10/03/2024 - CRYPTOPSY + ATHEIST + ALMOST DEAD + MONASTERY @ Slaughter Club - Paderno Dugnano (MI)

Pubblicato il 14/03/2024 da

Dopo tre date in Italia, arriva anche allo Slaughter Club di Paderno Dugnano l’Unquestionable Blasphemy Tour 2024, a portare sul palco milanese due delle realtà storiche più importanti che il death metal abbia mai prodotto: i floridiani Atheist, precursori di un suono unico, contaminato dal prog e da divagazioni che sanno di jazz, ed i Cryptopsy, da Montréal, con la loro brutalità ed intransigenza.
Entrambe le band possono vantare carriere lunghissime, iniziate alla fine degli anni ’80 (i Cryptopsy hanno assunto questo moniker nel 1992, ma erano insieme già da anni) e, seppure molto diverse fra loro, possono essere citate come influenze fondamentali sulle generazioni a venire.
Ad aprire gli ungheresi Monastery, altro gruppo death metal con una lunga storia alle spalle, e gli Almost Dead, californiani votati ad un thrash metal/hardcore dal forte impatto.
La curiosità è tanta, considerando il prestigio dei nomi in gioco: vediamo come è andata.

 

Puntualissimi, ad aprire la serata ecco gli ungheresi MONASTERY, band nata negli anni ’90 e scioltasi più volte, fino all’ultimo ritorno datato 2020. I magiari suonano un death metal piuttosto ordinario, il cui punto di riferimento principale sembrano essere i Bolt Thrower. Da quanto possiamo vedere si tratta senz’altro di ottimi musicisti, capaci di costruire pezzi non memorabili ma dotati di un buon tiro, anche se forse ciò è troppo poco per lasciare il segno in un genere già molto affollato. Una mezz’ora piacevole ma nulla di più.
Dopo un rapido cambio di palco, è il turno degli ALMOST DEAD: gli americani sono la mosca bianca della serata, in quanto propongono un misto tra thrash ed hardcore suonato con un groove ed un’energia invidiabili. Il cantante si dimena come un indemoniato e ciò che spicca è una coesione granitica che sfocia in una furia cieca e poderosa. Anche in questo caso ci ritroviamo in territori decisamente canonici ma la ferocia della proposta è tale che i presenti, in realtà non ancora numerosi, non possono che apprezzare.
Nel frattempo il pubblico è arrivato alla spicciolata e, quando gli ATHEIST si presentano sul palco, lo Slaughter è quasi pieno. E’ incredibile la devozione degli appassionati per la band americana, composta dal fondatore Kelly Shaefer e da quattro giovanissimi (il batterista originario Steve Flynn risulta tuttora in formazione ma non è della partita in questa parte del tour): tra il pubblico si scorge una quantità enorme di magliette rappresentanti i dischi storici, la reazione alle presentazioni dei pezzi è sempre rumorosa e festante e lo stesso cantante, affabile e sempre sorridente, trascorre la maggior parte delle altre esibizioni tra la platea, assediato da fan che gli chiedono di firmare autografi e scattare foto con lui.
Tutto questo affetto è ampiamente ricambiato in scena dai musicisti, che sfoderano una prestazione coinvolgente e convincente sotto tutti i punti di vista: la voce di Shaefer, arrochita dal tempo e dalle sigarette, è ancora calda e suggestiva, ed i quattro ragazzi intorno a lui si dimostrano non solo adeguatamente preparati dal punto di vista tecnico, ma riescono a calarsi nella parte, incarnando alla perfezione lo spirito dei pezzi che stanno suonando.
La selezione è tratta per la maggioranza dai capolavori degli americani, ossia il trittico costituito da “Piece Of Time”, “Unquestionable Presence” e “”Elements”, e ciò non può che essere fonte di giubilo da parte degli appassionati, con la doppietta “Mother Man”/”Piece Of Time” posta come finale a scaldare gli animi in modo definitivo.
Un’ora di musica fuori dal tempo, che affascina per la passione con cui viene proposta, fugando i leciti dubbi della vigilia.
Stessa durata ma approccio completamente differente per l’esibizione dei CRYPTOPSY: i canadesi sono macchine da guerra e, come sempre, non si fanno notare per i dettagli ma per una ferocia fuori dal comune, dimostrando come, ancora oggi, pochi possano competere con loro in quanto ad estremismo sonoro.
Il loro show è un assalto all’arma bianca, ma anche le qualità dei singoli musicisti vengono a galla con chiarezza: Flo Mounier visto dal vivo è impressionante per la potenza e la precisione con cui distrugge la sua batteria, il cantante Matt McGachy si districa con fluidità tra growl e scream, invitando più volte il pubblico al circle pit, mentre Christian Donaldson e Olivier Pinard sciorinano riff e ritmiche con una violenza asfissiante.
Anche per loro la scaletta è incentrata sui grandi classici, con i brani provenienti da “None So Vile” a primeggiare ma, come spiega McGachy, quest’anno “Blasphemy Made Flesh” spegne ben trenta candeline e, non sapendo scegliere i pezzi da proporre per l’occasione, la band ha deciso di celebrarlo con un lungo medley; tre gli estratti dall’ultimo “As Gomorrah Burns”, e non hanno sfigurato affatto, segno di una ritrovata vena anche in fase di scrittura oltre che in sede live.
Dopo un ringraziamento al pubblico, la devastante chiusura è affidata all’accoppiata “Phobophile”/”Orgiastic Disembowelment”, altro salto in un glorioso passato che in serate come questa non sembra essere poi così distante.

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