A cura di Gennaro “DJ Jen” Dileo
Avanti, chi di voi avrebbe scommesso sulla possibilità di assistere ad un concerto dei Cinderella in Italia nel 2011? La calata della band coincide con il venticinquesimo anniversario di carriera, e quale occasione migliore per festeggiare una carriera iniziata nel 1986 ed interrotta troppo presto a causa della famigerata ascesa del grunge? A differenza di alcuni colleghi, i Nostri non hanno azionato la modalità banderuola seguendo il trend del grunge ottenendo risultati disastrosi (qualcuno ha detto Warrant?). Giunti all’Estragon intorno alle 20:00, avvistiamo già un nutrito numero di fan che sembrano davvero usciti dal Sunset Strip: trucco, capelli cotonati, acconciatura mullet, baffi a manubrio, vestiti discinti per le donzelle più avvenenti e giacche di jeans addobbate con le consuete toppe di ordinanza. Le premesse per fare un salto nel passato con la macchina del tempo ci sono tutte, ma si tratterà di un triste amarcord o assisteremo ad un concerto da tramandare ai posteri? Non vi resta che leggere la cronaca…
RAIN
Spetta agli emiliani Rain l’onere e l’onore di inaugurare questa serata speciale con il loro adrenalinico e roboante heavy metal. I più maligni possono obiettare che i ragazzi siano favoriti perché giocano in casa – anche se innegabilmente una parte del pubblico è li anche per loro – ma sarebbe anche intellettualmente disonesto affermare che sul palco Amos & C. non hanno dato il centodieci per cento. Oltre ad avere una voce potente e affilata, Federico Grandi ha dimostrato di essere un intrattenitore carismatico, sempre in prima linea nel fomentare l’entusiasmo dei presenti. Il feeling tra i membri della band è oramai cementato dalla gavetta fatta in tutti questi anni sia nei piccoli club che nella recente tournée americana di supporto ai W.A.S.P. di Blackie Lawless. “Love In The Back”, “Dad Is Dead” e “Rain Are Us” sono tre ottimi esempi di come suonare heavy metal classico mantenendo al tempo stesso una propria personalità. Cento di questi concerti, ragazzi!
SYBILLA
La band marchigiana ha l’arduo compito di bissare l’energia profusa durante l’intenso show dei Rain, fallendo purtroppo il compito senza possibilità di appello. La miscela sonora dei nostri è incentrata su un pop (hard) rock edulcorato, che si muove su coordinate stilistiche fin troppo lineari e scontate. Abbiamo l’impressione che la qualità del songwriting sia sacrificata a favore della ricerca forzata del ritornello di facile presa, anche se indubbiamente il quartetto ha dimostrato di avere una buona padronanza tecnica degli strumenti, ma i brani presenti in scaletta sono scivolati via senza lasciare alcun sussulto. Ad oggi nutriamo dei seri dubbi sulle effettive chance dei Sybilla di distinguersi dall’enorme numero di band che hanno saturato oltremodo il mercato proponendo canzoni sì orecchiabili, ma che finiscono nel dimenticatoio dopo un paio di ascolti.
CINDERELLA
Dopo oltre mezz’ora d’attesa, alle 22:10 le note di “Rock And Roll Ain’t Noise Pollution” fanno salire la tensione dentro il club oramai quasi sold out, nella spasimante attesa di vedere in carne ed ossa i quattro ragazzi di Philadelphia che hanno fatto sognare per decenni molti glam rocker italiani. Improvvisamente si spengono le luci e sulle note dell’inaspettata “Once Around The Ride”, l’Estragon rischia di saltare in aria a causa del boato assordante causato dai presenti. I comprensibili dubbi sullo stato di salute dell’ugola di Tom sono stati categoricamente smentiti da un’esibizione ineccepibile, esaltata dagli ottimi suoni di chitarra che hanno permesso alla coppia Kiefer/LaBar di eseguire con trasporto ogni singolo riff, disegnando ogni assolo di chitarra con gusto, energia e passione. La solida sezione ritmica formata dalla coppia Brittingham/Coury ha doverosamente fornito la giusta dose di energia alle classiche party song come “Shake Me” e “Somebody Save Me”, mentre l’elettricità accumulata è stata temporaneamente stemperata dalle note malinconiche delle celebri ballate “Don’t Know What You Got (Till It’s Gone)” e “Nobody’s Fool”, accolte con entusiasmo da un pubblico sempre più caldo. L’accattivante “The More Things Change” evidenzia l’innegabile background blues della band e spetta alla celebre “Gypsy Road” chiudere apparentemente i giochi. Come da copione cala il sipario per qualche istante, il pubblico acclama la band che rientra sul palco, imbraccia gli strumenti e lo struggente blues di “Long Cold Winter” è il classico colpo ricevuto al cuore che scende fino allo stomaco per poi risalire lentamente lasciandoci senza fiato. Curiosa l’idea di affidare la chiusura a “Shelter Me”, uno dei brani più orecchiabili mai composti da Kiefer e soci, ma di dubbio impatto per chiudere in modo efficace un concerto durato soltanto un’ora e dieci, scelta che ci lascia attoniti dato che c’era ancora spazio per eseguire altri tre o quattro classici del repertorio. Semplicemente grandiosi, nonostante questo piccolo neo.
Setlist:
Once Around the Ride
Shake Me
Heartbreak Station
Somebody Save Me
Night Songs
The More Things Change
Coming Home
Second Wind
Don’t Know What You Got (Till It’s Gone)
Nobody’s Fool
Gypsy Road
Long Cold Winter
Shelter Me