A cura di Claudio Luciani
Serata estrema, letteralmente, al ControSenso Club di Prato per via di assalti continui ad opera di gruppi con l’argento vivo nelle vene. Nonostante l’acustica compromessa del locale, che ha dato qualche noia (e creato qualche polemica), nonostante siamo incappati in problemi logistici che, ritardandoci, non ci hanno fatto assistere alla prova di Kurgan e Olocausto, la serata è stata di quelle esaltanti, cui vorremmo sempre assistere, avendo tutti i gruppi dato il massimo: che poi si tratti di sfogo, di etica oppure – semplicemente – di voglia di fare casino non è dato saperlo, né molto importa. Siamo lieti di raccontarvi come è andata, cercando di rendervi partecipi dello spettacolo.
NIDO DI VESPE
Il primo gruppo di cui vi parliamo sono i Nido Di Vespe, lucchesi, e non v’è dubbio alcuno su come tengano fede al loro monicker, grazie ad una prestazione davvero al di sopra delle righe: thrashcore pungente e affilato, al limite del grind, parimenti capace di pestare – anche fisicamente, con momenti di puro moshpit – e rallentare, ottenendo un groove non distantissimo da certe forme accelerate di rock’n’roll. Il gruppo è bravo a scrivere pezzi tanto dissonanti quanto coinvolgenti, e sa valorizzarli per mezzo di una presenza scenica scalmanata e propositiva, che il pubblico mostra di gradire: il concerto si chiude con una canzone, di cui ignoriamo il titolo, che colpisce per soluzioni ritmiche, accenti ed una notevole dose di nichilismo.
CARLOS DUNGA
E’ la volta dei Carlos Dunga, la cui denominazione suggerisce un caldo, inscindibile amore per la Fiorentina, conferendo alla band un’aura molto genuina. Genuina è anche la musica proposta, trattandosi di un hardcore particolarmente volto alla tradizione italiana e venato di puro metallo classico, tanto che spesso il risultato diviene affine ad un thrashcore sporco, teso e talvolta lucidato da armonizzazioni memori dei Maiden. Le loro peculiarità compositive vertono su pezzi dritti e semplici, occasionalmente rallentati nelle ritmiche, sempre capaci di coinvolgere il pubblico nonostante la reciproca conoscenza sia ormai decisamente approfondita: il biondo ricciocrinito Ivan, cantante, non lesina certo sulla comunicazione, confermando l’impressione precedente. La band continua la sua esibizione in modo del tutto infuocato, evidenziando un aspetto su tutti: seppur tecnicamente non eccelsi, riescono a colmare questa lacuna a colpi di attitudine e impeto fisico, dando alle proprie composizioni l’aspetto di una vibrazione confusa ma torrida, capace di “inzaccherare” quanto le sia prossimo, lasciando un personalissimo segno. Questa è, probabilmente, la forza del gruppo. Vengono proposti anche dei pezzi nuovi, che risultano essere più pesanti della media abituale e mostrano un ulteriore approfondimento del flirt col metal: “Scintilla” ne è un buon esempio. I Carlos Dunga chiudono rendendo esplicito il loro gioco a base di cliché metal, senza mai “mancare di rispetto”: il medley finale annovera spunti di Metallica, Slayer, Motorhead, Black Sabbath e quant’altro.
HYAENA RABID
Queste vecchie volpi dell’underground valdarnese non si risparmiano un colpo, né ci risparmiano una bella dose di cazzotti: sarà masochismo, ma noi apprezziamo. Come di consueto, gli Hyaena Rabid aprono il concerto con il primo pezzo del loro album d’esordio, “Spin!!”, e relativa intro ansiogena: è subito chiaro che la celebrazione dell’orrido avrà stasera un corrispettivo fisico di notevole rispetto, in quanto il loro grind “da facinorosi” appare particolarmente isterico e viscerale…sarà colpa dell’influenza del gruppo successivo? Sia come sia, pezzi come “Freak Mafia” e “Blastfamous” risultano più quadrati e feroci del solito, aggressioni indomite senza domani che – agitandosi senza continuità tra punk, metal e iperattività da disturbo dell’attenzione – procedono cieche e inarrestabili, sotto la guida di un Gabriele Diana particolarmente prestante, dedito ad ingoiare tutti nel suo deforme gorgo laringeo ed a intrattenerci con movenze oscene di marionetta posseduta dal demonio. Il resto del gruppo non ha per niente intenzione di passare in secondo piano così, sotto l’usuale spinta ritmica precisa e ponderale del batterista, chitarra e basso interpretano un duello percussivo disciplinato ma senza tregue: non ci sono prigionieri e nemmeno vincitori, solo macerie fumanti. Il clima emotivo all’interno del ControSenso sale di minuto in minuto e la band tiene particolarmente a cavalcarne l’onda, così alza il tiro e scatena sugli astanti una tempesta rancorosa di rigurgiti misantropi: in tale contesto le quadrature di “Bullfrog Petardo” si esaltano, mentre una “Santanatema” si presenta disturbante per come è, col suo riff portante che solo a “guardarlo” sembra un vecchio storpio che arranca trascinando una gamba. Abbiamo continuamente l’impressione che, nella loro semplicità e col loro groove segretamente rock’n’roll, i pezzi degli Hyaena Rabid si esaltino fino a consistenza carnale; a questo punto il gioco è fatto e la band si toglie lo sfizio di suonare “Tsunami Attack On Vatican State”, che aveva in punta di coltello, e la terremotante “Les Filles Qui Frappent Son Tres Effreyantes”, concludendo una prova intensa e senza cedimenti: la miglior loro esibizione che ci sia mai capitato di vedere, tanto da poter affermare come questo gruppo non abbia sfigurato di fronte ai Cripple Bastards.
CRIPPLE BASTARDS
Sull’onda dell’edizione redux di “Misantropo A Senso Unico”, il concerto dei Cripple Bastards si apre con la titletrack, mentre corre voce che suoneranno tutti i pezzi di quel disco: la realtà è che la setlist della serata sarà organizzata in tre sezioni, una dal citato album, una da “Variante Alla Morte” (quella centrale) ed una finale da “Your Lies In Check”, con un pizzico di “Desperately Insensitive” qua e là. Già alla terza canzone, “Rapporto Interrotto”, Giulio “The Bastard” ha offerto l’ “ampio” saggio della sua espressività, alternandosi tra la sua versione immobile e spiritata e la sua versione agitata, quella che lo fa sembrare pericoloso come un mujaheddin: seppure qualche problema all’equalizzazione ne limita l’apporto vocale, il suo infinito carisma accentra l’attenzione e fa passare quasi in sordina l’inconveniente. Manco a dirlo, la sezione ritmica è veloce, impeccabile, chirurgica, e fa coppia con una chitarra altrettanto in evidenza, sempre in bilico tra thrash anni ottanta, hardcore e grind: questa valorizzazione è fondamentalmente il criterio cardine dell’operazione di restyling operata su “Misantropo A Senso Unico” e, in sede live, fa rendere al meglio pezzi come “Il Sentimento Non E’ Amore” e “Il Tuo Amico Morto”, di cui un pubblico partecipante intona il “refrain”. Nel frattempo Giulio continua con la sua invettiva annichilente e, districandosi agilmente tra i fendenti affilatissimi di “Quasi Donna…Femminista”, si mostra come un’unica, grossa, fascicolazione muscolare, muovendo il suo corpo sotto eccitazioni casuali e involontarie causate da un’interminabile serie di spasmi. I riff thrash di “Implacabile Verso Il Suo Buio” aprono la tranche dedicata a “Variante Alla Morte” e il caustico cantante sembra prendersela – tanta è la foga – con tutti i presenti, premonizione (forse) dei problemi al mixer che causano l’interruzione di “Allergie Da Contatto”: peccato, perché il pezzo si pone deragliante come non mai ed anche perché, dalla ripresa in avanti, il volume della voce non toccherà più livelli accettabili; come vi aspettereste, però, il nostro antieroe non si perde d’animo e continua lo show con tale fomento da sentire le sue urla emergere da uno strato strumentale tanto spesso quanto ostile. Ormai l’intensità del commando astigiano sovrasta qualsiasi inconveniente e la performance viene suggellata con versioni esplosive delle canzoni tratte da “Your Lies In Check”: la coppia composta da “Prospettive Limitate” e “Italia Di Merda”, a velocità raddoppiata, è completamente delirante e fa scendere brividi come fossero lacrime di commozione, prima della chiusura affidata al salutatissimo bis. Volendo riassumere l’esperienza in un’immagine, potremmo dirvi che i Cripple Bastards dal vivo sono come una doccia con la grattugia al posto del guanto esfoliante.
Setlist:
Misantropo A Senso Unico
Peso Inutile
Rapporto Interrotto
Nascere Per Violentarsi
Il Sentimento Non E’ Amore
Il Tuo Amico Morto
Quasi Donna…Femminista
Il Grande Silenzio
Conclusione
Morte Da Tossico
Implacabile Verso Il Suo Buio
Stupro E Addio
I Hate Her
Allergie Da Contatto
Marchio Catastale
Gli Anni Che Non Ritornano
Inverno Nel Ghetto
Faccia Da Contenitore
Authority/Necrospore
Images Of War/Images Of Pain
S.L.U.T.S.
1974
Prospettive Limitate
Italia Di Merda
Encore:
Karma Del Riscatto
Get Out And Bite Them