Report di Riccardo Plata
Foto di Simona Luchini
Dopo aver aperto l’anno scorso per gli Iron Maiden, i Blind Channel tornano nel ruolo di headliner passando dal Legend all’Alcatraz, location col senno di poi sovradimensionata vista la cornice di pubblico che riempie a malapena a metà lo storico locale milanese.
Persi all’ultimo minuto per non meglio precisati motivi familiari i Ghostkid – nuova band di Sushi, ex cantante degli Electric Callboy – il compito di aprire la serata tocca ai semi-sconosciuti Rock Band From Hell, band finnica all’esordio in Italia e pronta a scaldare gli animi dei pochi ma calorosi astanti. A voi il resoconto della serata.
Con un look adolescenziale a metà tra Green Day e The Rasmus, l’impressione quando salgono sul palco i ROCK BAND FROM HELL è quella di trovarsi di fronte al gruppo che suona alla festa di fine anno della scuola; ed in effetti il battimani di “Fed Up” o l’arpeggio pop-punk di “Cloud 9” colpiscono subito nel segno con la loro allegria contagiosa, in un loop che temporale che ha portato tre ragazzi provenienti dal Nord della Finlandia a suonare come un mix tra i college rock heroes American Hi-Fi e l’ultimo Machine Gun Kelly folgorato dai Blink 182.
Non possiamo fare a meno di notare l’ampio uso di basi registrate, anche sui cori e su alcune seconde voci, su cui il chitarrista solista non sempre riesce a mimare bene il playback, ma il trio ci mette davvero l’anima e, vista anche l’atmosfera intima con tutto il pubblico stipato nelle prime file, si crea una connessione speciale che porta tutti a ballare sulle note più emo di “Never Wanna See You Again” e modern rock di “SEX IS ON FIRE”, con tanto di accucciata e salto a chiamata come Corey Taylor insegna.
Nonostante la giovane età – questo, tra l’altro, è il loro primo tour fuori dalla madrepatria – il trio dimostra di aver imparato tutti i trucchi del mestiere e trova il tempo d’inserire alcune trovate divertenti (il pregevole assolo di batteria accompagnato dalla vecchia hit dei Bomfunk MC’s “Freestyler”, lo shredding con un tapping vanhaleniano, la cover di “So What” di Pink) che fanno letteralmente volare i quaranta minuti di un’esibizione, probabilmente allungata a causa della sopracitata defezione dei Ghostkid. La chiusura con il primo singolo “Why Don’t You Die” arriva quasi troppo presto, e nonostante qualche aiutino dalle basi i Rock Band From Hell si sono meritati la promozione dall’ora aperitivo a quella di cena.
Dopo quarantacinque minuti di cambio palco è tutto pronto per l’ingresso in scena dei BLIND CHANNEL, che si presentano sul palco tutti vestiti uguali con un outfit a metà tra gli Slipknot (sarà anche l’effetto dei tamburi di fianco al tastierista/DJ/percussionista, in un 3×1 da discount) e i Backstreet Boys.
La partenza con la linkinparkiana “DEADZONE” e i breakdown di “WHERE’S THE EXIT” caricano subito a molla il pubblico, nel frattempo leggermente aumentato al punto da riempire circa metà del parterre, con i due cantanti Joel e Niko perfetti nel replicare intrecci vocali e fisici rispettivamente di Chester Bennington e Mike Shinoda, mentre il chitarrista e il bassista saltano da una parte all’altra del palco con abilità da giocolieri.
Rispetto al recente passato si denota una miglior presenza scenica, e anche a livello vocale i momenti più ‘pop’ – citiamo su tutti il siparietto da boy band su “XOXO” o il duetto vocale che apre “DIE ANOTHER DAY” – s’incastrano alla perfezione con un wall of sound molto più potente rispetto ai trascorsi festivalieri; non è un caso che gran parte della scaletta sia incentrata sull’ultimo “Exit Emotions”, suonato praticamente per intero con canzoni come “NOT YOUR BRO” o “HAPPY DOOMSDAY” che dal vivo acquistano ancora maggiore potenza grazie all’energia trasmessa dai sei sul palco.
Tra gli estratti più datati, divertente il siparietto per cui “Violent Bob (Deja Fu)” viene introdotto dal coro “Roberto Violento”, ma il clou arriva verso metà concerto con la cover di “B.Y.O.B” dei System Of A Down: una scelta per certi versi inaspettata ma efficace, nonché un ottimo gancio per la parte più energetica dello show con “WOLVES IN CALIFORNIA” e “Balboa”, sulle cui note parte a sorpresa un ‘baby moshpit’ (sia per le dimensioni giocoforza ridotte che per l’età anagrafica dei partecipanti).
Il ‘violent pop’ (come da essi stessi definito con l’omonimo album) del sestetto finnico trova ulteriore linfa con robusti innesti dance, e così il meglio arriva nel finale: se “FLATLINE” fa ballare tutti su e giù dal palco come ad un corso di Zumba, spetta alla storica hit da Eurovision “Darkside” il compito di chiudere in bellezza gli encore prima che dalle casse parta “Everybody” dei Backstreet Boys, confermando una volta di più l’amore dei finnici per la celeberrima boy band.
Peccato per il pubblico non numerosissimo, ma anche per gli headliner quest’atmosfera più raccolta ha contribuito a cementare il legame degli stanti con la band, che davvero non si è risparmiata, dando vita ad uno show divertente come pochi e che ci auguriamo possa trovare presto una cornice di pubblico più numerosa: per quanto ci riguarda, ci saremo anche la prossima volta.
BLIND CHANNEL
ROCK BAND FROM HELL