29/09/2024 - CANNIBAL CORPSE + MUNICIPAL WASTE + IMMOLATION + SCHIZOPHRENIA @ Roundhouse - Londra (Gran Bretagna)

Pubblicato il 03/10/2024 da

La famosa Roundhouse di Londra è testimone di una delle serate più attese dai metal fan della capitale, domenica 29 settembre 2024.
La particolare struttura circolare di questa venue dalle parti di Camden Town ospita infatti un bill straordinario, che vede esibirsi Cannibal Corpse, Municipal Waste, Immolation e Schizophrenia.
Il tour porta sul palco quattro nomi di tutto rispetto, ciascuno con una propria forte identità musicale e con carriere che – pur con chiare differenze di longevità – stanno tutte vivendo ottimi momenti. Il pubblico, come spesso avviene in questi casi composto da una folla eterogenea di appassionati – giovanissimi e diversamente giovani, cultori e neofiti – dimostra sin da subito di essere pronto per una serata che promette faville: l’apertura porte è fissata per le 17 e, quando gli opener attaccano circa un’ora dopo, la sala appare infatti già piuttosto gremita…

La serata viene aperta dagli SCHIZOPHRENIA, band italo-belga che negli ultimi anni è riuscita a farsi un nome nella scena underground.
La loro proposta musicale, che mescola thrash e death metal secondo i dettami di classici come primi Sepultura, Sadus e Demolition Hammer, scuote immediatamente il pubblico della Roundhouse.
L’approccio è serrato e i brani vengono snocciolati senza grandi pause, mostrando come il quartetto non abbia alcuna intenzione di passare inosservato. A un certo punto, per accattivarsi ulteriormente la simpatia della platea, il bassista/cantante Ricky Mandozzi chiede se preferiscano sentire una cover di Morbid Angel o Slayer: buona parte della folla sembra votare per i secondi e così parte una versione tiratissima di “Necrophiliac”, ennesima esplosione di energia in un set che comunque trasmette anche un senso di violenza controllata, ben bilanciata dalla perizia tecnica dei membri della band.
I presenti paiono accogliere con un certo entusiasmo i brani dei ragazzi, mostrando apprezzamento per una band che, nonostante l’età piuttosto giovane, sta dimostrando di avere le carte in regola per ritagliarsi un suo posto nel panorama europeo.

A seguire, è quindi il turno dei maestri IMMOLATION: la loro presenza cambia subito il tono della serata, portando con sé un’atmosfera più tesa e opprimente.
Rispetto agli opener, c’è ovviamente meno ‘tupa-tupa’, a favore di un muro di suono estremamente più denso e minaccioso, conseguenza di un fitto intreccio di riff complessi e dissonanti, con il quale il quartetto punta immediatamente a soffocare il pubblico.
Ross Dolan, con la sua imponente presenza scenica, guida la band attraverso una scaletta che mette in mostra alcune hit del repertorio recente (“An Act of God”, “The Distorting Light”, “A Glorious Epoch”), la cui interpretazione vede come al solito Robert Vigna sugli scudi. Il chitarrista è infatti la vera forza creativa all’interno degli Immolation: con il suo stile unico, caratterizzato da movimenti frenetici e improvvisi, quasi teatrali a tratti, Vigna offre al pubblico una lezione di tecnica e presenza scenica, aggiungendo un elemento visivo affascinante soprattutto per coloro che hanno scarsa familiarità con il repertorio del gruppo.
Non mancano comunque momenti di puro headbanging collettivo durante i passaggi più dritti, a dimostrazione che, nonostante il loro sound sia più complesso e meno immediato rispetto ad altre band death metal, gli statunitensi sanno come coinvolgere e conquistare una platea.
Si può insomma parlare di un’esibizione più che soddisfacente per questi veterani, ancora una volta esemplari nel condurci per mano attraverso un’esperienza sonora e visiva capace di bilanciare brutalità e atmosfera.

L’atmosfera si fa decisamente più vivace con l’arrivo dei MUNICIPAL WASTE, i quali invece portano sul palco un’energia completamente diversa rispetto a quella degli Immolation: con il loro stile prettamente crossover thrash, sovente caratterizzato da strutture semplici e testi ironici, gli statunitensi trasformano la Roundhouse in un grande party, con la folla che subito si lascia trascinare in pogo e crowd surfing senza sosta.
Il frontman Tony Foresta, noto per la sua capacità di intrattenere il pubblico, non delude le aspettative, incitando costantemente i fan a partecipare e a dare il massimo, arrivando persino a lanciare un bidone dell’immondizia in mezzo al pogo; brani come “Headbanger Face Rip” e “Wave of Death” contribuiscono a scatenare un entusiasmo contagioso, con il pubblico che risponde con foga a ogni nota.
Un punto forte della performance è senz’altro la capacità della band di mantenere un ritmo incalzante per tutta la durata del set: i ragazzi non sono più di primissimo pelo – in particolare il batterista Dave Witte (ex Human Remains, Discordance Axis, Burnt By The Sun) – eppure all’interno dello show non si rintraccia un solo vero momento di pausa, con ogni canzone che diventa un inno alla velocità e un movimento sul palco da parte dei vari musicisti che denota quasi un’efficienza militare, ma sempre con quel tocco di anarchia controllata che nel tempo è diventato il marchio di fabbrica del gruppo.

Dopo queste tre esibizioni molto convincenti, il momento più atteso della serata arriva finalmente con l’ingresso sul palco dei CANNIBAL CORPSE.
Questa sera, tra le consuete ovazioni per la comparsa del gruppo, si respirano comprensibilmente anche un pizzico di curiosità e di timore, visto che è ormai noto a tutti come il chitarrista Erik Rutan sia stato costretto a fare ritorno negli Stati Uniti il giorno prima del concerto a causa di un grave imprevisto: l’uragano Helen ha infatti colpito duramente la sua casa, costringendo il musicista ad abbandonare il tour. La notizia, diffusa solo nella giornata di sabato 28 settembre, ha gettato un’ombra sul tour, soprattutto considerando che non c’è stato il tempo di trovare un sostituto: la sera precedente, in quel di Birmingham, la band si è esibita come quartetto, e anche questa sera troviamo Rob Barrett come unico chitarrista.
L’attacco di “Blood Blind” e i brani successivi tranquillizzano però la platea: la mancanza di Rutan è percepibile, soprattutto nei momenti più tecnici e complessi del set, ma i Cannibal Corpse riescono comunque a mantenere alta la qualità dello spettacolo.
Barrett trova il modo di sostenere il peso del set con grande perizia e sicurezza, favorito dalla relativa semplicità di alcuni dei pezzi presenti in scaletta questa sera (“Scourge of Iron”, “Death Walking Terror”, “Disposal of the Body”), mentre Alex Webster cerca di assumere un ruolo più centrale con l’intento di compensare all’assenza di Rutan sia a livello sonoro che scenico.
Il pubblico, consapevole dell’emergenza, risponde con grande calore, incitando il gruppo anche quando il muro di suono sembra effettivamente perdere qualcosa della consueta potenza: soprattutto all’altezza degli assoli, la ritmica appare infatti scoperta, ma d’altronde in una situazione come questa non vi sono troppi espedienti che reggano, visto che parliamo di una band che non utilizza basi pre-registrate.

Detto ciò, l’impatto dei Cannibal Corpse resta comunque significativo, anche perché i brani dai tempi più lenti e schiaccianti (vedi ad esempio la suddetta “Scourge of Iron”), sono diventati ormai un punto fermo nei loro show. Queste scelte non solo permettono alla band di creare una tensione maggiore e di diversificare il set, ma, considerando l’età avanzata di alcuni membri, offrono anche momenti in cui possono riprendere fiato senza sacrificare la potenza sonora.
Corpsegrinder, in particolare, approfitta di questi rallentamenti per prendersi qualche pausa tra i brani, parlando un po’ di più al pubblico rispetto ai concerti di qualche anno fa: i suoi interventi, spesso carichi di ironia e humor macabro, non solo contribuiscono a ravvivare ulteriormente l’ambiente, ma evidenziano anche la sua sempre più sviluppata capacità di mantenere il controllo della scena con una presenza carismatica e dominante.
Nonostante qualche comprensibile sbavatura dovuta alla mancanza del quinto membro, la formazione mantiene quindi un livello di energia e precisione notevole, con pezzi come “Unleashing the Bloodthirsty” e “Kill or Become” che mostrano tutta la coesione del gruppo, a dispetto delle circostanze avverse.
La serata alla Roundhouse di Londra si può insomma definire un successo, al di là di tutto: le performance di Schizophrenia, Immolation e Municipal Waste hanno preparato alla grande il terreno per i re del death metal, i quali hanno saputo affrontare una situazione difficile con professionalità e determinazione.
Rimane ora da vedere se la band deciderà di continuare il tour come quartetto o se verrà trovato un sostituto per Rutan nelle prossime date. In ogni caso, la tappa londinese resterà probabilmente nei ricordi dei presenti come un esempio della resilienza e dell’energia senza fine di una delle band più influenti del nostro panorama.

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