13/06/2016 - BLACK SABBATH + RIVAL SONS @ Arena Di Verona - Verona

Pubblicato il 20/06/2016 da

Report a cura di Andrea Raffaldini
Fotografie di Francesco Castaldo

The End, così si chiama il tour finale dei Black Sabbath: ma sarà veramente la fine? Non lo sappiamo. Intanto nuove date continuano ad aggiungersi giorno dopo giorno, segno che di Black Sabbath non ci si stanca mai. Sono passati quasi cinquant’anni da quando John “Ozzy” Osbourne, un ragazzotto pittoresco dalle origini umili, bussò alla corte di Tony Iommi dopo essersi proposto come cantante tramite annuncio; da lì diedero vita a quella che sarebbe divenuta una delle band più importanti della storia del rock. Mezzo secolo di vita, gran parte di noi è nata quando i Black Sabbath c’erano già; siamo cresciuti con la loro musica, abbiamo amato i loro dischi, abbiamo gioito o ci siamo incazzati con le loro dispute, siamo invecchiati con loro e con “Paranoid” o “War Pigs” costantemente a tutto volume nello stereo o in macchina. Pensare di essere davvero arrivati alla fine del viaggio fa male, stordisce, mette addosso una tristezza indescrivibile. E’ vero che prima di “13”, abbiamo dovuto attendere trentacinque anni per vedere di nuovo Ozzy, Butler e Iommi insieme su un disco, ma in tutto questo tempo tra litigi, reunion live, nuove separazioni e notizie gossippare più o meno attendibili, il Sabba Nero è sempre rimasto al nostro fianco. Non potevamo quindi perderci l’occasione di assistere per l’ultima volta (?) ad un concerto dei Sabbath, volevamo esserci a tutti i costi, per salutare tre vecchi amici che forse non vedremo più. La piazza attorno all’Arena di Verona è piena zeppa di fan al nostro arrivo, lunghe file davanti ai cancelli e bar intasati di rocker e metallari di tutte le età danno un tocco di colore e folklore alla città di Romeo e Giulietta. Muniti di pazienza e soprattutto di birra, attendiamo in coda il nostro turno per entrare e prendere parte ad un evento che non dimenticheremo mai.

 

black sabbath - locandina2 - 2016


RIVAL SONS

Molta gente sta ancora aspettando pazientemente in coda per entrare nell’Arena quando i Rival Sons danno inizio al loro show. La band parte a tutta potenza con “Electric Man”, uno dei loro classici, e dobbiamo dire che la resa sonora della venue rende tutti gli onori dovuti alla musica degli americani. Jay Buchanan nei primi minuti sembra voglia scaldare la voce, ed appena il suo motore interno inizia a carburare non vengono più lesinate energie, con l’ugola spinta al massimo. E’ proprio il cantante, tanto timido nel momento di parlare (tanti ‘grazie’ a non finire) quanto poderoso al microfono, il vero mattatore dello show, forte della sua timbrica calda e soul che lascia tutti i presenti a bocca aperta. “Secret” segue a ruota, scandita dalle ritmiche di Scott Holiday e dalla tonante batteria di Mike Miley. Da un paio d’anni a questa parte, i Rival Sons hanno inserito un tastierista dal vivo, Todd Ogren-Brooks, che ha il merito di donare un sound più vintage e corposo ai pezzi. “Pressure And Time” viene accolta con grandi applausi, dalle poltronissime nelle prime file molta gente si alza per ballare, trascinata dall’hard rock zeppeliniano dei Sons. Il nuovo disco “Hollow Bones” è nei negozi da un paio di giorni e il quintetto ci offre un assaggio con “Tied Up”, uno degli estratti più intensi della loro ultima fatica. Lo spettacolo volge al termine, ma c’è ancora tempo per un altro cavallo di battaglia, “Keep On Swinging”. Jay Buchanan durante il brano saluta e ringrazia i presenti sotto il palco e sulle tribune, e a fine concerto dobbiamo dire che i Rival Sons hanno veramente spaccato. Se la band viene considerata un portabandiera della nuova scena retro rock c’è un motivo: tanto sudore, passione ed un’esperienza live maturata in anni di tour hanno trasformato i ragazzi di Long Beach in una vera macchina da guerra. Possiamo affermare senza remore che i Black Sabbath non avrebbero potuto scegliere un supporter migliore.

BLACK SABBATH
“I can’t hear you!”: da dietro le quinte, il vocione di Ozzy irrompe all’improvviso nell’Arena mentre i presenti si stanno perdendo in birra e chiacchiere nell’attesa dell’inizio del concerto. Scoppia il boato, le luci si spengono e dopo un breve filmato introduttivo in computer grafica, Ozzy corre (a suo modo) sullo stage, seguito da Tony Iommi e Geezer Butler. Il rumore della pioggia ed i sinistri rintocchi di una campana: è proprio lei, quella che scandisce le note di “Black Sabbath”, la canzone che più di tutte ha dato origine al mito di quattro giovani ragazzi di Birmingham che quarantasei anni fa pubblicavano il loro disco d’esordio. Iommi e Butler, in splendida forma come sempre, ancora una volta fanno capire perché loro sono loro ed il resto è nulla: riff potenti, una basso martellante che esalta e rinforza l’esecuzione dei brani, amalgamati in modo unico ed irripetibile. Anche Ozzy dal canto suo si dimostra in buona forma. Voci davano la sua performance nella precedente data del Download Festival sotto la media, ma questa volta il Principe dell’Oscurità si riscatta alla grande. Si è anche mosso più del solito, lanciandosi in corsette da una parte all’altra del palco. “Fairies Wear Boots” ci regala un tocco di metal ipnotico dalle tinte psichedeliche, prima che “After Forever” e “Snowblind” ci riportino a sonorità più cadenzate e infernali. Con “War Pigs” il pubblico si lascia trasportare da Ozzy e Tony, che per la milionesima volta si cimentano in uno dei loro più grandi pezzi, dandogli nuovo vigore giocando con atmosfere horror. Il fido sgherro Tommy Clufetos martella come un fabbro imbizzarrito la sua batteria e, per quanto doni vigore alla musica dei Sabbath, per il sottoscritto la mancanza di Ward e del suo tocco si sente eccome; un batterista più “rock” e incline a qualche finezza avrebbe forse dato meno potenza, ma molto più groove alla band. Tornando al concerto, ancora grandi classici con “N.I.B.” ed “Hand Of Doom”. Durante l’esecuzione di “Rat Salad”, i Sabbath inseriscono un lungo assolo di batteria che permette ad Ozzy Osbourne di riprendere fiato e riposare per qualche minuto. Una volta rientrato, l’ultima parte dello show continua in un crescendo di cavalli di battaglia, da “Iron Man” alla devastante “Children Of The Grave”, condotta dal basso di Geezer e dal Lord Of The Riffs Tony Iommi. Immancabile la chiusura con “Paranoid” e con l’Arena di Verona messa a ferro e fuoco! Un concerto grandioso, in primis per la carica dei musicisti: Ozzy sembrava divertirsi sul serio (non ha saputo resistere, è arrivata pure la secchiata d’acqua!), Tony e Geezer sempre tranquilli ma incisivi come due grandi maestri che il metal non si limitano solo a suonarlo, ma che l’hanno inventato!! Cosa dire? Grazie di tutto, grazie per mezzo secolo di grande musica, per esservi odiati ed amati, ma per non averci abbandonato mai. Che sia un arrivederci o un addio, non vi dimenticheremo mai.

The End.

Setlist:

Black Sabbath
Fairies Wear Boots
After Forever
Into the Void
Snowblind
War Pigs
Behind the Wall of Sleep
N.I.B.
Hand of Doom
Rat Salad
Iron Man
Dirty Women
Children of the Grave
Paranoid

 

0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.