Report a cura di Giuseppe Caterino
Dopo una succulenta serie di concerti nel 2018 culminati con l’omonimo festival, a sole due settimane dall’inizio dell’anno ci troviamo al primo evento targato Vvitch per il 2019. E non possiamo negare che l’occasione di vedere due tra le band italiane più note e seguite di sempre è piuttosto ghiotta. I Cripple Bastards sono ancora pienamente sulla scia dell’ultimo e micidiale “La Fine Cresce Da Dentro”, mentre i Forgotten Tomb, oltre ad essere reduci da qualche data di celebrazione del seminale “Songs To Leave” – tra cui quella allo scorso Metalitalia.com Festival – rispecchiano l’immagine di una band di culto sì, ma sempre con i piedi ben saldi nel lascito del loro stesso percorso. Ad aprire le danze tocca ai Thorn, realtà black crust milanese di recente formazione che ha lasciato un buon segno su queste pagine grazie al proprio omonimo Ep di debutto, ma al cui show purtroppo non riusciamo ad assistere per via di cause di forza maggiore. Quando entriamo al Sound Music Club di via Mecenate, infatti, i Forgotten Tomb hanno appena iniziato il loro live con qualche minuto di anticipo rispetto a quanto previsto…
FORGOTTEN TOMB
La formazione emiliana è già completamente immersa nell’opacità della propria musica quando entriamo, un suono che avvolge le mura del club e che vede già più di qualcuno incantato dalla plastica aggressione dei Forgotten Tomb, diretta emanazione dei loro strumenti. La band di Herr Morbid e soci dimostra una forma più che buona, autrice di un crescendo emozionale che registra i toni qualitativi di quello che sarà un live permeato da un pathos che arriva a grondare letteralmente dalle pareti. La formazione attinge a piene mani dalla propria discografia, giocando tanto con le sonorità più spinte e groove delle ultime prove, da “We Owe You Nothing” ad andare indietro, fino alle sonorità dei primi lavori, in un girovagare sensoriale che non fa altro che aumentare la tensione scaturita dal palco. Uno stage minimale, senza fronzoli o allestimenti, che di sola esibizione vive e che raccoglie sempre più pubblico con il passare dei minuti. Se infatti, all’inizio del concerto, il colpo d’occhio non era dei migliori, ci stupisce positivamente girarci ad un certo punto e trovarci in mezzo ad una sala gremita. L’esibizione continua in maniera egregia e l’afflato sensitivo venutosi a creare riesce a zittire qualsiasi altra valutazione (qualche sbavatura e qualche problemino tecnico, che pur ci sono, passano totalmente in secondo piano nel complesso dello show), fino ad un culmine finale che, dopo una versione al vetriolo di “I Wanna Be Your Dog” degli Stooges, chiude con il rispolvero dell’epoca primordiale del gruppo, con il medley “Disheartenment” / “Alone” / “Steal My Corpse” ad annichilire definitivamente i presenti, che tributano i Forgotten Tomb dei meritati applausi.
CRIPPLE BASTARDS
Cosa si può scrivere di un concerto dei Cripple Bastards che non sia già stato detto? O, meglio ancora, che possa anche solo lontanamente restituire una vaga idea di quello che effettivamente significa assistere a uno show della band grindcore italiana più conosciuta al mondo? Impresa ed intenzioni pressoché impossibili. La violenza che scaturisce da un live degli astigiani è vibrante, cieca, totale. Saliti sul palco per un velocissimo check una decina di minuti prima dell’orario previsto, con l’entrata in scena di Giulio scatenano la consueta mattanza. Come tipico per la formazione, i brani, soprattutto nella prima parte di concerto, vengono presentati consecutivamente e senza pause. Giusto un riscaldamento di tre, quattro pezzi, e anche la sala si lascia andare ad un pogo furioso, che durerà fino alla fine. Il gruppo prosegue per la sua strada con un profluvio di brani presi a tutto tondo dalla propria discografia, come sempre con poche, pochissime parole, lasciando che sia solo l’acido vituperio della musica a parlare. Una piccola interruzione dovuta ad una spia difettosa sulla batteria di Raphael Saini, al quale è necessario un plauso per via della sua prova pazzesca, e nella seconda parte del concerto giusto un piccolo accenno al nuovo album, per il resto il concerto si compone di un continuo mitragliare i presenti con un brano dopo l’altro. Tra moshing, cori all’unisono e qualche immancabile brano storico che fa impazzire l’audience (“Misantropo a Senso Unico”, “Italia di Merda” o “Stupro e Addio” fanno scattare chiunque sull’attenti), si prosegue con un fiume in piena che travolge tutto quello che trova fino a un climax di spietatezza che viene interrotto solamente, alla mezzanotte precisa, dal fugace ringraziamento della band al culmine di “Morte da Tossico”; un saluto che stacca la spina e lascia il Sound Music Club tramortito dall’ennesimo carnaio targato Cripple Bastards.