Report a cura di Roberto Guerra
Fotografie di Simona Luchini
Cosa ci può essere di meglio, in questa prima calda settimana di agosto, di una bella serata a base di musica estrema in una location all’aperto nella provincia milanese? Ad esempio, una bella serata a base di musica estrema senza il quantitativo tossico di zanzare con cui è stato necessario fare i conti per tutta la durata dell’evento; ma tenendo conto che parliamo di un concerto dei Brujeria è un fastidio su cui possiamo tranquillamente soprassedere. L’iconica formazione grind/death messicana torna per l’ennesimo anno in territorio italiano per fornire uno show carico della giusta dose di divertimento e ignoranza, ovviamente con tanto di machete, passamontagna e ‘foglioline verdi’, accompagnata per l’occasione da due realtà provenienti da Roma, altrettanto vogliose di godersi la serata macinando violenza sui loro strumenti all’interno dei confini del Magnolia di Segrate (MI), che ringraziamo per l’ospitalità. Buona lettura!
GRAVESTONE
Come scritto nell’introduzione, spetta a due band provenienti da Roma il compito di dare il via al massacro previsto. I Gravestone sono i primi a calcare il palco, prontamente equipaggiati di chitarre artigianali adeguatamente tamarre e sanguinolente, per le quali ci sentiamo di dire un sonoro ‘bravo!’ al liutaio. Purtroppo, il bell’aspetto delle sei corde non basta a compensare l’annoso problema principale del loro show: un sound generale degli strumenti decisamente troppo ovattato, poco incisivo e non equalizzato in modo corretto, che ha reso un po’ ostica ai presenti la fruizione di una proposta potenzialmente valida, con numerosi inserti tecnici e melodici, senza però dimenticare una discreta dose di brutalità generale. Le capacità dei singoli componenti non si mettono in discussione, nonostante un modo forse leggermente troppo scolastico di interfacciarsi con un pubblico ancora poco numeroso. Ed è per questo che ci limitiamo a rimandare la band a una seconda valutazione in una eventuale esibizione futura, magari con dei suoni in grado di valorizzarne meglio le doti compositive ed esecutive.
A TASTE OF FEAR
Decisamente migliore la situazione per i compaesani A Taste Of Fear, i quali riescono sin dall’inizio a convincere maggiormente i presenti grazie a dei suoni tutto sommato azzeccati per rendere al meglio il loro thrash/death tecnico e violento. La scaletta è naturalmente dedicata all’album di esordio “A God’s Design”, uscito lo scorso anno sul mercato, e bisogna ammettere che gli estratti dal vivo riescono a fornire una carica più che adeguata a chi, come noi, ha drizzato le orecchie sin dai primi riff, nonché dalle prime sfuriate vocali partorite dalla gola del vocalist Stefano Sciamanna. Il tempo a disposizione chiaramente non è molto, ma comunque più che sufficiente a lasciare tutti piacevolmente sorpresi e convinti; per questo facciamo un sentito applauso a questi ragazzoni e consigliamo agli estimatori di metal estremo che stanno leggendo queste parole di dare un ascolto all’album, poiché potrebbe stimolare un sorriso a più di uno di loro. Ora indossiamo le nostre bandane e imbracciamo i nostri machete per l’arrivo on stage di cinque messicani fuori di testa.
BRUJERIA
In realtà non è del tutto veritiera la nostra ultima affermazione, dal momento che solo i due corpulenti vocalist dei Brujeria sono effettivamente di nazionalità messicana, al contrario dei tre musicisti che li accompagnano, i quali, oltre a provenire da diverse parti del mondo, non sono propriamente dei novellini, trattandosi invece di personalità comunque attive all’interno del panorama estremo internazionale: basti pensare a Nicholas Barker, per esempio, che ha militato per anni dietro le pelli di realtà del calibro di Dimmu Borgir e Cradle Of Filth, oltre ad essersi esibito in sede live con numerose band thrash di chiara fama. Mettendo da parte questa premessa, come potremmo definire il tutto sommato breve concerto dei Brujeria di questa occasione? Si potrebbe tranquillamente descrivere come un concentrato di rabbia, violenza, adrenalina e goliardia come pochi altri sarebbero in grado di fare, e questo perché, pur non lesinando su discorsi a sfondo politico, incitamento alla ribellione, derive sulla stregoneria e insulti più che giustificabili al signor Trump, non bisogna dimenticarsi che la caratteristica principale dei Brujeria è da sempre la capacità di divertire e intrattenere il pubblico, interagendo simpaticamente con esso tra una sessione di moshpit sfrenato e l’altra. Una lunga setlist composta da brevissimi e sparatissimi brani provenienti da tutti e quattro gli album della band, con un’attenzione particolare rivolta all’esordio “Matando Gueros”, che quest’anno compie ben venticinque anni dall’uscita sul mercato. Non ci sono poi molte parole da spendere su un concerto di questo tipo, ma bisogna ammettere che ogni tanto c’è davvero bisogno di fare un bel pieno di violenza goliardica e, nel momento in cui si cerca qualcosa di simile, i Brujeria fanno proprio al caso di chiunque, a patto di non commettere l’errore di non scorgere la sottile genialità che permea comunque la loro particolare proposta.