recentemente visti in azione in Scandinavia di supporto agli At The Gates, i Grave non fanno che riconfermare quanto di buono proposto in quella sede. Il quartetto svedese, nonostante i numerosi cambi di formazione durante gli anni, prosegue dritto come un treno con alla guida l’immarcescibile cantante/chitarrista Ola Lindgren. La formazione, da qualche anno stabilizzata con l’ingresso di Tobias Christiansson (ex-Dismember) al basso e Mika Lagrén alla chitarra, si rivela competente, con un plauso particolare per Ronnie Bergerståhl, il cui drumming risulta ben efficace. Che li consideriate uno dei gruppi capostipiti della scena svedese oppure una band che é sempre appartenuta alla seconda divisione, ai Grave probabilmente non importa affatto, la loro risposta è la stessa dal 1988: Swedish death metal.
NIFELHEIM
La band dei fratelli Pelle ed Erik Gustavsson, noti ai più con gli pseudonimi di Hellbutcher e Tyrant, é più di un mero culto in Svezia. Onnipresenti nella scena metal locale, fan maniacali degli Iron Maiden, è quasi impossibile stabilire se la loro band non sia così conosciuta sul territorio nazionale anche per la visibilità dei suoi fondatori, sin da quando, alla fine degli anni Novanta, la televisione svedese gli dedicò uno speciale intitolato ‘Bröderna Hårdrock’ (‘I fratelli hard rock’). Freschi della pubblicazione dell’EP ‘Satanatas’, in vendita solo ai concerti e in formato vinile, i Nifelheim si rivelano sempre più compatti dopo il cambio di formazione di un paio di anni fa. Reduci da un tour con i brasiliani Volcano passato anche per l’Italia ad ottobre, non appena i Nostri salgono sul palco la domanda è sempre la stessa. Impossibile infatti non chiedersi se la band si prenda troppo sul serio o troppo poco. Il risultato è che un concerto dei Nifelheim ha sempre un nonché di irresistibile, con Hellbutcher e Tyrant ed il loro look (volutamente?) eccessivo (il secondo vantava in quest’occasione addirittura una ragnatela disegnata sulla pelata, in aggiunta al corpse paint d’ordinanza) ad attirare maggiormente l’attenzione, indiscussi cerimonieri dello spettacolo con il loro black metal old school venato di death, thrash e speed metal.
ENTOMBED A.D.
Sentimenti contrastanti accompagnano l’esibizione degli Entombed AD, dovuti in parte alla storia più recente della band svedese, fino alla clamorosa fuoriuscita di Alex Hellid dal gruppo e il conseguente cambio di nome. Da una parte, un gruppo di musicisti validi che porta sui palchi di tutto il mondo il repertorio di una delle più grandi metal band svedesi di tutti tempi. Dall’altra un gruppo che, a conti fatti, ormai con gli Entombed ha poco da spartire da anni, visto che il cantante L.G. Petrov, l’unico sopravvissuto della formazione storica, fu addirittura estromesso dal gruppo dell’epoca della realizzazione del classico ‘Clandestine’ (1991), oltre ad aver fornito negli altri lavori un contributo pressoché nullo al songwriting della band. Il concerto di stasera spazia per tutta la carriera del gruppo, dai classici death metal degli esordi, passando per il death’n’roll di metà strada, fino agli estratti dell’ultimo, manieristico ‘Back to the Front’. L’esibizione risulta comunque efficace, con un L.G. che, come fa notare qualcuno nel pubblico, con le sue gag e il suo modo di fare guascone, sembra sempre più la versione svedese di Ozzy Osbourne. Dispiace però constatare che negli ultimi anni gli Entombed, da realtà di primo piano nel panorama death mondiale, stiano scivolando lentamente verso un ruolo sempre più marginale.
MARDUK
Nati proprio in quel di Norrköping per mano di Morgan Håkansson (difatti coinvolto anche nell’organizzazione del festival), il Black Christmass rappresenta un’occasione speciale per i Marduk, che celebrano 25 anni di attività suonando ben due set diversi, uno per entrambe le giornate del festival. Non stupisce quindi la posizione in scaletta subito a ridosso degli headliner per entrambi i giorni, considerando l’evento speciale ed il fatto che i Marduk giochino praticamente in casa. In programma per la serata venerdì si prevede quindi l’esecuzione di tutto ‘Panzer Division Marduk’ del 1999, uno degli album black metal più feroci della storia, dal primo all’ultimo brano. Della line-up che registrò il disco rimane solo il leader Morgan Håkansson ed i Marduk sono cambiati ed evoluti da allora, mantenendosi però sempre all’insegna del black metal più blasfemo ed oltranzista: la formazione odierna fornisce un concerto forse non senza sbavature, ma in grado di rendere giustizia all’originale.
Setlist:
Panzer Division Marduk
Baptism by Fire
Christraping Black Metal
Scorched Earth
Beast of Pray
Blooddawn
502
Fistfucking God’s Planet
Accuser
Infernal Eternal
The Levelling Dust
Perish In Flames
Into Utter Madness
MORBID ANGEL
Benché tutte le band che si sono esibite nell’arco della giornata si siano fatte valere, l’arrivo dei Morbid Angel polverizza la performance di chiunque li abbia preceduti (e succeduti) sul palco del Black Christmass. Forti di un live show a piena forza, con l’ampio palco in grado di ospitare la scenografia al completo, e di una prestazione tritaossa, lo show dei Morbid Angel non fa davvero prigionieri. Chi scrive ha già avuto modo di ammirare la band della Florida dal vivo in un paio di occasioni e rimarcare l’abilità tecnica del quartetto è cosa ovvia, ma l’esibizione in quel di Norrköping è stata davvero qualcosa di un altro pianeta. Innanzitutto, la prestazione sovrumana di Tim Yeung, sostituto dello storico Pete Sandoval, in grado di non far rimpiangere (se non di addirittura superare) il suo illustre predecessore alla batteria, risulta essere una showmanship notevole già da sè, in pratica uno show all’interno dello show stesso. Menzioniamo poi un Trey Azagthoth, e il suo degno compare Destructhor, sugli scudi, per una performance assassina priva di sbavature; ma soprattutto un David Vincent formidabile, in grado di dividersi tra delle intricate parti di basso e una resa vocale feroce come se nulla fosse, con una self-confidence assoluta come frontman, un autentico dominatore della scena. In occasione di questo tour la band celebra il ventennale di ‘Covenant’ (pubblicato nel 1993, quindi 21 anni fa, a dire il vero) e la scaletta ripropone l’intero disco dall’inizio alla fine con l’aggiunta di alcuni classici, un tour per altro passato anche per l’Italia lo scorso novembre. Inspiegabilmente, verso la seconda metà del concerto una parte del pubblico molla il colpo, con tutta probabilità per via della stanchezza accumulata durate la giornata, e abbandona la venue. Con buona pace di chi se n’è andato prima, lo show dei Morbid Angel rimane davvero memorabile.
Setlist:
Rapture
Pain Divine
World of Shit (The Promised Land)
Vengeance is Mine
The Lion’s Den
Blood on My Hands
Angel of Disease
Sworn to the Black
Nar Mattaru
God of Emptiness
Where the Slime Live
Bil Ur-Sag
Ageless, Still I Am
Curse the Flesh
Existo Vulgoré
Immortal Rites
Fall from Grace
SABATO 20 DICEMBRE
NECROPHOBIC
Dopo la dipartita di qualche anno fa di Johan Bergbäck e Sebastian Ramstedt (entrambi per qualche anno al servizio dei Nifelheim e oggi nei Black Trip di Peter Stärnvind), a Joakim Sterner è toccato un’altra volta rimettere in sesto la formazione dei suoi Necrophobic, reclutando Fredrik Folkare degli Unleashed e Robert Sennebäck (ex Dismember e Unleashed, sparito tuttavia nel nulla poco dopo il suo ingresso). Un colpo ancora più duro é stato dover allontanare Tobias Sidegård dopo la pubblicazione di ‘Womb of Lilithu’ nel 2013, per via della condanna a suo carico per percosse familiari. Forse nel tentativo di dare continuità ad una formazione di cui Sterner è rimasto negli anni l’unica costante, è stato richiamato Anders Strokirk, già cantante all’epoca dell’esordio ‘The Nocturnal Silence’ (1993). Sebbene su disco la band di Stoccolma si sia sempre destreggiata nella pubblicazione di buoni lavori, caratterizzati da un black/death metal dalle intriganti atmosfere oscure non lontane da quelle dei Dissection (senza però raggiungere il successo di quest’ultimi, né degli altri big della scena), dal vivo, anche per via del drumming dello stesso Sterner (davvero poca roba rispetto ai batteristi che popolano la scena), i Necrophobic non si sono mai rivelati davvero esplosivi. Il concerto di questa sera si rivela come al solito dignitoso, dove le buone canzoni non mancano (‘Blinded by Light, Enlightened by Darkness’, ‘Revelation 666’), ma privo di picchi significativi.
AURA NOIR
L’esibizione dei norvegesi Aura Noir calza a pennello prima di quella dei Sodom, essendo la loro proposta l’anello di congiunzione tra il thrash tedesco della band di Tom Angelripper e il black/death metal scandinavo di cui abbonda il cartellone del festival. Accompagnati dall’ex Mayhem Rune ‘Blasphemer’ Eriksen alla chitarra (che non sempre si esibisce con la band dal vivo), l’esibizione vede come di consueto il batterista Aggressor nel ruolo di chitarrista, avendo quest’ultimo perso l’uso delle gambe in un incidente e di conseguenza costretto ad essere seduto su di uno sgabello durante il concerto. Il thrash metal venato di influenze black e death del quartetto riconferma ancora una volta dal vivo quanto di buono proposto su disco.
SODOM
Con una line-up incentrata prevalentemente su gruppi black e death metal, la presenza degli storici thrasher tedeschi arricchisce il cartellone del Black Christmass senza risultare fuori luogo, considerando l’alone di culto che circonda la band di Tom Angelripper in questi circoli e dell’influenza che questi ha avuto sull’intera scena black/death. Il concerto si apre nel modo migliore con la classica ‘Agent Orange’, title-track del lavoro più noto, se non il migliore, del trio tedesco. Forse per via del ridotto tempo a disposizione, la scaletta di questa sera, ad esclusione di un paio di estratti, ha una decisa impronta old-school. Del repertorio più recente trovano spazio dunque ‘City of Gold’ dal disco auto-intitolato del 2006 e la più interessante ‘Sacred Warpath’, dall’ EP dello stesso nome del 2014, l’uscita discografica più giovane della band. A distanza di tre anni dall’innesto del batterista Marcus Freiwald, preciso e ormai perfettamente integrato in lne-up, i Sodom regalano un altro concerto convincente all’insegna del thrash metal.
Setlist:
Agent Orange
Remember the Fallen
Surfin’ Bird/The Saw is the Law
Outbreak of Evil
City of God
Tired and Red
Sacred Warpath
Burst Command ‘til War
Sodomy and Lust
Ausgebombt
Blasphemer
MARDUK
Si arriva dunque al secondo appuntamento con i Marduk previsto per il festival, che per la serata di sabato hanno in programma l’esecuzione completa dello storico ‘Those of the Unlight’ del 1993. A differenza del set eseguito la sera precedente, la line-up odierna della band può vantare due membri della formazione che registrò il disco, nonostante Magnus ‘Devo’ Andersson ricopra oggi il ruolo di bassista anziché di chitarrista. I Marduk sono cambiati molto da quel disco, ma come la sera prima, la band attuale si dimostra in grado di rendere giustizia all’originale, per una performance forse superiore a quella della sera precedente. Alla formazione va poi un plauso per un impegno non da poco, come quello di aver imparato e suonato due set diversi in due giorni. Terminata l’esecuzione di ‘Those of the Unlight’, i Marduk proseguono con una selezione di brani dalla loro discografia, con in chiusura la nuova ‘Frontschwein’, anticipazione del nuovo omonimo album in uscita.
Setlist:
Darkness Breeds Immortality
Those of the Unlight
Wolves
On Darkened Wings
Burn My Coffin
A Sculptupre of the Night
Echoes From the Past
Stone Stands Its Silent Vigil
Accuser
Serpent Sermon
The Black
Womb of Perishableness
Warshau
Frontschwein
SATYRICON
Il festival si avvia dunque verso la fine con l’esibizione dei norvegesi Satyricon, una della band black metal di maggior successo ed headliner della seconda giornata. Dopo ‘Nemesis Divina’ (1996), un classico del black metal ancora oggi ritenuto dalla maggior parte della gente il loro picco creativo, la band di Satyr e Frost ha cercato, dalla svolta di ‘Rebel Extravaganza’ (1999) in avanti, di rinnovarsi costantemente e di allargare i confini del genere, fino all’ultimo omonimo disco del 2013. La scaletta del concerto di stasera é incentrata principalmente sui dischi successivi a ‘Nemesis Divina’, rappresentato stasera da due soli pezzi (uno dei quali l’immancabile ‘Mother North’), e nella quale non mancano ovviamente nemmeno alcuni estratti dal nuovo album. L’esibizione di questa sera però non impressiona particolarmente e per qualche motivo il black metal maestoso e funereo dei Satyricon non sembra sortire l’effetto sperato. Satyr e Frost sono accompagnati per l’occasione da due chitarristi, un bassista ed un tastierista, con quest’ultimo e Satyr stesso occasionalmente anche chitarristi, fino al punto di avere anche ben quattro chitarre sul palco. Tutti i i membri della band poi sono impegnati in un headbanging sincronizzato e ossessivo, praticamente una versione esagerata dei movimenti sincronizzati alla Status Quo in chiave black metal. Nascosto dietro una batteria gigantesca, Frost si rivela uno dei drummer più sopravvalutati della scena. Incomprensibile per chi scrive la sua fama di batterista formidabile, una formica al pari di gente come Hellhammer (Mayhem) e Trym (Emperor). Conclusa l’esibizione, il festival giunge quindi al suo crepuscolo.
Setlist:
Now, Diabolical
Black Crown on a Tombstone
Our World, It Rumbles Tonight
Walker Upon the Wind
Repined Bastard Nation
Flithgrinder
Forhekset
Nocturnal Flare
The Infinity of Time and Space
The Pentagram Burns
To The Mountains
Fuel for Hatred
KING
Mother North