A cura di Maurizio “morrizz” Borghi
Fotografie di Francesco Castaldo
In questo novembre ricco di appuntamenti, gli amanti del metalcore, quello dell’ondata del nuovo millennio fatta da riff melodeath ed ampi ritornelli, avranno sicuramente scelto questo mercoledì sera dell’Alcatraz di Milano. L’accoppiata BFVM/KSE è infatti particolarmente ghiotta: anche se con tutta probabilità entrambe le band hanno già toccato il picco della rispettiva carriera e si accompagnano nel lento declino, gli appassionati non mancano di pagar loro tributo, accodandosi in maniera pacifica sin dal tardo pomeriggio davanti al famoso club meneghino. I Cane Hill sono invece quella band semi-sconosciuta e dalle belle speranze che impreziosisce il cartellone, anche se di metalcore nella loro proposta non ce n’è molto. 18:45 e si parte, neanche il tempo di un pasto fugace nei dintorni…
CANE HILL
I Cane Hill non hanno inventato un cazzo. A vederli fanno merda direttissima in 4/4, assimilabile al primo ascolto. Sembrano uscire da una macchina del tempo, diretti dai primi 2000, e probabilmente ai tempi sarebbero suonati troppo generici. Pescano da Korn, PM5K e Marilyn Manson in maniera spudorata. Hanno senso di esistere visto che i protagonisti dell’epoca sono ancora attivi? La risposta è sì, perché sono dannatamente divertenti, e da oggi possiamo dire che lo sono anche dal vivo. Giusto un paio di sample, niente basi, sul palco sono anche un po’ più personali che su disco, dove l’effettistica va a snatutare la voce del frontman. Sono anche belli potenti e volgari, il che non guasta affatto. All’ultimo pezzo si prendono pure la soddisfazione di aprire un pit bello ciccione, e riescono a farsi seguire in un coro contro il neo eletto Donald Trump: davvero non male per un gruppo all’esordio. Il pubblico casuale ben presente ad apertura porte se lo sono ampiamente portato a casa.
KILLSWITCH ENGAGE
Quando salgono sul palco i KSE, il calore che li accoglie è da headliner. La band ha forgiato il movimento dopotutto e vederla esibirsi con Jesse Leach questa sera è pura gioia per le nostre orecchie. Oltre ad essere tornati alla formazione originale e ad aver pubblicato due dischi validi ed ispirati, in quest’occasione i Killswitch trasmettono quell’energia e quella voglia di divertirsi che ogni band dovrebbe avere in corpo, forse più degli stessi BFMV: se il gruppo non si è mai fermato e possiede un’unità ed uno spirito unico tutti siamo a conoscenza dello stato altalenante dei frontman. Testimoniamo però che Jesse, dal ritorno in formazione, è semplicemente eccellente, sia come trasporto che come prova vocale. I dodici pezzi in scaletta coprono ampiamente l’ultima fatica “Incarnate” e il precedente “Disarm The Descent”, con “Strength Of The Mind” che ha addirittura l’onore/onere di chiudere il set. Ovviamente il pezzo di cuore la band lo strappa nel trittico “My Last Serenade” / “The End Of Heartache” / “My Curse”, dove oltre a pogo e cori parte anche qualche limone e qualche chiamata alla fidanzata. Se avete voglia di tirare un pugno in faccia ad Adam D. per la presenza scenica non possiamo biasimarvi, sono quelle cose a cui non ci si abitua, per il resto i Killswitch Engage sono davvero inappuntabili.
BULLET FOR MY VALENTINE
L’early show arriva all’ultimo gruppo alle 21 spaccate, quando ad annunciare l’ultimo giro arriva l’immortale “Ace Of Spades” dei Motorhead. Il palco svela una scenografia semplice ma d’effetto, basata su luci e teloni con le iniziali della band, mentre i musicisti salgono on stage giocando l’abusatissima carta del ‘look da elegantoni’ sfruttata ampiamente, ma che per i Bullet è trovata piuttosto recente. La prova di Matt Tuck e soci è molto precisa e perfettina: come accade da sempre, questa pulizia viene additata dai puristi per screditare il gruppo, associandola alla definizione di ‘metal per giovani’, ormai ridicola dopo dieci anni di carriera. Questa ‘croce’ è comunque ‘delizia’ per gli accorsi all’Alcatraz, che sembrano godere parecchio dello spettacolo messo in piedi dai gallesi e lo supportano a gran voce, nonostante l’abuso di basi e riverberi ci faccia sinceramente storcere il naso. La scaletta dà il giusto spazio all’ultimo “Venom”, ma è ancora il debutto “The Poison” a fare la parte del leone: l’encore è infatti dedicato totalmente all’album più amato dei BFMV, dal quale vengono eseguiti “Her Voice Resides” , “Hand Of Blood” e, ovviamente, l’acclamatissima hit “Tears Don’t Fall”. Difficile far la parte dei leoni esibendosi subito dopo i Killswitch Engage… I BFMV pagano l’accostamento e portano a casa una mezza sconfitta, che in ogni caso non sembra deludere i sostenitori del gruppo.
Purtroppo le foto per i Bullet For My Valentine non sono disponibili per scelta del management della band.