BLACK LABEL SOCIETY
Il locale è molto affollato, ma non pieno, il pubblico urla ed incita Zakk Wylde a farsi vedere. Non dovremo aspettare molto, sulle note di “New Religion” la band si presenta on stage carica ed affamata di heavy metal. Purtroppo l’acustica è di qualità pessima, durante l’esecuzione dei primi tre-quattro pezzi gli strumenti si sentono impastati e confusionari. Con il proseguire del concerto, la situazione si stabilizzerà. “Forever Down” e “Been A Long Time” portano avanti la marcia di guerra del mastodontico Zakk Wylde, imponente e sempre più barbuto, che non perde occasione di picchiare i pugni sul petto come se fosse il vero King Kong, re dello spettacolo. Quando però c’è da far cantare uno strumento, oggi Zakk ha ben pochi rivali, il suo sound è unico e la sua mano ormai ha definito un marchio di fabbrica! Al contrario, il batterista Craig Nunenmacher non si è dimostrato sempre all’altezza, sbagliando alcuni attacchi ed in generale offrendo un’esibizione moscia e poco ispirata. Non manca un intermezzo più acustico ed atmosferico, “Blood Is Thicker Than Water” e “Spoke In The Wheel” scaldano il pubblico, ma il delirio arriva con l’immortale “In This River”. Il brano, dedicato da Zakk all’amico scomparso Dimebag Darrell (di cui due poster troneggiano sullo sfondo) è sicuramente il momento più toccante dell’intero concerto. Un fan lancia a Zakk una maglia di Dimebag, lui la bacia e la restituisce emozionato. Immancabile il classico assolo, non eccessivamente tecnico, ma molto personale e pregno dello stile che ha reso il chitarrista di Ozzy Osbourne uno dei musicisti più apprezzati in circolazione. Durante lo show ci aggiriamo verso il bar, constateremo di nostro pugno (o portafoglio) che i prezzi delle birre e del beveraggio in generale non sono mai eccessivamente favorevoli. A fine concerto i fan lasciano soddisfatti il locale, l’unico neo del concerto sono stati i suoni traditori del locale. La classe dei Black Label Society invece è indiscutibile.