Live report a cura di Alessandro Corno, foto a cura di Francesco Castaldo
Children Of Bodom + Cannibal Corpse: quante polemiche ha alimentato la scelta di porre un gruppo che ha fatto la storia del metal estremo di spalla ad uno decisamente più recente! Purtroppo le leggi di mercato non sempre sono meritocratiche, anche se in questo caso la qualità dell’headliner era comunque all’altezza. Come al solito però, quando si alza una polemica, la voce gira e l’evento in questione diventa più popolare, e in effetti la serata dello scorso 10 febbraio ha fatto registrare un’ottima affluenza di pubblico di tutte le età. Le band hanno risposto con prestazioni praticamente impeccabili, dall’impatto frontale dei Cannibal alla perizia strumentale dei Children, con un buon ricordo lasciato anche dagli opener Diablo.
DIABLO
In pochi stasera conoscono i Diablo, ma sotto al palco si accalca già un buon numero di fan quando il quartetto finlandese entra in scena e parte con “Trial Of Kings”. “Icaros” segue a ruota e si distingue per una bella alternanza tra riff secchi e aperture melodiche. Il gruppo soffre di un audio inizialmente non eccezionale, ma le cose migliorano col passare dei minuti e alla fine del brano gli applausi non mancano. La prestazione della band è compatta e convincente anche come tenuta di palco. I pezzi, per lo più tratti dall’ultimo lavoro “Icaros”, non sempre risultano efficaci in sede live, come ad esempio “Into The Sea”, dove il cantante-chitarrista Rainer Nygard sembra pretendere un po’ troppo dalla sua ugola. Più d’impatto la successiva e thrashy “Symbol Of Eternity”, o “Resign From Life”, brano dalle belle accelerazioni e con un buon assolo di Marko Utriainen. “Living Dead Superstar” chiude il primo concerto della serata con Rainer in posa simil-Hetfield che invita tutti i fan a incontrare la band vicino alle uscite dopo lo show dei Cannibal. Buona prova.
CANNIBAL CORPSE
Ragazzi, quanta gente stasera è venuta per i Cannibal! Le prime file pullulano infatti di deathster con le maglie della band, impazienti che i loro beniamini salgano sul palco e in buona parte scontenti del fatto che una formazione storica come questa debba far da spalla ai ben più giovani headliner. L’assalto ha inizio con la devastante “The Time To Kill Is Now” e prosegue con “Death Walking Terror”. Corpsegrinder, pesante come un carrarmato, si pianta al centro del palco con tutta la sua mole e, tra una “Evisceration Plague” e una incredibile “I Cum Blood”, si prende tutti gli applausi del pubblico. I cori ‘Cannibal, Cannibal!!!’ si alzano a gran voce e non potrebbe essere altrimenti, vista la prestazione del quintetto: un muro di suono impenetrabile fatto di riff potentissimi su cui si staglia il growl dell’imponente frontman. Pause tra un brano e l’altro ridotte al minimo sindacale, solo death metal senza compromessi che scuote la platea. “Fucked With a Knife” fa partire un gran pogo e lo stesso accade per la nuova “Priests Of Sodom”, un macigno dal vivo. Il massacro però ovviamente arriva con “Hammer Smashed Face”, accolta con un boato assordante, e si completa con la conclusiva “Stripped, Raped And Strangled”. Niente scenografia o luci aggiuntive, solo loro, il palco e una decina di selvagge bordate death metal: i Cannibal Corpse lasciano ancora una volta un segno indelebile del loro passaggio. Dopo gli applausi e le urla di acclamazione, il pensiero sotto palco è quasi unanime (quasi perché non mancano i giovani che dei Cannibal avevano solo sentito parlare… beata gioventù): sarà dura per i Children Of Bodom fare di meglio.
Setlist:
The Time To Kill Is Now
Death Walking Terror
Disfigured
Evisceration Plague
I Cum Blood
Fucked With A Knife
Sentenced To Burn
Make Them Suffer
Priests Of Sodom
Unleashing The Bloodthirsty
Hammer Smashed Face
Stripped, Raped, And Strangled
CHILDREN OF BODOM
Cambio palco, buona occasione per un giro veloce tra bar e merchandising. Basta dare uno sguardo qua e là per rendersi conto di quanti ragazzi giovani di entrambi i sessi siano accorsi per i Children Of Bodom, fatto, questo, che non può che far bene alla scena metal. Il locale è infatti ormai pieno, anche se non manca qualche gruppetto di fan giunti solo ed esclusivamente per i Cannibal Corpse che si avvia verso le uscite, mormorando qualche lamentela per la posizione in scaletta del gruppo americano. Parallelamente sotto al palco si accalca una folla vociante che acclama i cinque ragazzi finlandesi con impazienza. Alexi e compagni si presentano sul palco senza troppe cerimonie e, freddi come iceberg, iniziano con “Hellhounds Of My Trail”, opener dell’ultimo lavoro, “Blooddrunk”. Il gruppo inizialmente non concede pause e attaccate arrivano “Living Dead Beat” e “Sixpounder”. Alexi, dallo sguardo impassibile, si prende la prima sosta scandendo il primo di mille “fuck you!” e, puntando lo sguardo su una platea che applaude e urla a gran voce, chiama il moshpit per la canzone successiva, “Smile Pretty For The Devil”. I suoni, praticamente perfetti a centro sala, valorizzano una prestazione maiuscola di tutta la band con il frontman che ovviamente si prende il 90% della scena. Piede fisso sulla spia e chitarra appoggiata sulla gamba durante i soli, uno dei ragazzi più talentuosi degli ultimi anni calamita gli sguardi di tutti i presenti e si gode un successo sempre maggiore, che sembra però essere ancorato più ai pezzi storici. Notevole infatti la contrapposizione tra la risposta al nuovissimo repertorio e quella a brani più datati come “Silent Night, Bodom Night”, dove si vedono i “veri” Children Of Bodom con ritmiche serrate, doppia cassa a manetta e le tipiche rincorse tra chitarra e tastiera. È il turno di “Follow The Reaper” e la band dedica a questo disco ben quattro brani di seguito, nell’ordine “Hate Me!”, “Children Of Decadence”, “Bodom After Midnight” e la stessa titletrack. A questo punto non si può far a meno di constatare come l’eccezionale performance strumentale lasci un po’ troppo in secondo piano il coinvolgimento del pubblico e infatti la tensione che si viveva ad inizio concerto (per non parlare di quella che era nell’aria durante il gruppo precedente) va via via scemando. D’altronde, anche la freddezza di cui sopra è parte integrante dell’attitudine di questa band. “Blooddrunk” passa senza lasciare chissà quali memorie, mentre altrettanto non si può dire degli ultimi brani in scaletta. “Downfall”, “Bed Of Razors” e “Hate Crew Deathroll” danno l’ultimo colpo di coda, scatenando pogo e crowd surfing, e chiudono degnamente uno show complessivamente più che positivo.
Setlist:
Intro
Hellhounds On My Trail
Living Dead Beat
Sixpounder
Smile Pretty For The Devil
Silent Night
Banned From Heaven
Hate Me! Children of Decadence/Bodom After Midnight
Follow the Reaper
Blooddrunk
In Your Face
Angels Don’t Kill
Lake Bodom/Bodom Beach Terror
Downfall
Bed of Razors
Hate Crew Deathroll