SHAI HULUD
Lo show degli Shai Hulud è stato davvero appagante, per chi scrive. Dopo averli visti svariate volte in Italia con suoni scandalosi o con cantanti svociati (nel 2006 con i Remembering Never, quando i nostri si avvalsero di un session vocalist davvero non all’altezza), è stato proprio un immenso piacere assistere a una loro performance baciata da una resa sonora perfetta. Inoltre, il nuovo frontman Matt Mazzali ha dimostrato di sapere davvero il fatto suo, sia in termini di presenza scenica che di potenza delle corde vocali… un grandissimo acquisto per il gruppo statunitense. È stato invece un po’ triste constatare che il pubblico fosse apparentemente quasi del tutto ignaro di chi fossero gli Shai Hulud e di cosa proponesse la band. Vero che il materiale di Matt Fox e compagni è a volte molto complesso e che l’impronta progressive può risultare indigesta a chi non è solito andare oltre la formula “strofa-chorus”, ma essendo gli Shai Hulud una formazione fondamentale per tutta la scena hardcore e derivati, ci si aspettava almeno di trovarsi di fronte a una folla preparata. Invece la maggior parte degli astanti è sembrata chiedersi per tutto l’arco dello show chi fossero i nostri e che cosa stessero cercando di fare con gli strumenti, lasciando solo a una manciata di fan nelle prime due file il compito di incitarli e cantare i cori. Un vero peccato, tuttavia gli Shai Hulud non si sono certo persi d’animo e hanno anzi ringraziato più volte il pubblico per aver comunque prestato loro attenzione. Dal canto nostro, non possiamo che sommergere di complimenti il quintetto, visto che, nonostante tutto, ha suonato con una intensità e una professionalità più uniche che rare, regalando ai suoi estimatori una setlist quasi epocale, basata soprattutto sui vecchi classici: da “Scornful Of The Motives And Virtue Of Others” a “Solely Concentrating On The Negative Aspects of Life”, passando per “Set Your Body Ablaze”, “Misanthropy Pure” e “For The World”. A oggi uno dei migliori concerti del 2008.
COMEBACK KID
I Comeback Kid avrebbero dovuto impegnarsi non poco per reggere il confronto con lo show degli Shai Hulud appena concluso. Ma, come accennato, il pubblico era quasi tutto lì per loro, quindi, potendo contare su un supporto ai massimi livelli, i nostri sono riusciti a confezionare una performance sicuramente all’altezza. A dire il vero, il frontman Andrew Neufeld all’inizio è apparso poco in forma… lento, appesantito, spesso incline a lasciare che fosse solo il pubblico a cantare. Dopo tre/quattro brani qualcosa è però cambiato e Neufeld ha iniziato a muoversi maggiormente e a cantare con più confidenza, riuscendo a interpretare molto bene pezzi come “Die Tonight” o “Talk Is Cheap”. Sulle hit “Broadcasting…”, “Wake The Dead” e “False Idols Fall” sono però stati i fan a fare la parte del leone, questa volta su esplicito invito del frontman, che ha voluto che nel futuro live CD le loro voci si sentissero il più possibile. Durante questi episodi si è assistito a una vera e propria apoteosi di cori, crowd surfing e stage diving, che più volte hanno costretto i membri del gruppo a farsi da parte a lato del palco per non venire investiti da gente che continuava a piovere sulle spie e sulle aste dei microfoni. Alla fine, probabilmente proprio come i Comeback Kid volevano, lo show ha assunto connotati assai intensi e anche piuttosto caotici, in pieno stile hardcore. Immensa la risposta del pubblico e, dal canto loro, notevole la performance dei nostri, che hanno suonato con poche pause e senza risparmiarsi per un’ora filata. Fossimo in loro, ci riterremmo molto soddisfatti per l’esito finale della serata!