22/01/2013 - CULT OF LUNA + AMENRA @ London Garage - Londra (Gran Bretagna)

Pubblicato il 24/01/2013 da

A cura di Luca Pessina

Cult Of Luna e Amenra sullo stesso palco è una visione in grado di estasiare qualsiasi amante delle cosiddette sonorità “post”; se poi a ciò aggiungiamo che l’ultima apparizione della band svedese in terra d’Albione risale a circa cinque anni fa, quando i Nostri erano in tour per promuovere “Eternal Kingdom”, allora è facilissimo comprendere il perchè la data londinese del 22 gennaio sia andata “sold out” nel giro di breve tempo. Neve e ritardi nei trasporti pubblici non hanno scoraggiato nessuno e, quando riusciamo finalmente a entrare nel locale, il colpo d’occhio del Garage è esattamente come ce lo stavamo aspettando, ovvero quello delle grandi occasioni. Il lavoro non ci ha permesso di arrivare in tempo per assistere allo show degli opener Humanfly, ma, per fortuna, gli Amenra stanno ancora allestendo il palco mentre ci facciamo largo fra la calca. Giusto il tempo di togliersi il giubbotto e…

AMENRA

…i belgi attaccano con fragore sovrumano. Ci vuole ben poco per capire che questa sera gli Amenra hanno le carte in regola per mettere in discussione il ruolo di headliner dei Cult Of Luna: il gruppo appare affiatatissimo e i suoni sono a dir poco perfetti, con delle chitarre scardinatrici che è davvero un piacere ascoltare. Abbiamo già visto la band all’opera in qualche occasione e non ci stupisce notare che il frontman Colin H. Van Eeckhout dia continuamente le spalle al pubblico: gli Amenra sono la classica formazione che lascia che siano gli strumenti e i visuals a “fare” lo spettacolo. I musicisti sono solo un medium e loro stessi paiono quasi voler fare di tutto per farsi notare il meno possibile. Le luci sono ridotte al minimo, idem i movimenti. Molto curate, invece, risultano le proiezioni e l’esecuzione strumentale. E’ questo il fulcro dello show e la band, in tal senso, centra completamente il bersaglio. Chiunque pare seguire il concerto con interesse e si respira continuamente un’aria di approvazione fra gli astanti, tanto che il gruppo, a fine show, pare quasi un pochino emozionato: si levano le tende in fretta e furia e si lascia spazio di manovra ai tecnici degli headliner. Questi belgi sono tanto timidi quanto preparati e talentuosi. Della loro prova ricorderemo con piacere soprattutto la sentitissima “Boden”.

CULT OF LUNA

I Cult Of Luna questa sera mettono in chiaro la loro superiorità e il loro ottimo stato di forma su tutta la linea. Anche davanti a un supporter “forte”, la band svedese appare inattaccabile, dimostrando di avere diverse marce in più a partire dai suoni – mostruosi, tanto da spiazzare chi pensava che non si potesse fare di meglio dopo aver visto gli Amenra – sino ad arrivare alla presenza scenica, passando naturalmente per un repertorio che ha davvero pochissimi punti deboli. La pausa di circa cinque anni lontano dalle scene sembra aver ricaricato a dismisura le batterie di Johannes Persson e compagni: soprattutto il chitarrista/cantante appare più reattivo e mobile che mai; il centro del palco, vista anche l’assenza del frontman Klas Rydberg, è dominato totalmente dal Nostro, che salta, fa headbanging e sale spesso sulla pedana delle due batterie, apparendo del tutto rapito dalle sue stesse note. Ogni brano della setlist di questa sera viene cantato da Persson e fa piacere constatare l’ottimo rendimento della sua voce anche sulla lunga distanza. La lineup della band è vasta, ma gli altri musicisti, come al solito, paiono defilarsi e lasciare campo libero al loro leader, anche se il finale concitato di “Ghost Trail” porta tutti a scapocciare e a scatenarsi lungo tutto il palco. Purtroppo non riusciamo a capire se sia il chitarrista Fredrik Kihlberg ad occuparsi delle voci pulite, visto che il Nostro è molto defilato e con del fumo e delle luci decisamente intense ad avvolgere lui e il tastierista Anders Teglund; tuttavia, questi interventi in più di un’occasione non appaiono pre-registrati o troppo simili alle versioni in studio, quindi siamo portati a pensare che siano effettivamente ad opera del Nostro. In ogni caso, i vari dettagli passano in secondo piano quando si è di fronte a una performance estremamente sentita come quella a cui si sta assistendo: i Cult Of Luna non si prendono una pausa e, come loro solito, evitano di comunicare con il pubblico. Il flusso di note è continuo, gli intrecci chitarre/tastiera funzionano che è una meraviglia e l’entusiasmo degli astanti sale man mano che il concerto entra nel vivo, con “Finland” e la nuova “Vicarious Redemption” a rappresentare probabilmente i momenti di maggior coinvolgimento, assieme alla succitata “Ghost Trail”. C’è chi chiede a gran voce qualche perla del passato, ma il gruppo, lontano dai palchi da parecchio tempo, preferisce chiaramente dare spazio alla nuova fatica e testare la sua resa live. Le vecchie “Echoes” o “Leave Me Here” vengono accantonate, ma “Vertikal” dimostra di avere tutte le carte in regola per appassionare anche dal vivo e, alla fine, in pochi osano lamentarsi veramente. Per circa un’ora e mezza i Cult Of Luna ammaliano l’audience con il loro sound, tanto sognante quanto torbido, e, quando le luci si accendono, l’unica cosa che sorge davvero spontanea è maledire il famigerato “coprifuoco” del Garage. Saremmo rimasti volentieri ad ascoltare qualche altra riflessione degli svedesi, ma le cose belle, si sa, durano poco.

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