24/02/2007 - Blackfield + Pure Reason Revolution @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 05/03/2007 da
A cura di Matteo Cereda
 
 
Ad una settimana dalla pubblicazione italiana del loro secondo disco intitolato semplicemente “II”, i Blackfield, capitanati dal duo Wilson-Geffen, giungono in Italia per un’unica apparizione dal vivo in quel di Milano, precisamente all’Alcatraz. Interessante capire se la band anglo-israeliana sia in grado di ricreare le atmosfere toccanti che abbiamo apprezzato su disco; tenendo in considerazione che sia per Wilson (leader dei Porcupine Tree), che per Aviv Geffen (carriera solista), non si tratta del gruppo principale, sopraggiunge qualche dubbio sull’effettiva coesione dei musicisti che potrebbe intaccare il feeling dei brani. Non reputate ancora sufficientemente interessante l’avvenimento? Benissimo! Aggiungiamo il fatto che ad aprire la serata ci penseranno i Pure Reason Revolution, freschi di un debutto molto interessante per tutti i progster più visionari e open mind. Non c’è il pubblico delle grandi occasioni all’Alcatraz, la giornata piovosa più autunnale che invernale e il blocco del traffico devono aver impigrito più di un potenziale ascoltatore, ma pazienza, nonostante la grandezza del locale non faccia altro che marcare questo aspetto, i pochi presenti con grande calore riescono a sopperire almeno in parte all’inconveniente.

PURE REASON REVOLUTION

Sono circa le 20,30 quando salgono sul palco i supporter della serata. I Pure Reason Revolution si presentano al pubblico italiano con una formazione a quattro composta da basso, batteria e due chitarre, con le vocals divise equamente tra la giovane bassista e uno dei due chitarristi. La loro musica è un interessante miscela dei Pink Floyd versione acida con un’attitudine heavy. La band britannica, pur essendo ancora poco conosciuta, dimostra una buona presenza sul palco ma soprattutto un’ottima resa sonora aiutata da un’acustica praticamente perfetta. I brani proposti sono ovviamente quelli del novello “The Dark Third”, ma proprio alla fine il giovane quartetto londinese ci regala con coraggio un finale techno che farà discutere, in cui vengono abbandonati gli strumenti “classici” in favore di synth, utilizzati anche in precedenza ma in maniera differente.

BLACKFIELD

I Blackfield si presentano presto ai fan con l’opener dell’ultimo lavoro “Once”, e si capisce subito che la serata può essere di quelle da ricordare. Suoni perfetti, e ottima coesione tra i musicisti sono le prerogative importanti, poi ovviamente ci pensano le bellissime canzoni a fare il resto. Wilson e Geffen si alternano alla grande dietro il microfono in veste solista, ma in verità sono tantissimi i momenti in cui le parti sono cantate da entrambi su registri differenti, ovviamente, o addirittura da tutta la band al completo. La resa è stupefacente e supera di gran lunga quella già ottima del disco. Il recentissimo “II” viene eseguito al completo a livelli sbalorditivi soprattutto in “Once”, “Christenings”, “Epidemic” e “End Of The World”, dal primo full length colpiscono in modo particolare“Blackfield” e la conclusiva “Cloudy Now”, mentre il brano  a sorpresa è la cover di Alanis Morrisette “Thank You”, eseguita con piano e voce. I pochi presenti hanno potuto godere uno spettacolo che ha regalato emozioni a raffica proponendosi fin da ora come uno dei concerti dell’anno. Tutti gli altri dovranno fare in modo di non perdere la prossima comparsa dei Blackfield.

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