Report di Vanny Piccoli
Sono da poco scattate le 21 di una fredda giornata invernale e noi facciamo il nostro arrivo al CS Bocciodromo di Vicenza. La serata è proposta da Trivel, collettivo veneziano, in occasione del trentacinquesimo anno di attività dei Cripple Bastards. Mentre si fanno due chiacchiere in giro per il locale prima della band d’apertura, un centinaio di spettatori riempiono il bar della venue a ridosso dell’entrata e la grande sala quadrata, dando uno sguardo al merchandise e attendendo pronti l’esibizione. Prima di parlare dei dettagli del concerto in sé, vorremmo fare un paio di considerazioni riguardanti l’esito della serata e nello specifico, dell’affluenza: l’area del CS Bocciodromo è medio-piccola e solitamente ospita questo tipo di serate, purtroppo però la sala difficilmente si riempie completamente. Questa sera invece notiamo con positivo stupore che la maggior parte del pubblico non è composta dalle ‘solite facce note’ della zona, ma anche da adolescenti (e non solo), qualcuno accompagnato dai genitori. Ormai è risaputo che il grindcore, il metal e l’hardcore punk non sono e non sono mai stati generi di estremo interesse tra i giovanissimi, tuttavia, vedere una ‘nuova generazione’ che riempie completamente una venue, trasmettendo entusiasmo e passione da vendere, ci riempie di gioia. Inoltre ci fa pensare al futuro con maggiore speranza, fiduciosi che parte dei presenti di stasera possa formare le band che saliranno sui palchi un domani.
A dare il via della serata ci pensano puntuali da running order i GRINDER, quartetto death/grind vicentino, che strappa qualche sorriso tra gli astanti grazie alla colonna sonora de “Gli Incredibili” ad intro della scaletta, per poi attaccare belli lanciati ed energici. La giovane band è attiva dal 2016 e da all’ora ha pubblicato solamente un LP, intitolato “Anal Storm”, ed uno split. La loro proposta è quadrata e ha la giusta presa sui presenti, che da subito si attaccano al palco senza timidezza. I primi due brani hanno un tiro bello massiccio e non appena esplode il primo blast-beat dietro alle pelli, prende vita un grosso circle pit tra le prime file. I brani proposti ruotano bene tra accelerazioni, drastici colpi di batteria e qualche cambio di groove strategico che porta a vari breakdown.
I Grinder inseriscono all’interno di qualche brano anche un paio di intermezzi più introspettivi, con arpeggi di chitarroni riverberati e assoli dissonanti sopra a ritmi storti in grado di rimandare ai primi Meshuggah. L’headbanging generale a tempo di groove è costante tra qualche brano inedito e pezzi già noti, decisamente convincenti, come “Alive Creation” e “Inassment” tratti dal primo LP. Poco prima del termine del loro set, i ragazzi ci regalano una cover di “Humiliative” dei Meshuggah, invocando il wall of death sotto al palco ed i presenti sembrano gradire particolarmente la proposta; l’occasione viene infatti colta al volo senza farselo ripetere due volte per menarsi fortissimo fino alla conclusione del brano. La fine della scaletta arriva con altri blast-beat e assoli devianti, ben apprezzati dal pubblico che applaude e alza le corna al cielo. La band vicentina ringrazia sorridendo e abbandona il palco.
Giusto il tempo per un veloce cambio palco ed ecco che gli SLUG GORE si preparano per iniziare il loro show. Il quartetto romagnolo è nato l’anno scorso e questa è la loro prima data per la promozione dell’EP di debutto, “Extraterrestrial Gastropod Mollusc”, pubblicato pochi giorni fa. Tra i membri della band ci sono due volti noti di YouTube e Twitch Italia come Danny Metal e Poldo, rispettivamente alla batteria e alla voce, le cui pubblicazioni nel web riguardano principalmente la divulgazione musicale (principalmente inerente al mondo metal), cover di vario tipo, video reaction ed il gaming in generale. Passa qualche minuto per un brevissimo check ai suoni e nel frattempo nuove persone hanno raggiunto la venue arrivando a poco più di trecento unità, tutte all’interno della sala quadrata che ospita il concerto. Gli Slug Gore cominciano super carichi ed il pubblico risponde molto bene fin da subito pogando già ai primi saturi riff di chitarra.
La loro proposta è un grindcore sul tiro tra Napalm Death e Insect Warfare con qualche rimando al death metal e all’hardcore. I brani suonati sono principalmente tratti dal disco fresco di release e girano benissimo tra classici ‘tupa tupa’ e repentini blast-beat. L’intesa tra band e pubblico è altissima, amplificata anche da qualche battuta nei momenti di pausa tra un brano e l’altro. Parte ‘il quattro’ per “Hungry Parasatic Beast” e i primi coraggiosi salgono sul palco per lanciarsi in stage diving sopra al pit, dando vita al delirio totale tra i malcapitati al di sotto che ricevono le scarpate in faccia. In risposta il mosh si fa sempre più infuocato e il palco diventa un costante trampolino di lancio per gli spettatori. Il quartetto di Ravenna spara anche un paio di canzoni nuove con delle sezioni più slam che fanno scapocciare le prime file, prima di coverizzare “Unsilent Death” dei Nails e far ripartire lo stage diving generale.
La band si prende una breve pausa per ringraziare calorosamente, dopodiché dà il tempo per l’ultimo brano della scaletta; il pubblico è sinceramente divertito e nel pit si organizza rapidamente il secondo wall of death della serata, picchiandosi di santa ragione fino alla fine del set. A tempo sull’ultimo breakdown stomp, il frontman ci regala un esibizione con una motosega, senza catena fortunatamente, retta in aria sopra la testa e smossa accompagnando il groove. Gli spettatori sotto al palco alzano le braccia e urlano euforici mentre gli Slug Gore, dopo una performance senza dubbio convincente, ringraziano tutti ed escono dal palco per lasciare posto ai CRIPPLE BASTARDS, headliner della serata.
Il quartetto di Asti festeggia proprio quest’anno, trentacinque anni di attività sulle spalle, tra concerti e tour in ogni dove. Inoltre, poco meno di un mese fa, Giulio e soci hanno pubblicato una ristampa del doppio LP “From ’88 To ’91”, uscito grazie a F.O.A.D. Records e contenente trecentotrentasei canzoni. Il cambio palco passa velocissimo e i Cripple Bastards sono sullo stage, pronti ad infuocare di odio e violenza la sala del CS Bocciodromo, completamente piena di gente. I pezzi vengono sparati uno dopo l’altro con rabbia e brutalità, giocando sulla totale intensità della loro prestazione. Dimostrano senza troppi fronzoli di essere una band estremamente matura e distruttiva, sia su disco che live, oltre a insegnarci come scegliere saggiamente la costruzione della proposta per i live show.
Giulio è incattivito come una bestia e sputa veleno urlando in faccia alle prime file, alternando drasticamente un growl dal tono profondo e gutturale con le classica urla disumane e taglienti. Raphael Saini alla batteria, membro fisso dal 2014, rincara la dose di grindcore eseguendo a velocità pazze ritmi da vertigini, sfuriate di batteria bestiale e passaggi che non permettono a nessuno di respirare. Il sound della chitarra è corrosivo e ben unito con il resto della band, rendendo lo show ancora più spietato e annichilente, riff dopo riff. Il pubblico ha inizato a darsele pesantemente al primo scatto feroce e su “Misantropo A Senso Unico” si ritorna a fare stage diving: partendo da vari episodi di crowd surfing innocui, degli spettatori si fanno trasportare fino a bordo palco per poi saltare giù come cavallette. Seguono varie granate come “Passi Nel Vuoto”, “Rapporto Interotto”, “Prospettive Limitate” e “I Hate Her”, tra tempeste di blast-beat e urla. La formazione piemontese si prende giusto due pause in tutto il set per riprendere fiato e bere mezzo sorso d’acqua, oltre a concedere qualche attimo di riposo ai presenti che pogano e si lanciano dal palco senza mai fermarsi; la temperatura all’interno della stanza si è alzata parecchio ma tutti gli ospiti vogliono continuare a godersi lo show per bene, sia di fronte al palco che dalle retrovie.
Durante “Padroni”, Giulio si inginocchia per urlare in faccia alla gente che prende mazzate in prima fila, successivamente seguono “La Memoria Del Dolore”, “Marchio Catastale” e “S.L.U.T.S.”. In quest’ultimo pezzo, Schintu lancia il basso sul pubblico che lo afferra e lo tiene sollevato per il resto del brano. Il pubblico rimane divertito dall’accaduto, Schintu compreso, il quale resta a vedere la scena del proprio basso che fa crowd surfing per poi recuperarlo e sparare gli ultimi colpi pieni di odio e nichilismo. “Polizia, Una Razza Da Estinguere”, “Italia Di Merda” e “Il Tuo Amico Morto” provocano il singalong generale nei ritornelli e continua incessante nell’ultimo pezzo, “Morte Da Tossico”. Il pubblico rimane fulminato dalle ultime frustate di blast ed con un sonoro “ciao a tutti, grazie” i Cripple Bastards ci salutano e scendono dal palco, congendandosi con un saluto di poche parole e lasciandoci demoliti dopo quarantacinque minuti di set infuocato, ma dopo uno show in cui hanno detto tutto grazie ai testi, da sempre uno dei lori punti di forza.