Introduzione a cura di Claudio Giuliani
Report a cura di Sara ‘SavageNemesis’ Sostini e Claudio Giuliani
La scena cosiddetta “post” continua a crescere, e bene. Freschi di pubblicazione di un album acclamato dai più, i Cult Of Luna sono diventati in pochi anni una realtà del genere, un punto di passaggio obbligato per gli amanti di queste sonorità. E quindi sulla scia della pubblicazione di “Vertikal” eccoli in tournée con tappa a Roma. A completare il cartellone ci sono i The Ocean, gruppo oramai divenuto internazionale e che proprio in questo periodo ha pubblicato “Pelagial”, nuovo, sperimentale lavoro che ha occupato praticamente tutta la setlist dello show romano. Ad aprire, per queste due band di primissimo livello, i Lo!, un combo che ha dimostrato di avere idee chiare e buone qualità, seppur lontano ancora dalla grandezza dei compagni di tour. Metalitalia.com non si è lasciata sfuggire l’occasione di passare una serata all’insegna di queste sonorità plumbee e quello che segue ne è il resoconto.
LO!
Provenienti dall’Australia, i quattro, già rodati da precedenti esperienze nella scena di Sydney, hanno messo in piedi il gruppo dedicandosi a sonorità “post”. A differenza delle altre due band che seguiranno, il gruppo preferisce la via della pesantezza musicale, mettendo al bando l’atmosfera, almeno nella sua forma più melodica. Poco il tempo a loro disposizione, interamente incentrato sulla promozione dell’album “Lock And Behold”, ma nei pochi pezzi che abbiamo ascoltato – hanno iniziato alle 20 e 45, visto che l’intero concerto doveva finire entro la mezzanotte – abbiamo intravisto un gruppo molto carico, dalle ottime potenzialità e capacissimo a tenere il palco coinvolgendo l’audience. Ottimo riscaldamento e band da tenere d’occhio assolutamente per gli amanti del genere.
(Claudio Giuliani)
THE OCEAN
Ci siamo. Finalmente la nebbia sul palco si fa più fitta, trasportata dal rumore dell’Oceano. Ed infatti il quintetto tedesco (in difetto del bassista Louis Jucker, sostituito da Chris Camillo Lloyd Petrov Breuer) questa sera ci conduce in una lenta immersione nelle profondità marine, proponendo una scaletta quasi interamente dedicata al lavoro di prossima uscita, “Pelagial”. All’inizio, benevoli, ci attirano in acque aperte con “Mesopelagic: Into the Uncanny“, per poi scatenare sui presenti la furia della placenta primordiale, trascinandoci in abissi sempre più oscuri e fangosi, sballottando le coscienze in una tempesta senza precedenti, chitarre come insidiose correnti marine e batteria come cupo rullio di preistoriche profondità inesplorate, mentre le parti vocali artigliano le sinapsi degli astanti. Non avendo mai ascoltato nulla del nuovo album, questa sera siamo tutt’orecchi per carpirne ogni nota possibile e non rimaniamo delusi: i The Ocean non lesinano e pescano a piene mani dal nuovo disco, evidentemente entusiasti del loro lavoro, decisamente più sperimentale rispetto agli altri. Si riemerge dalla massa liquida per innalzarsi ai segreti dell’universo con il duo “Anthropocentric”- “The Grand Inquisitor: Karamazov Baseness”, accolto con grande entusiasmo dal pubblico. Ma l’uomo è destinato a rimanere basito e disilluso nella contemplazione dell’universo, poiché sollevato il velo della contingenza terrestre v’è solo il vuoto cosmico più totale, i The Ocean ce lo fanno capire bene, quindi meglio perdersi nel maelstrom di riff brucianti come tentacoli di medusa, cui per la durata di una canzone si unisce anche il cantante dei Lo! per una coinvolgente performance a due voci (anche se quella di Loic Rossetti durante la serata ha qualche leggera defaillance). Nel finale la catabasi marina è totale: l’ultima, annichilente “Benthic: The Origin Of Our Wishes” riporta alla mente il doom gorgogliante degli Ahab e sommerge definitivamente i presenti, incatenandoli nel fondo dell’Oceano.
“You are trying to save me But perhaps I am not lost”
(Sara “Savagenemesis” Sostini)
CULT OF LUNA
Le note aliene di “The One”, intro dello stupendo “Vertikal”, riecheggiano per il Traffic, e come un lontano richiamo di sirene ultraterrene, spingono i presenti a compattare le file. Il fiato sospeso per l’attesa, palpabile come il fumo che avvolge il palco. “I: The Weapon” deflagra sui presenti come un fiume in piena, intrappolando le menti in uno stato di sogno-veglia che durerà tutto il concerto. Immersi in una trance collettiva capace di dar vita ad orrori nascosti, sepolti nel più profondo inconscio, i nordici spalancano gli abissi dell’angoscia (pienamente in linea con le atmosfere di “Eternal Kingdom”) con “Ghost Trail”, dove chitarre, basso, tastiere e batterie si intrecciano fittamente, innalzando un muro di suono megalitico e spazzando via qualsiasi forma di resistenza. Il finale, spasmodico e convulso, è solo un assaggio di quanto il gruppo svedese possa donare al pubblico in fatto di prestazione on stage. Con “Finland”, brano di vecchia conoscenza salutato con calore dal pubblico, possiamo renderci conto appieno di quanto i Cult Of Luna siano l’emblema di gruppo affiatato e ben collaudato per i live: nessun calo di voce per Persson e Kihlberg, nessun cedimento, nessun segno di stanchezza turba un’esibizione sublime e tra le più coinvolgenti cui chi scrive sia mai capitato di assistere, dove i singoli membri quasi si smaterializzano nello sforzo di creare un’atmosfera a metà tra l’asfissia ed il sonno profondo, a tratti omaggiando Tool e addirittura Pink Floyd. Con “Vicarius Redemption”, suonata nella sua interezza, veniamo bruscamente scaraventati in una cyber-realtà distopica dove le note distorte ed i campionamenti sono voce di robot in agonia e la nebbia sul palco prende quasi forma dei grattacieli del film “Metropolis”, cui l’ultimo lavoro dei Nostri si ispira. Il momento più toccante della serata è nelle battute finali del concerto, quando “Passing Through” e “Disharmonia” (sempre da “Vertikal”) creano un’atmosfera quasi lirica, quando le parti vocali pulite quasi sussurrate e cantilenanti della prima, unitamente al suono argentino del carillon della seconda, ci fanno praticamente scordare come si respira. Ed è durante la conclusiva “In Awe Of” (ascoltata quasi allo stremo delle forze) che ci rendiamo conto veramente che i Cult Of Luna sono una delle realtà migliori del panorama “post”, con ben pochi rivali sia su disco che dal vivo, una garanzia di qualità e intense emozioni. Show meraviglioso, li aspettiamo nuovamente con trepidazione memori di questa splendida esperienza.
(Sara “Savagenemesis” Sostini)
Setlist:
I: The Weapon
Ghost Trail
Finland
Vicarious Redemption
Owlwood
Passing Through
Disharmonia
In Awe Of