05/01/2016 - CANNIBAL CORPSE + KRISIUN + HIDEOUS DIVINITY @ Alcatraz - Milano

Pubblicato il 04/05/2016 da

Report a cura di Simone Vavalà

Il cinepanettone il 26 dicembre, l’esodo estivo, seguire la Nazionale almeno per i mondiali. Manca qualche altra sicurezza del nostro Belpaese, all’elenco? Ma certo: la periodica, devastante e affidabile calata dei Cannibal Corpse, che non per nulla richiamano ormai da diversi lustri un pubblico fedele e devoto. È quindi con piacere che, dopo aver fisiologicamente saltato qualcuna delle loro più recenti esibizioni, ci rechiamo a vederli sull’ormai altrettanto classico palcoscenico dell’Alcatraz, accompagnati da una bella realtà emergente e un’altra band di (quasi) pari storia.

 

cannibal corpse - locandina milano - 2016

 

HIDEOUS DIVINITY
Giunti con largo anticipo all’Alcatraz, memori di recenti controlli di sicurezza degni dell’omonimo carcere, abbiamo il piacere di assistere per intero (miracolo!) all’esibizione della band di apertura, e per fortuna: i cinque romani mettono in scena un concerto di grandissima potenza e musicalmente impeccabile: circa tre quarti d’ora in cui riescono anche a ridurre leggermente l’approccio tecnico ben presente su disco a favore di un ancor più forte impatto. Leggasi: violenza. Il tutto grazie a una sezione ritmica assolutamente sugli scudi e una buonissima presenza scenica, su cui il vocalist Enrico si staglia con simpatia e senza mai sembrare sopra le righe. E scusate, ma quando mancano un paio d’ore all’arrivo sul palco dei Cannibal Corpse, farsi notare risulta doppiamente difficile ed apprezzabile. Sei pezzi si susseguono da entrambi i full-length finora pubblicati, con la chiusura affidata a “Cobra Verde”, trascinante title-track del loro ultimo lavoro; la convinzione di aver assistito all’esibizione di una band destinata a grandi cose, che non per nulla sta seguendo gli headliner per tutto il tour europeo, è forte.

KRISIUN
Altro giro, altro regalo, e quando tocca ai tre fratelli Camargo/Kolesne salire sul palco, la serata non cala certo d’interesse. Venticinque anni di attività si sentono e, a parte qualche piccola incertezza nel mixaggio iniziale, soprattutto per quanto riguarda la resa della batteria, i brasiliani sanno trascinare alla grande; anche per loro poco meno di un’ora intensissima, durante la quale la fanno da padrone i riff indemoniati e spezza-collo di Moyses, perfettamente integrati alla sezione ritmica semplicemente devastante. La scaletta della serata è incentrata per metà su “The Great Execution”, da cui vengono estratte “The Will To Potency”, “Blood Of Lions” e “Descending Abomination”, con la scelta di suonare un solo brano dell’ultimo “Forged In Fury”, ossia “Scars Of The Hatred”, e di non ripescare alcun classicone più datato; sicuramente a beneficiarne è il muro del suono complessivo, dato che i pezzi si susseguono senza permettere di rifiatare, con solo un brevissimo drum solo prima della conclusiva “Hatred Inherit”. Decisamente sul pezzo e come sempre in grado di tenere il palco alla grande anche se solo in tre.

CANNIBAL CORPSE
Sono le 21.20 quando tocca ai cinque Cannibali calcare il palco e come sempre l’atmosfera è particolare; ovvio, una band brutal death difficilmente fa assistere a scene d’isteria di massa da parte del pubblico, ma l’attesa è fortissima e, nonostante la frequenza dei loro passaggi in Italia, la partecipazione sempre caldissima. E a ragione: anche loro, come le precdenti due band, si esibiscono senza un nuovo album da promuovere, ma davvero per la band di Alex Webster questo è un punto di scarsa importanza: il primo colpo di mannaia è affidato a “Evisceration Plague” e un meraviglioso greatest hits si sussegue nell’ora e venti di esibizione, mettendo a dura prova i fedelissimi dell’headbanging. Serve sicuramente l’allenamento e il collo taurino di George Fisher per agitarsi ininterrottamente per tutto il tempo, ma pezzi come “Stripped, Raped And Strangled”, “The Wretched Spawn” o “I Cum Blood” farebbero pogare anche Stephen Hawking e fanno salire l’adrenalina alla grande; la band è in eccellente forma e anche l’occasionale e forse cattivella sensazione che Mazurkiewicz alle volte sia sotto tono rispetto al resto della band questa sera non fa affatto capolino. Ed è inoltre, al solito, accattivante l’atteggiamento scanzonato dei cinque deathster, pronti al sorriso mentre sciorinano note alla velocità della luce – Pat O’Brien su tutti. Dicevamo delle tradizioni, e come ormai da anni quasi sempre avviene la chiusura è affidata alla doppietta “Hammer Smashed Face” (costante) e “Devoured By Vermin” (orgasmo multiplo): roba che le lacrime scendevano meno copiose sulla conclusiva “Locomotiva” ai concerti di Guccini. Bentornati: vi aspettiamo di nuovo fedeli, accucciati sulle ginocchia e con le corna al cielo tra qualche mese.

0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.