11/01/2020 - BOLOGNA VIOLENTA @ Freakout Club - Bologna

Pubblicato il 15/01/2020 da

Report a cura di Bianca Secchieri

Bologna Violenta, aka Nicola Manzan, ha deciso di riproporre il suo concept album “Uno Bianca” – nato nel 2014 – per una serie di date nell’arco dello scorso anno, fino a giungere appunto al sabato 11 gennaio di cui vi raccontiamo, serata conclusiva del ciclo dedicato alle brutture (come le ha giustamente definite Nicola) dei criminali emiliano-romagnoli. Lo spettacolo va in scena in un Freakout Club talmente gremito da lasciare fuori qualche ritardatario e ci riporta indietro agli anni a cavallo tra il 1987 e il 1994, quando la banda capitanata dai fratelli Savi terrorizzò in particolare il capoluogo emiliano e la sua provincia (ma anche la Romagna e le alte Marche)…

 

L’approccio di Bologna Violenta – progetto che deve il proprio nome anche a queste vicende – è asciutto e minimale: Nicola, alla chitarra e al sintetizzatore (la batteria è in base), ci conduce nel delirante scenario di rapine a banche e distributori costellato di morte e violenza. Ventisette capitoli, corrispondenti ad altrettanti episodi di cronaca, raccontati con schizofrenica ferocia che mescola grindcore e noise, mentre vengono proiettate foto d’epoca e compaiono pochissime frasi che riassumono i fatti narrati.
Impossibile rimanere indifferenti: il delirio sonoro è sopraffacente e una campana suona a morto ogni qualvolta c’è una vittima (e sono ben ventiquattro i morti ammazzati in meno di dieci anni di attività criminale!). Manzan non indugia nei particolari e nemmeno nella compassione, tira dritto veloce, come instancabile è stato il ritmo con il quale la Banda ha colpito: non serve esprimere giudizi morali, i fatti parlano da soli e la musica colpisce duro allo stomaco. Gli unici momenti di ‘respiro’ sono rappresentanti dal violino (suonato dallo stesso Manzan), che ricorda i due assalti ad un campo nomadi di Bologna; il frammento dedicato alla manifestazione svoltasi in Piazza Maggiore – sempre nel capoluogo felsineo – per ricordare le vittime e dare una prova della tenacia della cittadinanza, pur sconvolta da quanto stava accadendo; e infine l’episodio conclusivo, che ricorda il padre di Roberto, Fabio e Alberto, suicidatosi per la vergogna dopo la scoperta dei crimini dei figli, due dei quali erano poliziotti.
Dopo questa prima, intensissima mezz’ora, ancora una manciata di brani in scaletta, fra i quali hanno spiccato “Trapianti Giapponesi” e “Il Trionfo Della Morte”. La dimensione live è sicuramente congeniale alla proposta di Manzan, che si arricchisce di un aspetto visivo disturbante almeno quanto quello sonoro (pensiamo alle immagini originali dei ‘vattienti’, gli auto-flagellanti che persistono nel perpetuare un antico e cruento rituale in un paesino della Calabria, incuranti degli ammonimenti della Chiesa). Nicola Manzan si dimostra affabile e a suo agio sul piccolo palco bolognese che l’ha già ospitato in passato. A dimostrazione del fatto che non si tratta di sola e semplice performance musicale, il polistrumentista chiede al pubblico se ci sono domande, atteggiamento tipico di situazioni diverse da quelle dei concerti, proprio perché il progetto (e il concept di “Uno Bianca”) non vive di sole note. Musicalmente Bologna Violenta è un progetto che può piacere o meno, attenzione però a liquidarlo velocemente come rumore, perché le influenze che contiene sono le più disparate, dalle colonne sonore dei poliziotteschi anni ’70 alla musica da camera, e la formazione da musicista classico di Nicola fa molto spesso capolino. E’ certo che il ricordo di tale serata rimarrà impresso nei presenti per diverso tempo, anche e soprattutto perché Bologna Violenta regala suggestioni e spunti meritevoli di approfondimento, cosa che – a maggior ragione di questi tempi – è merce assai rara .

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