VEIL OF MAYA
I Veil Of Maya hanno calcato il palco soltanto una ventina di minuti dopo l’apertura delle porte. Comprensibile quindi che il pubblico fosse ancora esiguo e per lo più interessato a dare uno sguardo al bancone del merchandise. Il quartetto death-thrash statunitense, cogliendo comunque l’importanza della serata, si è dato un gran da fare per cercare di strappare qualche consenso e si può dire che la sua missione sia stata compiuta, visto che alla fine del suo show c’erano almeno due/trecento persone davanti al palco. La band ha dimostrato di avere ancora parecchio da lavorare sul fronte presenza scenica, mentre è stata in grado di riproporre assai fedelmente le trame del recente album “The Common Man’s Collapse”, acquistando inoltre quell’aggressività che su disco è spesso nascosta da una produzione molto fredda. Vedremo cosa riusciranno a combinare in studio la prossima volta, ma dal vivo i ragazzi possono solo migliorare.
BENEATH THE MASSACRE
A livello di freddezza e statiticità, purtroppo non si sono fatti grossi passi in avanti con l’arrivo dei Beneath The Massacre. Strano, perchè la band canadese, da un paio d’anni costantemente in tour, dovrebbe ormai aver sviluppato una certa confidenza con il palco. Invece – a parte Elliot, il frontman, che qua e là ha “rubato” qualche movenza a Frank Mullen dei Suffocation – i nostri hanno ancora una volta palesato dei limiti abbastanza evidenti, riuscendo però a compensarli con una ottima esecuzione, che ha comunque portato buona parte dei fan a esaltarsi durante lo show. Nella setlist la parte del leone le hanno fatte ovviamente le tracce estratte dalll’ultimo “Mechanics Of Dysfunction”, ma c’è stato spazio anche per un brano tratto dall’imminente “Dystopia” e per “Nevermore” e “Comforting Prejudice” dal primo EP. Nel complesso, una performance sufficiente.
ROTTEN SOUND
Di certo non si può dire che i Rotten Sound dal vivo siano freddi! Attaccando con “Targets”, una delle loro hit principali, i ragazzi finlandesi hanno letteralmente fatto a pezzi la concorrenza esibitasi sino ad allora e creato il vuoto tra le prime file, che si sono subito aperte in un feroce pogo vecchio stampo. Da qui in poi lo show è stato tutto in discesa per il quartetto, che, nonostante non abbia potuto contare su dei suoni pulitissimi, è riuscito a mostrare tutto il suo potenziale distruttivo, suonando una quindicina di pezzi in poco meno di mezz’ora e lasciando chiunque senza fiato. Dopo due band che fanno molto leva sulla tecnica, ci voleva proprio una parentesi esclusivamente devota alla brutalità.
1349
In un bill come questo i 1349 non c’entravano un fico secco, ma, forse perchè i fan americani sono poco abituati ad assistere a live show black metal, il concerto dei norvegesi ha riscosso un grandissimo successo. La band, con alla batteria l’ormai noto turnista Tony Laureano (Nile e Dimmu Borgir, fra i tanti), ha privilegiato il suo materiale più thrashy e cadenzato, coinvolgendo gli astanti in moti di headbanging che si sono protratti per tutta la mezz’ora a sua disposizione. Semplice ma efficace è stata la presenza scenica, con il frontman Ravn a calamitare l’attenzione di tutti grazie alla sua notevole altezza, e più che adeguati i suoni. Ci si aspettava ben poco, ma alla fine dei conti non è stato per niente un brutto show.
DYING FETUS
Con lo show dei Dying Fetus la serata è entrata pienamente nel vivo. Il gruppo americano si è presentato ancora una volta come terzetto, con il solo John Gallagher alla chitarra, ma, puntando tutto sul suo materiale più “ignorante”, non ha affatto avuto problemi a coinvolgere il pubblico, il quale ha risposto davvero alla grande. Il pogo più ampio della serata si è infatti verificato proprio durante l’esibizione degli autori di “War Of Attrition”, che hanno riversato sulla folla una scarica mosh dopo l’altra. Eccellenti le esecuzioni di “We Are Your Enemy” e di “Praise The Lord (Opium Of The Masses)”, ma tutta la mezz’ora a disposizione dei nostri si è mantenuta su alti livelli. Non importa dunque che siano in tre o in quattro… dal vivo i Dying Fetus sono sempre e comunque garanzia di divertimento.
NECROPHAGIST
Incredibile il responso ottenuto dai Necrophagist questa sera. Come noto, il gruppo tedesco non è certo alfiere di una proposta orecchiabile e/o commerciale, eppure da qualche tempo a questa parte pare che il pubblico locale sia completamente impazzito per loro, tanto che i nostri sono ormai al quarto tour americano consecutivo nell’ultimo anno e mezzo! Difficile dare una spiegazione a una tale esplosione, sta di fatto che la band è stata accolta da trionfatrice e si è esibita davanti a un pit stra-colmo di gente. Un concerto, quello di Muhammed Suiçmez e compagni, che ha davvero esaltato per impatto e precisione. La band, grazie a questa intensa attività live, è migliorata tantissimo sul palco e oggi riesce a offrire quella presenza scenica che sino a qualche tempo fa mancava del tutto dai propri show. È stato veramente un grande piacere constatare il miglioramento di questi ragazzi, ora sempre più vicini a diventare uno dei gruppi di punta della scena death metal mondiale. L’esecuzione di brani del calibro di “The Stillborn One” e “Fermented Offal Discharge” ha rappresentato uno degli highlight dell’intero festival.
SUFFOCATION
Poco da appuntare anche sulla performance dei maestri di New York, i Suffocation, anche se – a onor del vero – vista la circostanza ci stavamo aspettando una scaletta maggiormente improntata sui classici. La band ha infatti dato ampio spazio ai brani tratti dall’omonimo, ultimo lavoro, lasciando alle perle di “Effigy Of The Forgotten” e “Pierced From Within” un ruolo di contorno. Non certo una tragedia, visto che il materiale di “Suffocation” è comunque buono, ma chi scrive, visto il breve tempo a disposizione, avrebbe preferito ascoltare una “Thrones Of Blood”, anzichè una “Abomination Reborn” o una “Entrails of You”. Ottima comunque la prova strumentale di tutta la band e grandiosa come al solito quella di Frank Mullen, che continua a confermarsi uno dei frontman più capaci e divertenti della scena death metal (ormai mitico il suo gesto con la mano nelle parti più tirate!). Verso fine show c’è stato inoltre spazio per un pezzo che andrà a far parte del prossimo album dei nostri: non abbiamo colto il titolo, ma la musica ci è piaciuta parecchio, soprattutto nella parte centrale, nella quale i nostri hanno sfoderato uno dei loro famosi breakdown. Giudicando da questa traccia, pare proprio che in futuro i Suffocation non si allontaneranno granchè dal loro classico stile… e noi non potremmo chiedere di meglio.
CARCASS
Non si è trattato di un festival open air: questa prima data del “Exhume To Consume Tour 2008” è stato un vero e proprio concerto da headliner dei Carcass. Di conseguenza, il gruppo si è portato dietro il suo personale impianto luci e, soprattutto, tutta la sua scenografia, comprendente anche un grosso telone sul quale, durante lo show, sono state proiettate scene di autopsie, immagini di carne macellata e altre prelibatezze! Un tocco ulteriore di spettacolarità a un concerto che, sotto il profilo musicale, ha fatto letteralmente venire la pelle d’oca. Ci eravamo già esaltati a mille al Gods Of Metal un paio di mesi fa per l’esibizione dei nostri, ma quella di questa sera è andata davvero ben oltre le più rosee aspettative. Sarà stato per il fatto di trovarsi al chiuso, con le luci e la scenografia a giocare un ruolo importante, oppure perchè i suoni erano prossimi alla perfezione… sta di fatto che gli ottanta minuti di Carcass che ci siamo gustati alla fine sono apparsi veramente troppo pochi! La band ha suonato talmente bene ed è apparsa così in forma – compreso Jeff Walker alla voce – che a tratti è sembrato quasi di trovarsi di fronte allo stesso gruppo di quindici anni fa. Il sottoscritto di concerti ne ha visti a centinaia nella sua vita, ma questa sera una “Incarnated Solvent Abuse” ha quasi fatto venire le lacrime agli occhi. Insomma, quella dei Carcass è stata di gran lunga la performance migliore della serata, nonchè una delle migliori alle quali chi scrive abbia assistito quest’anno. Grazie ragazzi!