IGNOMINIOUS INCARCERATION
Giusto il tempo di raccogliere qualche impressione sulla band precedente che cinque giovanissimi inglesi, dopo pochi minuti di sound check, ci sbattono in faccia un efficace death metal con varie tinte brutali. Ascoltandoli vengono in mente nomi come Deicide e Decapitated, ma talvolta anche qualche gruppo di estrazione più moderna con influenze hardcore come ad esempio gli Animosity. Dal punto di vista tecnico i ragazzi se la cavano veramente bene, la sezione ritmica delle canzoni è molto efficace, non smaccatamente ipertecnica ma ben eseguita; inoltre si nota con piacere anche un po’ di headbanging dietro le pelli che, di per sé, non fa mai male. Il vocalist ha una timbrica ancora anonima e a tratti monocorde, ma il growl è potente e maturo. Nel complesso insomma, monicker a parte (veramente uno dei peggiori, forse secondo giusto a Prostitute Disfigurement), gli Ignominious Incarceration ci hanno lasciato una buona impressione questa sera. Applausi.
BENEATH THE MASSACRE
Tocca ora ai conterranei dei Cryptopsy calcare il palchetto del Boulevard. La sala inizia ad essere affollata e notiamo che l’ipertecnico quartetto ad oggi vanta qualche fan in più di quanto ci aspettassimo. Forse merito di qualche stacco vagamente richiamante a certo deathcore presente nell’ultimo studio album “Dystopia”? Il motivo per cui ci poniamo il quesito è proprio da ricercare nell’ottenebrato atteggiamento di certi harcore kid: questi ultimi, infatti, appena sentono uno stacco cadenzato (di qualsiasi matrice esso sia, e questo è sconfortante) cominciano a scagliare i loro soliti calci e pugni senza un minimo di cognizione di causa, non rendendosi conto di essere totalmente fuori contesto. Intendiamoci, nulla contro il pogo o certo mosh, ma crediamo che ogni cosa abbia il suo habitat naturale, vedi per esempio l’esaltante Altamont Never Say Die Tour, tenutosi la sera precedente a pochi chilometri di distanza. I Beneath The Massacre ripercorrono principalmente il loro ultimo album, sfoderando una tecnica veramente sopra le righe. Si fatica, infatti, dopo due o tre pezzi a mantenere l’attenzione su questi mostri tecnici che seguitano a sciorinare riff su riff, assoli e controtempi, il tutto sparato a velocità supersonica. La voce di Elliot è annichilente e potentissima, Justin dietro le pelli è impeccabile, stessa cosa per Cristopher (che imbraccia una bellissima sette corde) e Dennis. Quindi nulla da dire dal punto di vista tecnico, assolutamente ineccepibile. Le cervellotiche strutture delle canzoni però vanno a discapito del coinvolgimento emotivo in sede live. Tuttavia gli amanti della band (o solo degli stacchi mosh?) non saranno sicuramente rimasti delusi dalla loro performance.
CRYPTOPSY
Dopo un curato e interminabile sound check, arriva finalmente il momento per Flo Mournier e soci di mettere a ferro e fuoco un Boulevard che nel frattempo si è riempito per bene. Si inizia subito con “Worship Your Demons”, traccia d’apertura anche dell’ultimo album “The Unspoken King” e immediatamente veniamo assaliti da un volume decisamente troppo, troppo alto per una location del genere. Dobbiamo spostarci verso il fondo in quanto dalle prime file veramente si fa fatica a distinguere i suoni, e quindi a capire qualcosa di quello che sta succedendo. All’attacco di “Graves The Fathers” si nota un ricambio generazionale nelle prime file di pubblico, capelli lunghi e visi barbuti vanno a prendere il posto di sbarbati scalcianti, per dar luogo al più classico pogo a cui si deve assistere ad ogni concerto death metal che si rispetti. Matt McGachy, il nuovo vocalist dei canadesi, sembra veramente a suo agio sui pezzi di Lord Worm. Egli ne copre in maniera molto personale tutte le parti, interpretandole a modo proprio senza rovinare pezzi intramontabili di album come “None So Vile” o “Blasphemy Made Flesh” (di cui ripropongono nientepopodimeno che “Abigor” ). Dopo “The Headsmen”, che in sede live ha avuto una resa quantomeno all’altezza dei brani precedenti, si torna a fare un salto all’indietro con una doppietta d’eccezione: “Emaciate” e “Slit Your Guts” che incendiano letteralmente gli animi dell’intera sala. Non ci resta che rimanere basiti davanti a tanta potenza sprigionata dai Cryptopsy, specie se si considera il recente importante cambio di line up. Ci inchiniamo davanti al massacro finale sulle note di “Phobophile” e preghiamo tutti i nostri lettori di fare in modo di assistere a una performance di questo quintetto canadese, senza badare alle apparenze dell’ultima discutibile uscita discografica: questi hanno ancora classe da vendere in sede live!