A cura di Giacomo Slongo
Fotografie di Federico Rucco
Approda anche a Milano, in un’uggiosa serata di fine novembre, il carrozzone dello A Skeletal Domain Europe Tour, che nelle ultime settimane sta portando a spasso per il Vecchio Continente tre pesi massimi del roster Metal Blade Records: gli immarcescibili Cannibal Corpse, recentemente tornati sul mercato con uno dei dischi più riusciti della loro venticinquennale carriera; i funambolici Revocation, astri ormai affermati del movimento techno-thrash/death contemporaneo; e i satanassi Aeon, che dopo un importante cambio di formazione (il chitarrista/songwriter Daniel Dlimi è stato infatti sostituito da Ronnie Björnström) sembrano ora intenzionati a macinare date su date per recuperare il terreno perduto. Un bill allettante per qualsiasi fan di musica estrema, mutilato però dei suoi opener – i sopracitati autori di “Aeons Black” e “Rise To Dominate” – a poche ore dai due attesissimi appuntamenti italiani! Tutt’ora non sono chiare le motivazioni che hanno spinto la formazione scandinava ad assentarsi dalla tournée e ricongiungersi al resto della truppa in Svizzera (voci ufficiali parlano di problemi governativi), sta di fatto che quando varchiamo le soglie del noto locale di Via Valtellina ogni cosa è pronta per accogliere sul palco i Revocation, improvvisamente investiti del ruolo di apripista…
REVOCATION
Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando, di spalla ai Dying Fetus nella primavera 2010, David Davidson e soci tennero i loro primi concerti sul suolo italiano. Nell’arco di quattro anni i Nostri sono infatti passati dall’essere un nome tutto sommato di nicchia, noto a qualche fan di Atheist, Dark Angel e Decrepit Birth, al divenire un’affermata realtà del panorama extreme metal mondiale, trascorrendo più tempo sopra un tourbus che in casa propria e trasformandosi in un’autentica macchina da guerra on-stage. Facile quindi presagire l’esito dello show di questa sera, cominciato in perfetta linea col ruolino di marcia imposto dall’organizzazione (alle 19.55 in punto) ed esploso come un uragano sulle note del frenetico up-tempo “The Hive”, brano perfetto per dare fuoco alle polveri della setlist. I suoni, almeno per i primi minuti, risultano essere tutt’altro che ben calibrati, ma questo piccolo inconveniente non impedisce alla formazione di Boston di procedere spedita per la propria strada, destreggiandosi fra partiture ultra-complesse e stacchi groovy sempre più importanti nell’economia del Revocation-sound. Tracce come “Fracked” o la lunga “Madness Opus”, ricca di uncini melodici e stop’n’go da puro headbanging, non tardano guarda caso a smuovere le prime file dell’Alcatraz, mentre sul palco è come sempre Davidson a fare il bello e il cattivo tempo: impeccabile alla sei corde e spavaldo dietro il microfono, il barbuto musicista statunitense dimostra di essere cresciuto moltissimo nei panni di frontman, traghettando come un vero leader la performance verso il porto sicuro del successo. Cinquanta minuti di puro delirio thrash/death, avanti così.
CANNIBAL CORPSE
Avete presente lo slogan “ti piace vincere facile” di una celebre pubblicità di gratta e vinci italiana, divenuto nel tempo un autentico tormentone mediatico? Be’, questa sera i Cannibal Corpse devono averlo preso chiaramente alla lettera. Non si spiega altrimenti la scelta della band di Tampa di salire sullo stage e buttarsi a capofitto nell’esecuzione della tripletta “Staring Through The Eyes Of The Dead”/“Fucked With A Knife”/“Stripped, Raped And Strangled”, posta niente di meno che in apertura del capolavoro “The Bleeding”! Una partenza inaspettata e fenomenale, che come vedremo fungerà soltanto da antipasto all’esagitatissimo pubblico dell’Alcatraz, stipato ormai in ogni angolo del locale. Ma prima concentriamoci su due aspetti: il primo – per certi versi più banale – è dato dalla forma smagliante del quintetto statunitense, che superata da un pezzo la soglia dei quaranta non ne vuole proprio sapere di mollare la presa dallo scettro del death metal mondiale. Alex Webster, Paul Mazurkiewicz, Rob Barrett, George Fisher e Pat O’ Brien sono l’equivalente di un’armata di caterpillar, un’assoluta garanzia in termini di carisma, pesantezza e padronanza strumentale, implacabili sia quando sono parti groove e rocciose a farla da padrone (“Scourge Of Iron”, “Evisceration Plague”) sia nei momenti più frenetici e selvaggi (“Sadistic Embodiment”, “Demented Aggression”), ridicolizzando in una manciata di battute l’80% delle nuove leve in circolazione. Il secondo aspetto – sorpresa delle sorprese – è dato dai suoni perfetti che quest’oggi hanno baciato l’intera performance, al punto che a tratti – non esageriamo – è parso di stare ascoltando un CD, con i riff di chitarra, i pattern ritmici e la voce a deflagrare con incredibile nitidezza dalle casse. E la scaletta? Come anticipato poc’anzi, in assoluto la migliore degli ultimi anni. Nell’arco di circa ottanta minuti i Nostri hanno ripercorso in lungo e in largo la loro discografia, estraendo dal cilindro (oltre ai consueti cavalli di battaglia) almeno una manciata di perle. Che dire infatti di “Addicted To Vaginal Skin”, riproposta in tutta la sua putrefatta bellezza dopo secoli di latitanza, della grind-oriented “Dormant Bodies Bursting” o della ferocissima “Disposal Of The Body”? Niente, perchè a fronte di una simile mattanza (scandita da un pogo grande metà sala) l’unico sentimento a prevalere è soltanto un profondo, sentitissimo rispetto. Lunga vita ai Cannibal Corpse, oggi più che mai.
Setlist:
Staring Through The Eyes Of The Dead
Fucked With A Knife
Stripped, Raped And Strangled
Kill Or Become
Sadistic Embodiment
Icepick Lobotomy
Scourge Of Iron
Demented Aggression
Evisceration Plague
Dormant Bodies Bursting
Addicted To Vaginal Skin
The Wretched Spawn
Pounded Into Dust
I Cum Blood
Disposal Of The Body
Make Them Suffer
A Skull Full Of Maggots
Hammer Smashed Face
Devoured By Vermin