Pur essendo circondata da qualche legittima perplessità, soprattutto circa l’utilizzo del monicker originale (che dovrebbe essere proprietà di tutti i quattro membri fondatori), la reunion a nome Entombed di Alex Hellid con Uffe Cederlund e Nicke Andersson per il venticinquesimo anniversario della pubbblicazione di “Clandestine” ha generato enorme entusiasmo e curiosità, tanto da eclissare, almeno temporaneamente, i pur apprezzabili sforzi di LG Petrov e dei suoi Entombed A.D., che da mesi sono impegnati nella promozione di “Dead Dawn”, loro ultima fatica discografica. Se da un lato lo storico frontman della formazione svedese resta un esempio encomiabile di integrità e dedizione, dall’altro è impossibile non nutrire curiosità per questa rinnovata incarnazione della sua (ex ?) band, che può appunto contare sui compositori degli album più prestigiosi della discografia e su un paio di talentuosi giovani reclutati dai compianti Morbus Chron, uno dei migliori gruppi usciti dalla Svezia negli ultimi anni. D’altro canto, al momento non è neppure chiaro quali siano i rapporti fra Petrov e i suoi vecchi compagni: magari a breve si sentirà parlare di avvocati, ma in una recentissima intervista rilasciata allo statunitense Decibel Magazine, Nicke Andersson ha candidamente dichiarato che avrebbe piacere a ri-registrare “Clandestine” con Petrov al microfono. Insomma, allo stato attuale, ogni ipotesi sul perché esistano due versioni degli Entombed è valida; può anche darsi che il cantante abbia semplicemente detto no alla reunion per concentrarsi sugli A.D., band nella quale ha totale libertà, concedendo l’uso del monicker originale ad Hellid e soci. In ogni caso, il nuovo corso degli Entombed è ormai stato avviato e il primo appuntamento live è stato fissato in occasione della annuale crociera Stoccolma-Turku-Stoccolma organizzata dall’importante magazine svedese Close-Up, il quale per l’occasione ha allestito attorno agli headliner un bill ad hoc che comprende numerosi pesi massimi della storica scena death metal svedese. Un cartellone così imponente ha richiamato nella capitale numerosi fan da tutto il mondo, rendendo per la prima volta la simpatica crociera un evento di portata internazionale. Una volta fatto il nostro ingresso nella Silja Galaxy, la nave che ospiterà il festival nel suo tragitto verso e dalla Finlandia, restiamo addirittura sorpresi nel constatare che, a dispetto di una line-up clamorosa, buona parte dei fan svedesi siano soprattutto interessati a comprare alcol e tabacco nel negozio duty free della nave, mentre la sala concerti sia popolata per lo più da gente straniera, che ovviamente non vede l’ora di vedere la cosiddetta crema dello swedish death metal (meno i Dismember) esibirsi in rapida successione…
GOD MACABRE
Spetta ai God Macabre l’onore e l’onere di aprire questa edizione della crociera di Close-Up. I ragazzi di Vålberg non sono mai stati dei cosiddetti animali da palco, ciò nonostante possono contare su un repertorio contenuto ma di qualità e, soprattutto, almeno in questa circostanza, sul grandissimo entusiasmo dei presenti in sala, che appena saliti sulla nave, non vedono l’ora di dar vita alla festa. La Silja Galaxy è certamente solita ospitare cabaret o esibizioni musicali di tutt’altro stampo, ma i suoni non sono affatto male e anche lo spazio antistante al palco, a parte qualche tavolo e delle transenne irremovibili, è piuttosto capiente. I God Macabre, dal canto loro, ce la mettono naturalmente tutta per ben figurare, suonando uno dopo l’altro i pezzi di “The Winterlong…” e incitando il più possibile una platea che comunque è già in visibilio. Con un unico album all’attivo, non è il caso di aspettarsi sorprese da uno show del gruppo, tuttavia nel suo breve set il quintetto trova il tempo per omaggiare un’altra vecchia conoscenza dell’underground svedese, riesumando la cover di “The Day Man Lost” dei Carnage già immortalata sul live “Eve of Souls Forsaken”. Scelta azzeccatissima per un evento nostalgico come questo.
Setlist:
Consumed by Darkness
Ashes of Mourning Life
Into Nowhere
Lost
Teardrops
The Day Man Lost (Carnage cover)
Ceased to be
Spawn of Flesh
In Grief
INTERMENT
Gli Interment sono forse la formazione più fomentata fra quelle presenti sulla crociera. Chi segue il gruppo e i suoi singoli membri sui vari profili social media sa quanto questi ragazzi siano prima di tutto dei death metal fan. Johan Jansson e compagni sono davvero contenti di trovarsi qui e di dividere il palco con i loro amici e tale eccitazione traspare da ogni aspetto della loro performance. Il gruppo suona con innata foga, compensando una resa sonora non ottimale con quintali di passione e simpatia. L’ultimo “Scent of the Buried” ha nuovamente mostrato a tutti gli appassionati di che pasta sono fatti gli Interment: i Nostri, tra le band old school svedesi, in questo momento sono forse gli unici in grado di reggere un confronto con gli storici Dismember e stasera l’esecuzione di pezzi come “Sinister Incantation” e “Nailed to the Grave” non fa altro che ricordarcelo ulteriormente. Una realtà come gli Interment trae continuamente linfa vitale dall’underground e in contesti come questo non può che esaltarsi e dare il massimo. Grazie a loro si entra definitivamente in clima festival.
Setlist:
Death And Decay
Sinister Incantation
Torn From the Grave
Chalice Of Death
Among The Dead
Morbid Death
Nailed To The Grave
NECROPHOBIC
Suoni e animi si anneriscono un po’ con l’arrivo degli storici death-black metaller Necrophobic. Dopo lo split con Tobias Sidegård (accusato di violenza domestica da sua moglie) nel 2013, il gruppo è riuscito a stabilizzarsi nuovamente reclutando Anders Strokirk, cantante sul leggendario “The Nocturnal Silence”. La band è senza dubbio quella più “evil” in cartellone e la scaletta sembra studiata appositamente per sottolineare questo concetto. Ben quattro sono gli estratti dal suddetto debut album, ai quali vengono affiancati un paio di pezzi dal ferocissimo “Womb Of Lilithu” e due grandi classici come “Darkside” e “Blinded by Light, Enlightened by Darkness”. Un piccolo “best of” per celebrare uno dei migliori repertori del “blackened” death metal svedese, filone che per anni ha vissuto e prosperato accanto alle note scene e sonorità di Stoccolma e Goteborg. Si respira tanto interesse attorno al gruppo questa sera, anche se bisogna ammettere che l’esibizione non sia esente da difetti. La pecca principale è soprattutto la mancanza di una seconda chitarra: il sound dei Necrophobic vive spesso di intrecci e sovrapposizioni e il solo Fredrik Folkare (anche negli Unleashed) non può concretizzare tutto. In particolare, quando il Nostro si occupa di un assolo, il suono si assottiglia parecchio, lasciando troppo soli basso e batteria. In questo senso il paragone con i lavori in studio è a tratti impietoso: lo show è colmo di fervore, soprattutto grazie alla grande verve del redivivo Strookirk, ma la resa complessiva è lungi dall’essere ottimale. Comunque, i fan apprezzano e applaudono, non facendo mai mancare il loro supporto e il quartetto si congeda visibilmente soddisfatto. Adesso bisogna prepararsi per gli headliner…
Setlist:
Splendour Nigri Solis
Furfur
Sacrificial Rites
Awakening…
Darkside
Blinded by Light, Enlightened by Darkness
Before the Dawn
The Nocturnal Silence
ENTOMBED
Il momento tanto atteso arriva poco dopo la mezzanotte. Dopo un rapido soundcheck, il sipario si apre svelando le sagome di Hellid, Andersson, Cederlund e del giovane Edvin Aftonfalk al basso, che attaccano subito con un breve intro strumentale. Pochi secondi per acclimatarsi e per dare modo al frontman Robert Andersson di fare la sua entrata, poi si parte a razzo con l’immortale “Living Dead”, opener di “Clandestine”. In Scandinavia e Europa settentrionale il pubblico è solitamente renitente a muoversi più di tanto durante i concerti, ma, come accennato, la sala è piena di stranieri e l’entusiasmo di vedere i tre membri storici di nuovo assieme sul palco e il tiro della musica portano presto le prime file ad agitarsi e pogare come si conviene. I suoni sono sin dalle prime battute più che buoni, ma la vera forza della performance di oggi è rappresentata dall’interpretazione impeccabile e dall’affiatamento del quintetto, che dà l’impressione di essere insieme da anni. Nicke Andersson non saliva su un palco come membro degli Entombed dal lontano 1997, ma questa sera è letteralmente padrone del drum-kit. I suoi fill e il groove sono inconfondibili, l’esecuzione è fedelissima e ogni traccia viene riproposta esattamente come su disco. Cederlund (anche alle backing vocals) e Hellid sono piuttosto statici come sempre, quindi l’attenzione va soprattutto al frontman: Robert Andersson ha solo 24 anni e si vede; il ragazzo non dice una parola nelle poche pause tra un brano e l’altro, ma ha prestanza, fiato e carisma. Il suo growl, inoltre, sa essere molto simile a quello di Nicke su “Clandestine”, quindi la resa si rivela perfetta. Il pensiero va per un attimo al buon Petrov, ma, senza nulla togliere alla sua grande carriera, in questo momento gli Entombed non stanno facendo prigionieri, l’impatto è impressionante e non vi è spazio per dubbi e pensieri negativi. Del resto, il set è incentrato quasi del tutto sul suddetto “Clandestine” (che verrà riproposto per intero), unico album del gruppo a non vedere il contributo dello storico cantante, quindi la validità della proposta è fuori discussione. E’ come vedere gli Entombed del periodo 1991-1992, quando Orvar Säfström, Johnny Dordevic, Nicke Andersson e Uffe Cederlund erano soliti gestire le parti vocali live e in studio a seguito della cacciata di Petrov. Chi conosce bene la storia degli Entombed sa bene che il gruppo in carriera ha già affrontato situazioni simili, quindi in questa circostanza non fa strano vedere qualcuno di diverso al microfono, soprattutto se i brani eseguiti si chiamano “Sinners Bleed”, “Evilyn”, ecc. Per non farsi mancare proprio nulla, la band si concede pure una parentesi con il succitato Orvar Säfström, graditissimo ospite che prende possesso del microfono per cantare la “sua” “Crawl” (ricordate il mini del 1991?) e “Abnormally Deceased”, prima che Robert Andersson ritorni on stage per portare a termine l’esecuzione del secondo full-length e quella di due immancabili chicche finali sotto forma di “Revel In Flesh” e “Left Hand Path”, le quali vengono accolte dai boati più grandi della serata. Onestamente non ci aspettavamo un tale vigore e una interpretazione così compatta, ma è stato un piacere venire smentiti da questi fuoriclasse, che, ingaggiando due dei più abili giovani della scena locale, hanno allestito una line-up senza punti deboli. Come accennato nell’introduzione, si può certamente disquisire sulla legittimità dell’intera operazione, ma, se si guarda solo alla musica, allora questi Entombed possono solo ricevere complimenti. Da tempo non assistevamo ad un concerto death metal così avvincente da parte di un gruppo di veterani.
Setlist:
Living Dead
Sinners Bleed
Evilyn
Blessed Be
Stranger Aeons
Chaos Breed
Crawl
Abnormally Deceased
Severe Burns
Through the Collonades
Revel in Flesh
Left Hand Path
MERCILESS
Dopo il trionfo degli Entombed, la serata offre un’altra chicca con l’arrivo dei Merciless. Padrini da sempre della scena estrema svedese, ma più volte dati per morti a causa di un’attività decisamente a singhiozzo, i cinque, almeno sulla carta, sono il gruppo più atteso dell’evento dopo gli headliner. La loro esibizione tuttavia finisce per apparire più una sorta di colonna sonora dell’after party che un vero e proprio show. Dopo il terremoto Entombed, tanta gente evidentemente si sente già soddisfatta e i bar vengono quindi preferiti alla sala concerti, la quale pian piano si svuota lasciando solo i fedelissimi ad incitare la band. I Merciless, del resto, sembrano anch’essi prendere il tutto molto alla leggera: si vede che i Nostri non suonano dal vivo spesso e le imprecisioni nell’esecuzione sono abbastanza costanti. In ogni caso ci si diverte: l’impostazione del sound, sovente più vicino al thrash che al death metal, è perfetta per il clima festaiolo che ora si respira sulla nave e la simpatia del frontman Roger Petterson amplifica il tutto. Si contano più le birre che le corna al cielo, persino un vecchio classico come “Pure Hate” ispira più baldoria che violenza… E’ tardi, il livello alcolico è elevatissimo e quello di attenzione ai minimi assoluti. Tanti vogliono solo divertirsi, incuranti della precisione della prestazione, e i Merciless vanno loro incontro senza alcuna remora.
Setlist:
Realm of the Dark
Souls of the Dead
Unbound
Lifeflame
The Treasures Within
Dying World
Cleansed by Fire
Silent Truth
The Awakening
Unearthly Salvation
Pure Hate
Crionics (Slayer cover)
Nuclear Attack
CENTINEX
Ai Centinex tocca invece l’arduo compito di riprendere le ostilità nella tarda mattinata di venerdì. La Silja Galaxy ha attraccato a Turku nelle prime ore del giorno per far scendere alcuni passeggeri e fare rifornimento e, quando il gruppo sale on stage, i motori sono già in moto con direzione Stoccolma. Moltissimi fan sono ancora a letto o nei ristoranti, intenti a smaltire la sbornia, e il quartetto fa il possibile per farsi notare, offrendo una prova molto compatta ed energetica. Esattamente come era accaduto al Kill-Town festival di un paio di anni fa, i Centinex ignorano completamente il materiale degli esordi, preferendo concentrarsi sui lavori pubblicati dalla attuale line-up. Il concerto prende quindi una piega molto diversa da quelli che lo hanno preceduto: le sonorità di matrice svedese vengono rimpiazzate da toni che rimandano a Six Feet Under e Obituary, i ritmi rallentano e il groove la fa da padrone. Non c’è molta gente davanti al palco, ma bisogna dare atto a Martin Schulman e soci di crederci fino alla fine, senza risparmiarsi un momento. Poteva magari starci un rimando al passato – una chicca dal debutto “Subconscious Lobotomy”, ad esempio! – ma, a conti fatti, oggi va bene così. Ci prendiamo una pausa dal ruvido suono (prevalentemente) made in Sunlight Studios e lasciamo che la nostra mente vada per una mezzoretta alla soleggiata Florida.
Setlist:
Flesh Passion
Eye Sockets Empty
Sentenced To Suffer
Death Glance
Exist To Feed
When Bodies Are Deformed
Dismemberment Supreme
Bloodraze
Moist Purple Skin
Faceless
GENERAL SURGERY
I General Surgery portano sul palco della nave quel pizzico di ironia che in eventi di questo tipo non guasta mai. I death-grinder di Stoccolma sono da sempre un’istituzione dell’underground e molti astanti aspettano avidamente il loro show per scrollarsi definitivamente di dosso la stanchezza e la sbornia accumulate nel corso della serata precedente. Il gruppo non è solito suonare spesso dal vivo, ma, come tanti altri, è qui per dare il massimo e contribuire alla riuscita della festa. Vestiti da infermieri, con camici insanguinati, i General Surgery danno una rispolverata al vecchio death-grind di scuola Carcass, contaminandolo qua e là con immancabili porzioni di death metal svedese tradizionale. Il concerto è un best of del repertorio – troviamo tutte le hit, da “Ambulance Chaser” a “Like an Ever Flying Limb” – che vive di momenti di pura “caciara” così come di brani perfettamente costruiti; la resa sonora complessiva è ottima e su alcuni pezzi la band trova anche modo di ospitare l’ex frontman Grant McWilliams, che sale sul palco per dei duetti esilaranti con il cantante Erik Sahlström. Fra pubblico e band si crea subito un feeling notevole e il tempo a disposizione dei Nostri sembra finire troppo presto (peraltro dopo un’altra cover di “The Day Man Lost”, già riproposta dai God Macabre la sera prima!). La posizione in scaletta poteva penalizzarli, invece i cinque (più McWilliams) sono riusciti a dare la sveglia a tutti. Tanta stima.
Setlist:
Restrained Remains
Final Excarnation
Necrocriticism
Slithering Maceration of Ulcerous Facial Tissue
The Succulent Aftermath of a Subdural Hemorrhage
Grotesque Laceration of Mortified Flesh
Necrodecontamination
The League of Extraordinary Grave Robbers
Fulguration
Deadhouse
Like an Ever Flying Limb
If These Walls Could Talk
Ambulance Chaser
An Orgy of Flying Limbs and Gore
The Day Man Lost (Carnage cover)
GRAVE
Tra tutte le band in cartellone, i Grave sembrano quelli meno inclini a farsi trasportare dall’aria di festa che si respira sulla nave. Ola Lindgren si presenta visibilmente “strafatto” e lo show, nonostante includa diversi classici del repertorio, non dà mai l’idea di decollare. C’è tanto mestiere e poco entusiasmo nella performance odierna del quartetto, che forse soffre un po’ gli eccessi della sera prima, arrivando stanco e alterato all’appuntamento. Il bassista Tobias Cristiansson è come al solito il più vivace ed estroverso sul palco, mentre il resto della truppa tira un po’ a campare, passando da una canzone all’altra senza grande trasporto, quasi come se non vedesse l’ora di tornare in cabina a bere e fumare. E’ un peccato, ma in tanti fra il pubblico non fanno troppo caso all’attitudine della band, non facendo mancare applausi e incitamenti in ogni break. Un sorriso ce lo strappa Johan Jansson degli Interment, che, mosso dall’ebbbrezza e dall’entusiasmo, sale improvvisamente sul palco per disturbare l’esecuzione di un paio di pezzi.
Setlist:
Turning Black
Passion of the Weak
Obscure Infinity
Out of Respect for the Dead
Morbid Way to Die
Reborn Miscarriage
Soulless
Eroded
Rise
You’ll Never See…
The Ominous “They”
Into the Grave
UNLEASHED
Di gran lunga più vivace è invece il set degli Unleashed, headliner del viaggio di ritorno. A quanto pare Johnny Hedlund non è un personaggio particolarmente popolare nel circuito death metal svedese, ma ai fan certe “faide” interne importano poco, soprattutto se la formazione on stage sembra dare tutto. Quando il quartetto attacca con “The Final Silence” si rimane subito colpiti dalla verve dei musicisti e dalla buona resa sonora; si vede che il gruppo si è preparato con cura per questo appuntamento e che ci tiene a ben figurare. La scaletta pesca da numerosi capitoli della discografia, cercando di accontentare fan vecchi e nuovi, e Hedlund tiene i discorsi al minimo, preferendo dare alla performance un taglio violento e serrato. Come al solito, “Death Metal Victory” concede spazio al solito ridondante siparietto fra frontman e astanti all’altezza del ritornello, ma il resto del concerto si dimostra tutt’altro che tedioso. Spetta al classico “Before the Creation of Time” chiudere ufficialmente questa edizione della Close-Up Båten: a dispetto della stanchezza accumulata nel corso della precedente nottata, il pubblico presente in sala si scalda come non mai e le ultime energie vengono spese in un grande headbanging collettivo che strappa un sorriso al corpulento bassista/cantante e ai suo compagni. Una chiusura col botto.
Setlist:
The Final Silence
This Is Our World Now
If They Had Eyes
Where Is Your God Now?
Don’t Want to Be Born
Winterland
The Avenger
Fimbulwinter
The Longships Are Coming
Legal Rapes
To Asgaard We Fly
To Miklagård
Hammer Battalion
Death Metal Victory
Before the Creation of Time