Son tornati i Cradle Of Filth, per soddisfare le voglie bagnate di tutte le goth vamp model, bramose della horrorifica presenza di Dani, e dei numerosi vampiri che ne apprezzano le continue evoluzioni, incoronandoli costantemente al trono del black sinfonico, anche se in effetti la proposta del gruppo è ogni anno più snaturata e melodica. Il carnevale delle stranezze arriva al culmine con una ragazza totalmente impazzita che si presenta in new rock, calze a rete e un vestitino in lattice decisamente troppo minuto che le scopre totalmente le natiche (ovviamente era in tanga) e i seni, coperti con una X in nastro isolante sui capezzoli: per tutta la durata del concerto sfilerà in tutto il locale concedendosi agli scatti dei presenti con malcelata disinvoltura, quasi del tutto disinteressata al concerto. L’accoppiata con i Deathstars è quasi perfetta per abbracciare ancora più freak gotici con la tendenza cyber, che popolano anch’essi il locale. Le prerogative per una serata divertente ci sono proprio tutte a questo punto!
25/11/2006 - Cradle Of Filth + Deathstars @ Alcatraz - Milano
Pubblicato il 08/12/2006 da Maurizio "Morrizz" Borghi
A cura di Maurizio “MoRRiZz” Borghi
foto di Barbara Francone – Roadrunner Records Italia (www.roadrunnerrecords.it)
I Deathstars sono perfettamente consapevoli che un tour europeo con i Cradle Of Filth è una opportunità davvero troppo ghiotta per essere sprecata con uno show anonimo come quello torinese. Complici di un locale su misura per il gruppo (la metà adiacente all’ingresso dell’Alcatraz) e di una fetta di pubblico dei Cradle che li accoglie a braccia aperte, lo show parte in maniera decisamente migliore rispetto al recente passato. Molti nuovi adepti dunque per la synthetic generation, e una formazione che può esprimere nel migliore dei modi il suo dark cyber rock tra le immancabili flessioni new wave e le influenze malefiche del presente Filth. Whishplaster si dimostra indiscusso e volontario protagonista sia per una prova vocale decisamente ispirata sia per un look da drag (dark) queen decisamente disturbante: liberandosi dalla camicia il truccatissimo frontman espone a tutti il pube depilato, mentre dei pantaloni con la vita più bassa di quella di Paris Hilton nascondono a fatica le sue vergogne… disgustorama. Lo show è gradevolissimo tralasciando il travestito al microfono, il nemico più grande della formazione resta però il ripetitivo quattro quarti ripetuto ad oltranza, che fa decidere a molti che è tempo di fare una visita al bancone del bar.
Il primo a salire sul palco – in una cornice tetra composta da alberi di cartapesta senza foglie e frasche mosse dal vento – è il nuovo arrivo Marthus che, cuffie in testa, si posiziona sul drumkit con estrema concentrazione. Segue la formazione al completo, completamente osannata dai vampiri nel pit. Come al solito quando è il turno di Dani Filth il pubblico femminile dà il meglio, gasando il piccoletto all’inverosimile. A differenza della prestazione dell’Evolution, decisamente mediocre a parere di chi scrive, il gruppo sembra in questa occasione completamente rinato, e rinvigorito dalla nuova componente thrash delle canzoni di “Thornography”. Seppur l’ultimo lavoro del gruppo non sia completamente ben riuscito le opener “Dirge Inferno” e “Tonight In Flames” sono delle scheggia impazzite, e dal vivo rendono davvero giustizia agli inglesi, sempre più attaccati da detrattori e critica, ma fondamentalmente in costante crescita a livello di popolarità. Di certo la cover di “Temptation” resta una porcheria anche dal vivo, ma è l’unico piccolo neo in una setlist veramente completa che rispolvera tutte le sfaccettature della carriera dei Cradle, dal black melodico alle influenze sinfoniche alle ultime inflessioni melodiche o thrash. La voce di Dani, secondo molti pettegolezzi vicino alla cacofonia durante le session di registrazione, è sicuramente l’ago della bilancia in un concerto dei vampiri (visto anche che i suoi comprimari non sono dotati di grande carattere): in questa data milanese si mantiene su livelli elevati per tutto il concerto, zittendo chi bramava la sua sepoltura definitiva dopo l’abbandono di Adrian Erlandsson (li vogliamo riformare questi At The Gates o no?). Da segnalare il telone dietro il palco, animato con fiamme, lampi o le cover degli album come vuole l’ultima tendenza, davvero interessante anche se poco sfruttato. Tutti contenti stavolta, tranne i giornalisti accorsi per le interviste e i fan che attendevano un meet and greet con la band, impegni annullati da una band in ritardo e con poca voglia di fare dietro al palco. Che volete farci, sono rockstar…
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