13/02/2018 - CRADLE OF FILTH + MOONSPELL – Bologna @ Circolo ARCI ZR (Zona Roveri) - Bologna

Pubblicato il 18/02/2018 da

Report a cura di Bianca Secchieri
Fotografie di Enrico Dal Boni

Vi raccontiamo la tappa bolognese del tour europeo congiunto di due pesi massimi dell’extreme gothic metal, nonché coppia ormai rodata per quanto riguarda l’on the road. Entrambe le band sono fresche di uscita di album interessanti e di ottimo livello, che le vedono in un rinnovato stato di grazia creativa e compositiva. Quella di questa sera è quindi un’ottima occasione per rivedere (o vedere finalmente per la prima volta) in azione due gruppi che sul finire degli anni ‘90 hanno fatto la Storia di un certo tipo di metal estremo, che, fuso assieme ad una sensibilità dark e suadenti melodie gotiche, si è via via trasformato tanto da uscire dalle usuali e rigide etichette e pretendendo un posto a sé stante nel panorama metal. Ricordiamo, infatti, che Cradle Of Filth e Moonspell provengono dal black metal, genere che i lusitani hanno abbandonato da tempo in favore di soluzioni più morbide e che gli inglesi hanno invece re-interpretato e contaminato con diverse influenze. Per questi motivi ci ritroviamo in un Zona Roveri quasi pieno già prima dell’inizio dei concerti, nonostante il freddo pungente di un anonimo martedì di febbraio…

 

 

MOONSPELL

Alle 21 precise calano le tenebre e il combo portoghese è finalmente sul palco: ad introdurci in quello che sembra essere un tempo lontano è “Em Nome Do Medo”, brano orchestrale apripista del nuovo “1755”, lavoro sul quale è comprensibilmente puntata l’attenzione della band e dal quale viene estratta la quasi totalità dei brani. L’impressione è fin da subito positiva: l’atmosfera è proprio quella di una Lisbona antica e misteriosa, complici il gioco di fumo e luci e i costumi dei Nostri. Fernando Ribeiro è un fuoriclasse dell’intrattenimento e – complice la sua familiarità con la lingua italiana – interagisce con il pubblico creando un clima di complicità ed interscambio. “In Tremor Dei”, “1755”, l’orientaleggiante “Evento” e “Desastre” seguono a ruota, confermando il valore nel nuovo disco anche in sede live. A questo proposito dobbiamo sottolineare come acustica e bilanciamento dei suoni siano praticamente perfetti, a tutto vantaggio della musica. Il pubblico partecipa entusiasta (più di una persona è venuta quasi esclusivamente per i Moonspell) per tutta la durata del concerto, dimostrando di apprezzare e conoscere i nuovi pezzi. E’ un piacere vedere la band carica e coinvolta, oltre che in splendida forma, così come è molto apprezzabile il ritorno al portoghese, che impreziosisce ulteriormente le composizioni. Poche concessioni al passato, nella fattispecie l’immancabile “Opium”, cantata dalla quasi totalità dei presenti, mentre la chiusura dello show è affidata ad altri due grandi classici, che ci riportano brevemente negli anni ‘90: l’epica “Alma Mater” (sulla quale partono i cori del pubblico) ed un altro estratto da “Irreligious”, “Full Moon Madness”. Nel complesso assistiamo ad uno show dinamico e scorrevole, complice il piglio moderno e ritmato che anima l’ultimo disco (pensiamo alla ‘nervosa’ “Todos O Santos”), senza per questo andare a penalizzare l’aspetto più emozionale. Un’ottima prova, persino più convincente della pur ottima e recentissima esibizione dei Nostri al Metalitalia.com Festival dello scorso settembre.

 

CRADLE OF FILTH

Dopo un cambio palco leggermente più lungo del previsto (ma comunque perfettamente in linea con le abitudini del combo inglese) è la volta di rivedere Dani Filth e soci in azione dopo, almeno per chi scrive, alcuni anni. L’incognita con il sestetto del Suffolk è sempre duplice: da un lato c’è la voce di Dani, che non è sempre al top – per usare un eufemismo – e dall’altra c’è la qualità di suono e missaggio, che molto spesso non è all’altezza del complesso intreccio di strumenti e linee vocali che caratterizzano l’intera produzione dei Nostri. La suspense si mantiene durante l’Ave Satani che funge da intro (scelta non originale, anche se il tema di “The Omen” è qui riproposto in una versione riarrangiata) per poi sciogliersi con “Gilded Cunt” e l’acclamata e sempre presente “Beneath The Howling Stars”. Certo, il rischio cacofonia si sfiorerà più volte, ma la resa complessiva è più che buona, così come la salute della voce del frontman, abile nel dosare i suoi famosi acuti. Diversamente dai colleghi che li hanno preceduti, gli inglesi optano per una scaletta molto eterogenea, che pesca ampiamente dal passato, sorvolando molto intelligentemente sugli album unanimemente ritenuti più deboli. La band appare in ottima forma e macina brani senza accusare alcuno sforzo: sempre dal capolavoro “Cruelty And The Beast” i Nostri propongono “Bathory Aria (I: Benighted Like Usher / II: A Murder Of Ravens In Fugue / III: Eyes That Witnessed Madness)”, oltre alla sublime “Dusk And Her Embrace”, title-track di un altro caposaldo della loro discografia, datato 1997. Alcuni momenti di leggera stanca ci sono, ad esempio durante le trascurabili “The Death Of Love” e “The Promise Of Fever”, ma nel complesso sono decisamente più i lati positivi di quelli negativi. I due episodi scelti dal recente “Cryptoriana – The Seductiveness Of Decay” si amalgamano ottimamente con il resto del set, e in particolare “You Will Know The Lion By His Claw” si fa ricordare anche grazie allo spazio concesso alle partiture di chitarra tipicamente heavy oriented (caratteristica che è da sempre un grande punto di forza del gruppo, a livello compositivo). Citiamo ancora la radiofonica – se così si può dire – “Nymphetamine (Fix)” e “Her Ghost In The Fog”, sempre piacevoli da ascoltare (e cantare). Stante il fatto che la dimensione live non è quella ideale per un gruppo dotato di mille sfumature e sovrastrutture come i Cradle Of Filth, possiamo certamente dirci soddisfatti da una scaletta varia e da una band che risulta in ottima forma e senza la necessità di nascondersi dietro a scenografie imponenti. Oltre venticinque anni dopo i suoi primi vagiti la creatura di Dani Filth appare, una volta scoperchiata la bara e tolto il sudario, viva e pulsante.

 

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