Report a cura di Giacomo Slongo
Fotografie di Enrico Dal Boni
Fedeli allo schema ‘album – tour mondiale – album’ che ne ha sempre contraddistinto la carriera, gli eroi del death metal a stelle e strisce tornano a visitare l’Italia per un’unica data dall’alto tasso di efferatezze e barbarie. Ad accompagnarli nella promozione del notevole “Red Before Black”, nei negozi ormai da qualche mese, i compagni di merende The Black Dahlia Murder e i semisconociuti In Arkadia, per un bill piuttosto eterogeneo in grado di spaziare tra diverse sfumature del genere estremo per antonomasia. Purtroppo, causa rallentamenti autostradali, giungiamo al Live Music Club di Trezzo sull’Adda quando ormai lo show degli opener francesi è agli sgoccioli, anche se a giudicare dai commenti uditi in sala non sembra che il loro death-core tutto muscoli e breakdown abbia fatto granchè breccia nei cuori della platea meneghina. Sotto quindi con le portate principali della serata…
IN ARKADIA
THE BLACK DAHLIA MURDER
Si può dire tutto dei The Black Dahlia Murder, ma non che manchino loro perseveranza e attitudine. In poco meno di vent’anni di carriera i Nostri non hanno mai confezionato un capolavoro, né si sono avventurati oltre quel mix di At The Gates, ultimi Carcass e Necrophobic sperimentato sull’esordio “Unhallowed”, eppure, a suon di dischi rilasciati con cadenza puntualissima e di tournée incessanti sia nel Nuovo che nel Vecchio Continente, oggi possono contare su un seguito invidiabile e su un’esperienza ultra consolidata, che puntualmente li mettono nelle condizioni di imbastire performance di alto livello. Un canovaccio rispettato in ogni suo punto anche in quel di Trezzo sull’Adda, con la band di Detroit disinvoltissima nella tenuta del palco e nell’esecuzione della setlist proposta, tributo sincero e frenetico (forse fin troppo) alla leggendaria scena melodic death metal dei Nineties. Detto che le capacità tecniche dei Nostri non possono essere messe in discussione, così come le doti di frontman di Trevor Strnad, le uniche note stonate dello show vanno proprio rintracciate nella smania e nell’eccessiva omogeneità del repertorio, tanto inattaccabile sul piano formale quanto povero di soluzioni in grado di distinguersi le une dalle altre. Un limite che da sempre caratterizza il songwriting del gruppo – il quale dà spesso l’impressione di concentrarsi più sull’intensità dei blast beat e del guitar work che sul respiro melodico dei vari passaggi – ma che nella dimensione live non si traduce mai in una risposta fredda da parte del pubblico, anche questa sera reattivo agli input dei musicisti e al deflagrare di episodi lancinanti come “Widowmaker”, “Jars”, “What a Horrible Night to Have a Curse” e “Everything Went Black”. Un plauso quindi all’affiatamento e alla professionalità, qualche remora invece su certe scelte stilistiche. Dal canto nostro, ci auguriamo che brani ritmati sulla scia di “Nightbringers” e “Warborn” possano trovare maggiore spazio in futuro.
Setlist:
Widowmaker
Contagion
When The Last Grave Has Emptied
Jars
Kings Of The Nightworld
What A Horrible Night To Have A Curse
Nightbringers
Matriarch
On Stirring Seas Of Salted Blood
Catacomb Hecatomb
Everything Went Black
Warborn
CANNIBAL CORPSE
Come trovare parole nuove per descrivere lo show di una delle band più inossidabili dell’intero panorama estremo? Come fingersi stupiti dall’assoluta nonchalance con cui questi cinque americani, ormai prossimi alla soglia dei cinquanta, macinano date su date in giro per il mondo ridicolizzando puntualmente la concorrenza? Già… come? Semplicemente, non si può. Da trent’anni a questa parte il marchio Cannibal Corpse è sinonimo di qualità e sostanza inattaccabili; un esempio per svariate generazioni di death metaller sia dal vivo che su disco, di fronte al quale viene naturale prostrarsi in segno di rispetto sempiterno. In tour per promuovere il recente “Red Before Black”, i Nostri puntano forte sulla loro ultima creatura e sul materiale che nell’ultimo decennio ne ha rivitalizzato lo stile, aspettando quasi una decina di brani prima di immergersi nel repertorio dei Nineties con la ferocissima “Pounded Into Dust”. Buona parte della setlist è insomma dedicata ai giochi di chiaroscuro, alle ritmiche frastagliate e alla concatenazione di sfuriate/rallentamenti del cosiddetto periodo post-“Kill”, con le varie “Only One Will Die”, “Evisceration Plague” e “Kill or Become” a risuonare sopra le teste di un pubblico numeroso e caldissimo, sempre pronto a lanciarsi in esercizi di headbanging o in circle pit dall’intensità allarmante. Se il supporto della platea è costante come da tradizione, altrettanto telefonata è la prova dei musicisti sul palco, priva di qualsivoglia sbavatura. Parliamo di una compattezza e di una precisione raggiungibili solo dopo migliaia di concerti in tutto il mondo, esaltate da un approccio strumentale che è la perfetta sintesi tra orecchiabilità e brutalità e che non manca mai di ricordare ai presenti lo strapotere della vecchia guardia a stelle e strisce. Un’ora e venti di concerto siglata dall’immancabile doppietta “Stripped, Raped and Strangled”/“Hammered Smashed Face” (da segnalare il duetto tra Fisher e Strnad sulla prima) riassumibile come l’ennesima, grande dimostrazione di integrità da parte di questi musicisti leggendari. Al prossimo bagno di sangue, cari Cannibal Corpse.
Setlist:
Code Of The Slashers
Only One Will Die
Red Before Black
Scourge Of Iron
Evisceration Plague
Scavenger Consuming Death
The Wretched Spawn
Pounded Into Dust
Kill Or Become
Gutted
Corpus Delicti
Devoured By Vermin
A Skull Full Of Maggots
I Cum Blood
Make Them Suffer
Stripped, Raped And Strangled
Hammered Smashed Face