16/03/2018 - BLACK LABEL SOCIETY + MONOLORD @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 23/03/2018 da

Report a cura di Andrea Raffaldini
Fotografie di Michele Aldeghi

In mezzo al traffico milanese del venerdì sera, ci ritroviamo in coda ad una lunga fila di persone che aspettano pazientemente di entrare e posizionarsi tra le prime fila. L’Alcatraz è quasi sold out, tantissima gente è venuta per rivedere i Black Label Society e soprattutto Zakk Wylde, uno dei chitarristi più influenti degli ultimi anni, da poco rientrato nuovamente alla corte di Ozzy Osbourne con cui presto si imbarcherà nell’ennesimo tour d’addio. Zakk e compagni sono qui per suonare e per promuovere il loro nuovo disco, da poco nei negozi: l’atmosfera una volta entrati nel locale (un po’ in ritardo nel nostro caso) é molto frizzante, la birra già scorre a fiumi e la botta sonora dell’Alcatraz ci stordisce da subito. Pronti, attenti, via!

MONOLORD
A causa del traffico in autostrada e, una volta giunti in quel di Milano, della lunga coda per arrivare alla cassa e ritirare il biglietto, riusciamo ad entrare all’interno dell’Alcatraz quando i Monolord stanno suonando già da diverso tempo. Abbiamo potuto comunque constatare, nell’ultima parte del loro show, la buona forma della formazione stoner/doom metal: dal palco i musicisti svedesi hanno saputo catturare l’interesse del pubblico e catalizzarlo, in special modo tra le prime file, grazie ad una musica potente e rocciosa con più di un richiamo ai Black Sabbath. E’ innegabile però che la maggior parte dei presenti fosse lì in attesa di Zakk Wylde e nessun altro; molti, infatti, si sono rintanati nei punti bar/ristoro dell’Alcatraz a chiacchierare o a farsi una birra in attesa del chitarrista di Ozzy Osbourne.

 

BLACK LABEL SOCIETY
L’attesa finalmente è finita. Un’intro che incastra “War Pigs” dei Black Sabbath con “Whole Lotta Love” dei Led Zeppelin è già sufficiente a mandare in estasi mistica la frangia più attempata dei rocker presenti. “Genocide Junkies”, dal disco “1919 Eternal”, rompe il ghiaccio a suon di riff corposi e distorti, la band cerca di intrattenere il pubblico come può, ma questa sera la star è una e una soltanto. Rosso in volto, corposi capelli biondi, bicipiti pompati in evidenza, un barbone degno degli ZZ TOP ed una classe infinita alla sei corde, Zakk Wylde catalizza su di sé l’attenzione di tutti e lo sa bene! Per questo lascia fluire il suo carisma e tutta l’esperienza maturata in trent’anni sui palcoscenici per diventare quell’animale da palcoscenico che tutti conosciamo. “Funeral Bell” e “Suffering Overdue” proseguono lo spettacolo con la solita carica di energia. I Black Label Society non si perdono in numeri da baraccone, ma preferiscono suonare a tutto volume, diretti come uno schiacciasassi dal primo all’ultimo minuto. Dario Lorina alla seconda chitarra rimane abbastanza anonimo a livello visivo on stage, ma le sue ritmiche sorreggono in modo più che esaustivo il buon Zakk e lo aiutano a costruire l’enorme muro sonoro marchio di fabbrica del gruppo. Dobbiamo aspettare quasi metà concerto prima di ascoltare “Trampled Down Below”, brano che ricorda ai fan dei Black Label Society l’arrivo nei negozi di un nuovo e travolgente lavoro intitolato “Grimmest Hits”. Seguono a ruota altri due estratti dal nuovo disco, “All That Once Shined” e “Room Of Nightmares”, suonate con litri di sudore e rabbia in grado di infiammare il numeroso pubblico. Per permettere all’audience di riprendere fiato, gli americani ci regalano qualche minuto di pacate atmosfere: “Bridge To Cross” e soprattutto un’intensa “In This River”, suonata da Zakk Wylde al pianoforte e dedicata all’amico scomparso Dimebag Darrell, colpiscono al cuore, qualche accendino acceso appare qua e là e a fatica si trattiene una lacrimuccia. Si ritorna a pestare sull’acceleratore con “The Blessed Hellride” e la nuova “A Love Unreal”. Più si va verso il gran finale, più le scintille diventano calde, con “Fire It Up” Zakk Wylde si lancia in un lunghissimo assolo, facendosi strada e camminando in mezzo ai fan in delirio totale. Per finire si arrampica su una struttura laterale dell’Alcatraz continuando a macinare note su note a velocità fuorilegge. A scrivere la parola fine su questa grande serata ci pensano “Concrete Jungle” e “Stillborn”, un ultimo guizzo di adrenalina prima di congedare definitivamente questi grandi artisti che ancora una volta hanno offerto uno spettacolo intenso ed emozionante. Oltre un’ora e mezza di musica, con i Black Label Society sempre pronti a portare in giro la loro filosofia: poche sorprese, tanta musica e impatto mortale. Alla prossima!

Setlist:
Genocide Junkies
Funeral Bell
Suffering Overdue
Bleed For Me
Heart Of Darkness
Suicide Messiah
Trampled Down Below
All That Once Shined
Room Of Nightmares
Bridge To Cross
In This River
The Blessed Hellride
A Love Unreal
Fire It Up
Concrete Jungle
Stillborn

 

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