28/09/2018 - GRAVEYARD + BOMBUS @ Circolo ARCI ZR (Zona Roveri) - Bologna

Pubblicato il 07/10/2018 da

Report a cura di Andrea Raffaldini
Fotografie di Enrico Dal Boni

In un fresco venerdì di fine settembre, lo Zona Roveri di Bologna ospita due formazioni provenienti dalla ancor più fresca Svezia. Bombus e Graveyard, due nomi che hanno dimostrato tutto il loro valore con una serie di dischi di buona qualità, sono pronti a presentare la loro magistrale abilità ai pochi presenti. Il primo motivo di disappunto, infatti, una volta arrivati di fronte all’ingresso della venue, è stato il trovarsi di fronte ad un deserto. Poco più di una decina di persone alla cassa per ritirare i biglietti e, una volta entrati, eccoci in un locale quasi vuoto. Con l’avvicinarsi dell’orario di inizio spettacolo un po’ di gente si è fatta viva, per poi continuare ad affluire in modo lento e costante fino alle fine del concerto dei Bombus. Da un lato era molto facile posizionarsi nelle prime file senza ostacoli, ma in termini più generali è sconsolante constatare quanti eventi del genere ormai vengano snobbati nel nostro Paese…

BOMBUS
Quando i Bombus salgono sul palco, di fronte a loro c’è davvero poca gente, eppure la formazione di Goteborg non si perde d’animo e attacca a tutta potenza a macinare riff heavy metal. Le tre chitarre sul palco fanno la differenza, perché oltre a picchiare forte come dei fabbri, i Bombus si lanciano in assoli e armonizzazioni di stampo metal classico davvero convincenti e in grado di dare quel tocco di classe in più (che non guasta mai) alle canzoni. Ottima la prova del batterista Peter Asp che, nonostante qualche piccolo errore, scandisce il tempo e traina la band come un vero motore scoppiettante. Brani come “Horde Of Flies” e “Raised By Pigs” vengono apprezzati dai presenti che, seppur in numero ridotto, continuano a sostenere i Bombus per tutta la durata del concerto. Feffe Berglund e compagni dovrebbero solamente migliorare la loro gestione del palco: una maggiore capacità di intrattenimento e carica è auspicabile per un vero frontman, a volte non basta solo saper suonare bene, qualche espediente in più potrebbe davvero fare la differenza. Il tempo è tiranno e lo spettacolo finisce troppo in fretta; in ogni caso complimenti vivissimi ai Bombus per aver suonato allo stesso livello di intensità che ritroveremo poi con gli headliner.

 

GRAVEYARD
Durante l’esibizione dei Bombus il locale ha continuato a vedere gente arrivare e, pur lontano dall’essere pieno, di fronte al palco si forma un bel gruppo di appassionati. Tra questi, ne abbiamo notati parecchi cantare a memoria tutte le canzoni dei Graveyard, segno che la band svedese è comunque apprezzata nonostante la scarsa affluenza. “Walk On” e “Please Don’t” danno inizio allo show e, a differenza delle ultime volte in cui chi scrive ha visto dal vivo il gruppo (con performance ben lontane dall’eccellenza), questa volta a Bologna Joakim Nilsson e compagni riescono a mostrare tutta la loro bravura. Molto statici sul palco, ma nel momento di suonare i Graveyard danno prova di essere dei musicisti dotati di grande talento e capaci di farci rivivere le atmosfere del rock anni Settanta, impregnate di quel tocco psichedelico in grado di farci viaggiare con la mente. “Hisingen Blues”, “Unconfortably Numb” e “Bird Of Paradise” proseguono un concerto molto sentito nonostante la apparente freddezza del gruppo sul palco. Pur muovendosi poco, è indiscutibile l’affinità tra Nilsson ed il secondo chitarrista Jonatan Larocca-Ramm. A quasi due anni dalla reunion dei Graveyard, dopo le burrascose defezioni che hanno dovuto affrontare, oggi la nuova incarnazione si presenta rodata ed affiatata, soprattutto pronta a seguire le direttive del loro leader. Tra un brano e l’altro, in zona bar, alcuni fan non proprio di primo pelo discutono, tra una pinta di birra e un bicchiere di whiskey, di quanto la serata sia di loro gradimento e di come la musica dei Graveyard riesca a far affiorare vecchi ricordi di gioventù rockettara. Un bel complimento, questo, perché, a costo di sembrare un po’ troppo nostalgici, significa che la formazione di Goteborg riesce a mettere in pratica l’insegnamento dei grandi del passato. Il concerto procede fino alla fine senza grandi intoppi, viene snocciolata un’altra serie di canzoni fino al congedo finale che ha lasciato il pubblico molto soddisfatto. A costo di sembrare bacchettoni e di ripeterci ulteriormente, dispiace vedere che un evento di questo tipo – nonostante si sia tenuto di venerdì –  non ce l’abbia fatta ad attirare un pubblico numeroso per supportare a dovere Bombus e Graveyard. La nostra scena manca davvero di quel supporto che in altri Paesi fa la differenza.

 

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