Il Brujerismo è uno stile di vita. Così recitano i fan del gruppo, che ha avuto già modo di suonare a Roma qualche anno fa. Fu ovviamente amore a prima vista fra due realtà, quella coriacea dei fan romani e quella del combo, sangue messicano che si accompagna a grossi musicisti della scena estrema per musicare la follia dei testi e delle canzoni, realtà che si erano giurate eterno amore salutandosi con un arrivederci. Così è stato, e la Hellfire Booking Agency ha riportato a Roma il gruppo che ha richiamato infatti il pienone al Traffic, sede scelta per l’occasione. Presenti tutti i pezzi da novanta della band internazionale: da Shane Embury dei Napalm Death alla chitarra ad Adrian Erlandsson alla batteria, passando per Jeff Walker al basso in aggiunta ai due cantanti, personaggi strappati alle sit-com americane. Ad aprire lo show sono stati scelti tre supporti: i Buffalo Grillz, una realtà di sicuro affidamento quando c’è da introdurre uno spettacolo estremo; i The Nosebleed Connection, band violenta all’insegna della modernità e del crossover; e i thrasher modenesi Krysantemia, giovane combo agli esordi. Eccovi tutti gli ingredienti, quindi, per una serata dedicata agli amanti dell’estremo ma non solo, come scoprirete leggendo il nostro reportage…
KRYSANTEMIA
Tocca ai giovani thrasher Krysantemia aprire lo show del venerdì sera al locale di Tor Tre Teste. Il Traffic va ancora popolandosi e quindi la band – di recente anche di supporto delle date italiane degli Obituary, si sono infatti esibiti al Blackout di Roma qualche giorno fa – suona di fronte a pochissime persone. D’altronde fa caldo e la temperatura dentro le mura è già elevata. I modenesi, con il loro thrash metal classico su cui poggia una voce tanto roca quanto arrabbiata nei toni, contribuiscono ad alzare la calura con delle canzoni di buona fattura, debitrici della vecchia scuola. Pochi minuti di esibizione per loro, una ventina circa, prima di un rapido cambio di palco in favore dei gruppi in cartellone.
THE NOSEBLEED CONNECTION
Una volta si chiamava crossover il mix di stili. Il modernismo attuale ci imporrebbe di essere più ‘cool’ anche nelle descrizioni, ma invece, amanti della vecchia scuola quali siamo, possiamo dire che i The Nosebleed Connection sono uno di quei gruppi che mischiano stili musicali, alterando le regole, e quindi i suoni classici di questi, solo allo scopo di generare un mix micidiale in quanto a violenza e coinvolgimento. Con il retrogusto dell’hardcore e una durezza che è figlia del thrash e delle sue evoluzioni moderne, i quattro di Palestrina, comune alle porte di Roma, hanno demolito con sette/otto canzoni l’audience del Traffic. Ai primi, corposi vagiti della chitarra dei The Nosebleed infatti, molte sigarette volano via alla rinfusa al di fuori del locale per raggiungere a passo svelto il palco dei Nostri. Con un suono di chitarra mutuato direttamente dai Sepultura di “Roots Bloody Roots” e con l’ausilio di una doppia testata, il gruppo erige un muro sonoro su cui il cantante, con i suoi grugniti tutt’altro che amichevoli, controlla il tiro delle canzoni. Molti i pezzi estratti da “Nosebleeders”, edito nel 2011, per venticinque minuti di show infuocato, dove gli stessi musicisti zompano spesso con i fieri strumenti puntati al cielo. Alla fine il gruppo ha dimostrato anche dal vivo quanto di buono aveva già fatto vedere in tre dischi pubblicati, ovvero che il made in Italy non è etichetta da applicare solo a salumi e formaggi: anche nella musica estrema abbiamo band che hanno qualcosa da dire.
BUFFALO GRILLZ
Se c’è da allestire il cartellone di un concerto estremo a Roma, state certi che un pensiero ai Buffalo Grillz si rivolgerà sempre. E al pubblico tutto questo non dispiacerà affatto. Infatti, per l’esibizione della band romano-pontino-campana, il pubblico si ritrova come sempre sotto al palco per partecipare attivamente allo show e soprattutto ai dialoghi col solito Enrico Giannone, questa sera fiero vestito di maglia Undertakers, il suo storico gruppo. Il repertoro, vien da sé, spazia sui grandi classici: la devastante “Linkin Pork” e ovviamente “Forrest Grind”, su cui Giannone chiede l’aiuto del pubblico almeno per la citazione dal quasi omonimo film che dà il via alle percussioni a tutta velocità, ‘corri Forrest, corri!’. Ovviamente la scaletta è incentrata sui brani del nuovo album “Manzo Criminale”, quaranta minuti di grindcore con tantissimi pezzi di spessore. Dal vivo, si erge a figura portante del muro sonoro dei quattro il batterista, noto a Roma come Er Mastino. Impressionante la violenza con cui aggredisce il suo strumento in ogni singolo brano. Ma non è da meno anche il chitarrista Cinghio, anche lui in ottima forma grazie anche alla doppia testata che amplifica a dismisura le sue note e al solito lavoro del bassista Gux, con la classica maschera scheletrica sul viso. Con canzoni che si rifanno anche agli headliner che verranno dopo (“Bufalismo”) e altri classici come “Dimmu Burger”, “Gux & Gabbana” e l’immancabile “Canzone del Sale” in finale di show, i Buffalo Grillz hanno rinsaldato ulteriormente il legame con i loro fan, in visibile aumento. Suoneranno a Roma un giorno sì e l’altro pure, ma è sempre un piacere ascoltarli quando l’umore della serata è sull’estremo.
BRUJERIA
Il tempo di respirare aria fresca seduti dietro il backstage del Traffic, un gazebo con una tenda a riparare i gruppi in programma, ed ecco un pulmino arrivare di corsa a pochi passi da noi. La porta scorrevole si apre come un sipario e la sagoma di Jeff Walker, docente di Storia della Musica Estrema I e II nelle migliori università del mondo, si materializza. Con lui quelle di Shane Embury, il solito omaccione, e dei due cantanti, Fantasma e Brujo, con Adrian Erlandsson che sale la rapida scalinata che conduce al palco per montare la sua batteria. Il tempo di una prova rapida dei suoni e il Traffic si riempie, con tutto il pubblico ad attendere l’inizio dello show. Entrano, conciati al solito come degli zapatisti, e parte un intro. “In This Country You Speak English Or You Get Out”, le parole di Pete Wilson, governatore repubblicano della California famoso per la linea dura contro gli immigrati, introduce “Raza Odiata”, brano-inno su cui le chitarre di Embury – pardon, Hongo – e del nuovo chitarrista (di cui non abbiamo capito il nomignolo) dettano i tempi. La canzone è una sorta di riscaldamento ma i due vocalist sono già in perfetta forma: cominciano il loro incessante dialogo con il pubblico, in messicano puro, fatto di propaganda pro-immigrazione e pro-droga. È tempo di dimostrare che il grindcore fa parte del loro background e quindi ecco una incendiaria “Colas De Rata”, su cui El Podrido può dimostrare come suonare la batteria a tutta velocità. Il pubblico inizia a fomentarsi con il ghigno in faccia, specie quando El Cynico, alias Jeff Walker, camicia aperta, sovrappeso di stampo alcolico, foulard bianco e cappello da cowboy, suona divertendosi. “Brujerismo” risulta una delle canzoni più pesanti, anche se i ritmi sono bassi, ed il coinvolgimento è ai massimi. È lo stile di vita del gruppo, bravissimo a compiere un autentico spettacolo nello spettacolo. Le conversazioni fra i due frontman e i fan sono continue. È così che non si può attendere molto per l’arrivo di “Matando Gueros”, forse la canzone più famosa dei Brujeria. Ottima la resa, con tanto di machete brandito da Brujo, ma l’impatto generato dalla fantastica “Anti-Castro” non ha eguali. Suoni grind ma dialogo più da rapper, per lanciare l’anatema a Fidel Castro e proclamare la superiorità messicana. Non si assiste solo a un ottimo concerto musicale, ci si diverte parecchio fino all’ultima nota, quando le arie della famosa “Macarena” vengono adoperate per cantare “Marjuana” in una sorta di karaoke dove sul palco rimangono solo i due cantanti e, come ospiti d’eccezione, almeno una cinquantina di fan, saliti sulle assi a cantare a squarciagola per una serata che ha divertito parecchio. A fine show, nel gazebo di cui sopra, la fila per fare le foto con i Nostri disponibili eroi era lunga.