05/05/2015 - BLIND GUARDIAN + ORPHANED LAND @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 12/05/2015 da

Introduzione a cura di Dario Cattaneo
Report a cura di Dario Cattaneo e Marco Gallarati
Fotografie di Enrico Dal Boni

Vedere l’Alcatraz pieno in quasi ogni ordine di posti ci riscalda un po’ il cuore… e questo a prescindere dal risultato finale dello show dei Blind Guardian che, come vedremo, è stato comunque decisamente buono. Dopo che i Sabaton, mesi fa, non avevano riempito il locale che solo per metà, temevamo che il trend negativo continuasse, ma per fortuna il richiamo del Cieco Guardiano di Krefeld ha avuto la meglio su crisi, impegni lavorativi e quant’altro. Curiosi di sapere come è stato accolto il nuovo, difficile, “Beyond The Red Mirror” e di vedere che tipo di consenso live riscuoteranno le etniche sonorità degli Orphaned Land, appena conclusa la giornata lavorativa, ci precipitiamo in centro a Milano, pronti ad assistere a uno spettacolo che si preannuncia molto interessante…

Blind Guardian - flyer - 2015
ORPHANED LAND
Come funzionava spessissimo negli anni Novanta e ad inizio anni Duemila, non ci sono due-tre band di supporto all’headliner di turno, bensì un solo gruppo di alta caratura. E’ altamente probabile che almeno il 90% della gente accorsa all’Alcatraz questa sera avrebbe presenziato a prescindere dal support-act – la capacità di richiamo dei Blind Guardian è sempre enorme! – ma avere la possibilità di gustarsi di spalla gli israeliani Orphaned Land certo contribuisce a predisporre bene gli animi degli avventori. L’avevamo lasciato nell’ottobre del 2013, il quintetto, durante il tour promozionale di “All Is One”, l’ultimo lavoro in studio del combo asiatico: la line-up allora traballante si è oggi stabilmente cementata senza più l’amato chitarrista solista Yossi Sassi, sostituito dal valido Idan Amsalem; mentre Chen Balbus all’altra chitarra e Matan Shmuely alla batteria è ormai qualche anno che militano negli Orphaned Land, unendosi ai due fondatori Kobi Farhi e Uri Zelcha per compattare un’intesa compositiva e su palco che avrebbe potuto sfaldarsi con facilità in questi ultimi tempi. E’ chiaro, questa sera come non mai, che il vocalist-che-non-è-Gesù-Cristo debba prendersi sulle spalle tutta l’immagine della band, difatti si pone in mezzo e in piena luce sul largo palco dell’Alcatraz lasciando i compari ben più defilati ai suoi fianchi. I suoni sono accettabili fin dall’allegra opener “All Is One”, che incalza con il suo ritmo trascinante la metà locale che era ancora distratta al bar o semplicemente intenta a fare quattro chiacchiere con gli amici. Non sappiamo quanto il fan tipico dei Blind Guardian possa apprezzare il metallo mediorientale della Terra Orfana, ma gli applausi della platea sembrano convinti, sebbene vicino a noi stazioni anche gente ignara, fino lì, dell’identità del gruppo di supporto. La setlist scelta da Kobi e soci spazia bene lungo la loro discografia, tenuto conto dei soli quarantacinque minuti a disposizione, tempistica che fa somigliare l’esibizione odierna ad una di quelle performate durante i tanti festival esteri in cui li abbiamo seguiti. “The Kiss Of Babylon”, nonostante inizi a risultare un po’ trita, riesce ad appassionare, con i suoi cori enfatici e i suoi ‘la-la-la’, il pubblico, poi gratificato da una bellissima esecuzione di “Brother” e dal breve siparietto acustico con Idan al bouzouki, per l’esecuzione della vecchia “El Meod Na’ala”, canzone presente su “El Norra Alila” del 1996. “Sapari”, purtroppo quasi smorzata dalla semi-indifferenza del pubblico a metà sala, e “In Thy Never Ending Way” alternano emozioni opposte, prima dei saltelli affidati alla classica “Norra El Norra” e al tripudio finale a braccia oscillanti di “Ornaments Of Gold” – o perlomeno del suo spezzone usato come outro. Buono ma ordinario, quindi, lo show degli Orphaned Land, che hanno avuto la possibilità di presentarsi ad un numero di persone davvero importante e che hanno annunciato, a sorpresa, due concerti di fila al Padiglione Israele di Expo 2015. Una formazione che va oltre il mero concetto di musica, una band che fa della musica la sua bandiera arcobaleno. E’ da lodare sempre, il loro messaggio.
(Marco Gallarati)

Setlist:
All Is One
The Simple Man
Barakah
The Kiss Of Babylon
Brother
El Meod Na’ala
Sapari
In Thy Never Ending Way
Norra El Norra
Ornaments Of Gold (outro)

BLIND GUARDIAN
Girandosi indietro dopo lo show degli Orphaned Land, ci si rende conto di quanto il pubblico accorso questa sera all’Alcatraz sia quello delle grandi occasioni. La massa di teste lungocrinite (anche se qualcuna oramai comincia a mostrare qualche capello in meno…) arriva infatti oltre il mixer, oltre la metà della venue e giù fino in fondo, dove si trovano i banchetti del merch. Un ottimo risultato, lo capiamo subito, un risultato che speriamo spronerà la band a dare il proprio meglio, in ringraziamento alla fiducia dimostrata dai seguaci. Il solenne intro epico-sinfonico di “The Ninth Wave” esce cauto dalle casse vicine a noi e la gente applaude, acclamando i quattro Bardi (in realtà sul palco saranno sei) che prendono posto dietro i rispettivi strumenti. I colpi di pedale di Ehmke cominciano a far battere le mani e il suono  delle chitarre inizia a prendere forma dipingendo le trame che ci portano alla parte più diretta della canzone e al bel ritornello. I presenti rispondono in massa, chi cantando, chi applaudendo e chi cercando di seguire le evoluzioni complesse della lunga suite. I ritmi cambiano decisamente con il classico “Banish From Sanctuary”, sparata speed che affonda le sue radici addirittura al 1988, epoca “Follow The Blind”. I ritmi veloci della canzone impegnano Ehmke e i due storici chitarristi André Olbrich e Marcus Siepen,  che si prodigano in un riffing serratissimo, mentre qua e là nel pubblico scattano i primi accenni di forsennato moshing. Hansi Kursch, che fino a questo momento ci è sembrato in forma nonostante i suoni non perfetti, entra veramente in palla col terzo brano in scaletta, la notissima “Nightfall”, che grazie al suo ultra conosciuto ritornello fa di nuovo cantare tutti i presenti insieme al divertito frontman. L’interlocutorio album “A Twist In The Mith” verrà rappresentato nella serata da un unico pezzo, ma “Fly” è ormai una vecchia conoscenza per i fan del Guardiano Cieco e verrà comunque acclamata dal pubblico, anche in virtù del piacevole spettacolo di luci che accompagna il multiforme svolgersi del brano. “Tanelorn (Into The Void)”, anche se si tratta di una produzione sicuramente recente, riporta le coordinate dello show su sonorità più tradizionali, in virtù di un sound decisamente ancorato a quel power metal che ha reso così famosi i Bardi negli Anni ’90 e che così tanto piace ancora al pubblico. “Prophecies” e “The Last Candle” compiono bene il loro compito di momento centrale del concerto, con in particolare la seconda che si dimostra sempre molto amata dall’audience e viene intonata da tutta la platea sul famoso verso ripetitivo ‘somebody’s out there – (I feel there’s somebody)’. Un piacevole momento acustico ci permette di godere delle sonorità peculiari della nuova “Miracle Machine” e invece delle ben note strofe del classico “Lord Of The Rings”, anch’essa proveniente dallo storico “Tales From The Twilight World”, l’album che verrà più rappresentato nel corso dell’intera serata. E’ infatti da quel titolo del 1990 che proviene anche la successiva “Traveler In Time”, gloriosa ed epica fucilata speed metal che smuove il pubblico di tutto l’Alcatraz con ritmi di nuovo elevatissimi. Su grande richiesta del pubblico viene eseguita “Majesty”, pezzo immancabile per un concerto dei Blind Guardian ma che a quanto ci è parso di capire questa sera non era stata prevista in scaletta. Il gradito regalo ha però l’effetto di distruggere istantaneamente qualsiasi protesta o riserva potesse essere sopravissuta nei presenti, e lo show prende da questo momento una piega diversa, quasi da festa con amici di lunga data. “Journey Through The Dark” e “And The Story Ends” chiudono la prima parte del concerto tra le ovazioni, con un Kursch ormai caldo e assai a suo agio anche sulle parti acute, e con un Ehmke davvero tellurico dietro il suo drumkit. Il primo ritorno dei Bardi dopo gli applausi di rito avviene sull’intro “War Of Wrath”, recitato da buona parte dei fan in maniera invasata, che appropriatamente introduce le potenti schitarrate dell’anthem “Into The Storm”. Si riprende quota immediatamente, quindi, come se la breve interruzione non fosse mai avvenuta, e anche il nuovo singolo “Twilight Of The Gods” viene accolto tra gli applausi. A concludere questa prima mandata di encore ci pensa “Valhalla”, altro classico immancabile su cui Hansi ci fa un po’ giocare con la voce, creando un lungo coro finale che coinvolge ancora una volta tutto il locale.  La seconda parte dei bis nasconde l’unica delusione della serata e i due brani che tutti aspettavano: la pretenziosa ed eccessivamente barocca “Wheel Of Time” ci pare infatti fuori luogo in questo momento della serata ed è l’unico momento in cui ci annoiamo un po’, fino a che però il notissimo arpeggio di “The Bard’s Song (In The Forest)” non ci fa cantare di nuovo a squarciagola, dimentichi del passaggio a vuoto precedente. Infine, immancabile, il classico “Mirror Mirror” fa chiudere il sipario su uno show ottimo, forse non sempre baciato da suoni perfetti (dove ci trovavamo noi la chitarra di Olbrich si sentiva nettamente meno di quella di Siepen, disturbando il gusto dell’ascolto delle armonizzazioni per cui la band è famosa), ma caratterizzato da buone prestazioni individuali e da un grandissimo coinvolgimento.
(Dario Cattaneo)

Setlist:
The Ninth Wave
Banish From Sanctuary
Nightfall
Fly
Tanelorn (Into The Void)
Prophecies
The Last Candle
Miracle Machine
Lord Of The Rings
Traveler In Time
Journey Through The Dark
Majesty
And The Story Ends
Encore:
War Of Wrath / Into The Storm
Twilight Of The Gods
Valhalla
Encore 2:
Wheel Of Time
The Bard’s Song – In The Forest
Mirror Mirror

9 commenti
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