A cura di Luca Pessina
Annullata la data all’Anomalia di Prato per ragioni ancora in parte da chiarire, il carrozzone death metal capitanato dai Bolt Thrower ha però fatto tappa come previsto a Bassano del Grappa… e bisogna dire che lo spettacolo offerto dalla band britannica e da tutti gli altri gruppi chiamati a suonare è stato a dir poco di prim’ordine! Chi scrive ha visto letteralmente centinaia di concerti in vita sua, ma era da tempo che non assisteva ad uno show tanto coinvolgente. Ogni band ha dato il massimo on stage e i circa trecento presenti non hanno mai fatto mancare il loro supporto ai musicisti, i quali più volte sono apparsi decisamente sorpresi dell’accoglienza ricevuta. In definitiva, si è trattato di una serata memorabile, che ha soddisfatto sia i fan che le band. E’ un vero peccato che lo stesso non sia potuto avvenire la sera precedente…
NECROPHAGIST
C’era il serio rischio che le arzigogolate trame dei Necrophagist non venissero più di tanto apprezzate dal pubblico accorso questa sera (le altre band del bill puntano, come noto, più sull’impatto che sulla tecnica), ma il quartetto tedesco è invece riuscito a suscitare un buon interesse tra i presenti, rendendosi artefice di una prova assai compatta e grintosa. I ripetuti cambi di tempo e i virtuosismi con i quali sono infarciti tutti i brani del quartetto non hanno certo scatenato mosh-pit o stage diving, ma buona parte della folla ha comunque notevolmente supportato la band e non sono stati pochi gli applausi ad essa tributati. Tuttavia, speriamo di poter rivedere i Necrophagist al più presto con maggior tempo a loro disposizione e con dei suoni più curati: pezzi come “Stillborn One” o “Epitaph” meritano ben altro contesto!
NIGHTRAGE
“We are Nightrage… from Greece, Sweden and USA!”. Fa un po’ ridere l’annuncio del nuovo frontman dei Nightrage – lo statunitense Jimmie Strimell – ma, effettivamente, la melodic death metal band autrice del buon “Descent Into Chaos” oggi è praticamente una multinazionale! I chitarristi e il batterista sono infatti greci, il bassista è svedese e, appunto, il cantante proviene dagli Stati Uniti. Eppure i nostri sono apparsi assai affiatati e compatti durante il loro breve show, sprigionando una carica notevole e coinvolgendo al meglio gli astanti. Certo, la loro proposta non fa gridare al miracolo, ma – come già affermato in sede di recensione – i brani sono tutto sommato ben fatti e divertenti e questa sera hanno fatto decisamente presa sul pubblico, che ha acclamato la band e soprattutto l’arcigno frontman per tutti i trenta minuti in cui i nostri sono rimasti sul palco. All’inizio i suoni erano tutt’altro che ottimali, ma con qualche modifica in corsa i Nightrage sono riusciti a rendersi protagonisti di una buona performance, che ha avuto i suoi picchi nelle esecuzioni di “Frozen” e “The Tremor”.
MALEVOLENT CREATION
I Malevolent Creation cambiano line up con una frequenza allucinante, ma, per fortuna, le loro performance perdono di rado di intensità. La storica formazione statunitense si è presentata sul palco con il leader Phil Fasciana alla chitarra, il tentacolare Dave Culross alla batteria e il redivivo Brett Hoffman dietro al microfono. Alla seconda chitarra e al basso c’erano invece due perfetti sconosciuti, i quali tuttavia hanno suonato e tenuto il palco discretamente. Godendo sin dalle primissime battute di suoni più che decorosi, i Malevolent Creation hanno immediatamente dimostrato di possedere ben più carisma ed esperienza delle due band esibitesi in precedenza, attirando l’attenzione di chiunque e scatenando un pogo furioso con la mitica “Eye Of The Apocalypse”, canzone tratta dal bellissimo “Retribution”. Potendo contare su un vero animale da palco come Hoffman e su una setlist colma di classici del death metal, i cinque non hanno fatto alcuna fatica a tenere vivo l’interesse degli astanti, i quali più volte hanno urlato in coro il nome della band e si sono lanciati in poghi massacranti e stage diving. “Malevolent Creation” ha provocato una carneficina nel pit e lo stesso ha fatto la doppietta finale “Dead March”/”The Will To Kill”, sigillo di una prova davvero furiosa e convincente. Non si sa che cosa il futuro abbia in serbo per questa sfortunata band, ma questa sera i Malevolent Creation hanno dimostrato di essere più in forma che mai.
BOLT THROWER
Le pur notevoli performance di Necrophagist, Nightrage e Malevolent Creation sono state però spazzate via da quella degli headliner, assolutamente perfetta sotto ogni punto di vista. I Bolt Thrower hanno calcato il piccolo palco del locale a mezzanotte in punto, preceduti da un intro talmente epico e trionfale da fare invidia a quelli di gente come Running Wild e Bal-Sagoth! Karl Willets, Gavin Ward, Jo Bench e Baz Thompson si sono schierati in linea davanti alla folla in delirio e quando la musica in sottofondo è cessata è partita come un fulmine “At First Light”, la quale – neanche a dirlo – ha scatenato l’inferno nel pit. Karl Willets, sorridente e visibilmente entusiasta dell’accoglienza ricevuta, ha iniziato a cantare a strettissimo contatto con le prime file ed è quasi subito stato seguito da Baz, le cui linee di chitarra venivano intonate a squarciagola da tutti i presenti. Con “Entrenched” e la successiva “Mercenary” sono iniziati gli stage diving, i quali sono andati avanti ininterrottamente sino a fine concerto… cosa che non ha per nulla infastidito la band, che ha sempre accolto a braccia aperte chiunque si facesse avanti. Il delirio collettivo ha però raggiunto i livelli più alti con l’esecuzione di “World Eater”, “Cenotaph”, “Powder Burns” e “The Killchain”, tutte suonate di fila senza alcuna pausa ed esaltate da suoni nitidi e potentissimi! “Those Once Loyal” ha concesso quindi un po’ di respiro agli astanti (ovvero meno pogo e più headbanging!), i quali però hanno ripreso a dimenarsi con la magnifica “The IVth Crusade” e con “When Cannons Fade”, song che ha messo la parola fine sulla prima parte del concerto. Una volta terminata questa canzone, i Bolt Thrower hanno infatti abbandonato il palco per farvi quindi ritorno pochi minuti dopo, sempre sulle note di un pomposo intro. Accolti nuovamente con un’ovazione – così fragorosa da far sorridere persino l’incazzatissima Jo Bench! – i nostri hanno ricominciato a macinare riff con l’epicissima “Contact – Wait – Out” e, infine, con l’inno “For Victory…”, la vera conclusione di questo epocale show!
Nota finale: In questi giorni, a causa dell’annullamento della data di Prato, se ne sono sentite di tutti i colori su questa band. Noi non eravamo in Toscana, non sappiamo che cosa sia realmente successo laggiù e quindi eviteremo di esprimere giudizi a riguardo. Ci limitiamo a dire che a Bassano del Grappa i Bolt Thrower si sono resi protagonisti di una prova fantastica: i nostri hanno messo in mostra un entusiasmo degno di cinque ragazzini, non si sono affatto risparmiati e hanno offerto uno show altamente sentito e professionale, che il sottoscritto e tante altre persone ricorderanno a lungo.