26/01/2017 - CONAN + PUPPY + WATCHCRIES @ Electrowerkz - Londra (Gran Bretagna)

Pubblicato il 04/02/2017 da

Report a cura di Simone Vavalà

In una delle serate più fredde che l’inverno londinese ricordi, come rinunciare a farsi scaldare a fuoco vivo da una delle band più devastanti in circolazione? La band di Liverpool si presenta per questa singola data nella capitale inglese in attesa del tour che li vedrà protagonisti a partire da marzo, accompagnata da due piccole band emergenti, e la sensazione è che per il pubblico presente i Watchcries e i Puppy siano solo un (più o meno) gradevole aperitivo prima del piatto forte, fatto al solito di acufeni e piallate in faccia alla vecchia maniera. La venue scelta è quella dell’Electrowerkz, piccolo locale dall’aria un po’ gothic a Islington, area di Londra che inizia a muovere una certa concorrenza al predominio di Camden anche in ambito metal; e sicuramente la band di Jon Davis è un’ottima attrattiva, dato che il locale si riempie completamente con circa duecento astanti: un pubblico quasi equamente diviso tra attempati e marci metallari e nuove leve piuttosto hipster nell’aspetto, che infatti non sembrano disdegnare le derive più leggere della serata, offerte soprattutto dai Puppy. Ma accendiamo gli ampli e partiamo con il report!


WATCHCRIES

Ad aprire le danze ci pensano gli esordienti Watchcries, band di Brighton che sembrerebbe salire sul palco per la prima volta proprio questa sera; i musicisti sono comunque rodati da varie esperienze precedenti e dotati di un buon tiro. Autori di uno sludgecore senza respiro, fatto di brani dominati dalla batteria devastante e un basso in grado di rivoltare le budella, hanno il loro punto di forza nella voce di Nats Spada, che raggiunge vette di malignità e ruvidezza rare; e complice l’illuminazione alle spalle e scarsissima, che fa emergere vagamente le loro oscure sagome, solo le sue forme ci ricordano che è un’ugola femminile a straziarci. Scarsi i momenti di rallentamento, in cui fa capolino anche il cantato pulito, sicuramente d’atmosfera, ma molto distante dal complesso offerto dalla band. Sei brani in mezz’ora, coinvolgenti il giusto, ma piuttosto ripetitivi.

PUPPY
Un cambio di palco non proprio breve ed è il momento dei Puppy; il three-piece londinese è fautore di tutt’altre sonorità, debitrici di certo alternative/power-pop ad alta orecchiabilità, quasi testimoniata dal look casual (per non dire anni ’90) dei membri. Il brano iniziale potrebbe appartenere senza problemi al repertorio dei Dinosaur Jr., i cui echi si stagliano peraltro per tutta l’esibizione, con qualche cessione dalle parti dei Sonic Youth nei pezzi più dilatati. Belle ritmiche, per quanto poco consone alla serata, con giusto il basso di Will Michael a ricordarci in qualche momento delle derive vagamente stoner; ma decisamente noioso sulla distanza il cantato di Jock Norton, che vira quasi sempre a un falsetto modulato decisamente deprimente. Si conferma, come per la band iniziale, la scarsa capacità di sorprendere, in questo caso aggravata da un sound molto poco ‘metallico’, che pure il pubblico pare apprezzare: gli applausi scrosciano spesso, soprattutto da parte dei portatori di baffi riccioluti e risvoltino cui si è accennato più sopra.

CONAN
Annunciati visivamente dal consueto muro di amplificatori Orange e Green, salgono finalmente sul palco (ore 21:30: sarebbe una bella lezione da apprendere per i promoter italiani) i Conan. Tranquilli, paciosi, si dedicano personalmente e velocemente agli ultimi ritocchi per il sound-check; ma nonostante l’aria serafica, come prevedibile, basta che si spengano le luci e non ce n’è più per nessuno. Un impatto raro e ormai consolidato, fatto di riff mastodontici e che puzzano di catrame fresco, accompagnati da una sezione ritmica devastante, le cui vibrazioni come sempre investono l’intero locale. Va detto che, rispetto ad altre occasioni, i volumi non arrivano a trasportarci in un Altroquando sensoriale, ma la brutalità sonica non manca di certo. La scaletta si dipana lungo sette brani che abbracciano l’intera loro discografia, con particolare attenzione per l’ultimo “Revengeance”; in poco meno di un’ora e un quarto il trio sciorina cattiveria oscura che sfiora spesso i confini del drone, reso appena appena più accattivante dal cantato di Davis. Che come sempre, nelle pause tra i brani, si mostra molto timido e non manca di ringraziare sentitamente la platea; che ricambia con un’attenzione quasi da ipnosi e con un bel nugolo di persone che saltano possedute per l’intera durata dell’esibizione. Si toccano gli apici della violenza gratuita durante la sulfurea “Battle In The Swamp” e nella martellante e assassina “Revengeance”, mentre sul finale non mancano divagazioni lisergiche grazie alla splendida “Earthenguard”, brano di chiusura proprio del loro ultimo album. Roboante il loro suono, strabordanti loro nonostante tre soli membri, dal vivo i Conan confermano sempre più di meritare un posto nell’Olimpo dello sludge/doom.

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