Il “The Focus Of A Valediction European Tour 2024” riunisce, sotto il suo nome piuttosto esplicito, due delle band più amate tra i cultori delle sonorità più tecniche e progressive: gli americani Cynic e i tedeschi Obscura.
I primi, originari di Miami, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 hanno inventato uno stile unico, un progressive death metal con elementi fusion innovativo e sperimentale, che li ha portati fino alla composizione del leggendario “Focus”, uno dei capisaldi del genere; tra scioglimenti, reunion e premature scomparse, sono arrivati fino ai nostri giorni con una formazione rimaneggiata, ma non per questo stanchi o privi di idee.
La band bavarese, anche se di più recente costituzione, può invece vantare una carriera ormai ultraventennale, costellata di successi, quali gli acclamati “Cosmogenesis” ed “Omnivium”, senza tralasciare l’ultimo “A Valediction”, pubblicato nel 2021 e che, finalmente, riesce a portare in tour in modo continuativo dopo la pandemia. Anche per loro possiamo parlare di progressive death metal suonato con tecnica sopraffina, pure se con un tasso di aggressività maggiore.
Ad aprire per i due co-headliner, gli emergenti Cryptosis, trio olandese con un album ed un EP all’attivo, dedito ad un progressive thrash metal agguerrito e battagliero.
Già da prima dell’apertura dei cancelli, molta gente è in fila fuori dallo Slaughter in attesa, facendo pensare che l’evento di questa sarà gettonato e la risposta in termini numerici importante.
Quella che è una supposizione avrà una decisa conferma quando i CRYPTOSIS iniziano a suonare, con il locale già gremito come raramente accade per le band di supporto. Non deve essere semplice aprire per due gruppi della caratura di Cynic ed Obscura, ma gli olandesi non se ne preoccupano più di tanto e affrontano la situazione nel miglior modo possibile: spaccando tutto e regalando ai presenti trentacinque minuti di pura violenza.
Alle spalle, uno schermo con un videoclip dei musicisti intenti a suonare intervallato da immagini di fantascienza, in perfetta sintonia con il loro immaginario, mentre i tre sfoderano una prestazione intensa e senza cali di tensione, con il loro thrash metal tecnico ma anche diretto quanto basta per non lasciare respiro. Il loro debutto “Bionic Swarn” aveva convinto, ma dal vivo dimostrano di avere una marcia in più, grazie ad una compattezza stupefacente per un trio e a brani catchy nonostante la ferocia dell’assalto sonoro. Come inizio davvero non male.
Tocca ora agli OBSCURA, che salgono sul palco sulle note di un’intro acustica ed attaccano con “Forsaken”: si evince subito sia la maestria dei tedeschi nel maneggiare i propri strumenti, con assalti death metal che si trasformano con estrema naturalezza in stacchi jazzati ma, purtroppo, anche la non perfetta qualità del suono, con la voce di Steffen Kummerer che spesso viene relegata in secondo piano; la situazione migliorerà con il passare dei minuti, anche se la resa sonora non raggiungerà mai un livello ottimale.
Il cantante fa di tutto per scaldare un pubblico entusiasta, lanciandosi in diverse occasioni in esclamazioni in buon italiano e ricordando come la band ami il nostro Paese, nel quale ha messo piede per la prima volta nel 2009, stabilendo un rapporto che è cresciuto in modo evidente ad ogni loro calata. Christian Münzner alla chitarra è una macchina da riff, la batteria di David Diepold è precisa e potente, ma a stupire, ancor più se visto dal vivo, è il basso fretless di Alex Weber, straripante praticamente in ogni pezzo e perfetto nella sua missione di prendere il posto di Jeroen Paul Thesseling in queste date.
Tra le canzoni proposte, la parte del leone è ovviamente riservata all’ultimo “A Valediction”, al quale è dedicata anche la scenografia, ma da segnalare certamente sono le esecuzioni di “Septuagint”, da “Omnivium”, e di “The Anticosmic Overload”, da “Cosmogenesis”, due tuffi nel passato che hanno fatto la felicità degli appassionati di vecchia data.
La chiusura è affidata a “When The Stars Collide”, con uno Slaughter ormai strapieno che applaude convinto ed intona cori.
Rapido cambio palco ed ecco i CYNIC, che riproporranno nella sua interezza il loro capolavoro “Focus”, album del 1993 considerato una delle pietre miliari del genere e di tutta la storia del metal.
Della formazione di quei tempi è rimasto il solo Paul Masvidal ma, nonostante ciò, quando partono le note di “Veil Of Maya” la magia sembra essere la stessa: i riff dissonanti, la batteria che segue tempi pazzeschi, la voce filtrata dal vocoder, le digressioni fusion, tutto suona inconfondibile, nel primo dei pezzi storici che verranno riproposti in questa serata.
La qualità audio non è ancora delle migliori, ed a farne le spese sarà soprattutto lo stesso Masvidal, ma il pubblico non sembra accorgersene più di tanto e le reazioni sono sempre calorose. Uno schermo a fondo palco ci propone un viaggio in mondi alieni, mentre le parti in growl vengono eseguite, a sorpresa, da Steffen Kummerer, e si prosegue con l’estrema raffinatezza che da sempre contraddistingue gli statunitensi per un percorso che attraversa altri capolavori quali “Celestial Voyage” e “Uroboric Forms”; un ipotetico, ignaro spettatore entrato in sala durante le frequenti escursioni jazzistiche probabilmente non potrebbe pensare di trovarsi ad un concerto metal, non solo per l’eleganza della musica ma anche per la sobrietà del look dei protagonisti e per il tono pacato con cui il cantante interagisce con i presenti.
La prima parte dello show si chiude con una toccante versione di “Integral” per chitarra e voce, interpretata dal solo Masvidal e dedicata ai due compagni scomparsi, Sean Reinert e Sean Malone.
Nel secondo set vengono invece riproposti alcuni brani tratti dai dischi pubblicati dal 2008 in poi, una produzione esigua costituita da sole tre uscite (più qualche EP) in sedici anni, ma di livello comunque altissimo: tra i pezzi che più colpiscono la sofisticata “Carbon-Based Anatomy”, “In A Multiverse Where Atoms Sing”, unico estratto dall’ultimo “Ascension Codes” e soprattutto “Evolutionary Sleeper”, da “Traced In Air” che, con le sue note eteree e sognanti, conclude una serata che molti attendevano da anni.
Il rischio, per gruppi nati così tanto tempo addietro e con un lungo passato alle spalle, è quello di creare una sorta di ‘effetto cover band’, ma i Cynic, grazie anche a sostituti dei membri originali all’altezza della situazione, riescono a scongiurare questo pericolo, risultando ancora credibili e guidati dalla passione.
Setlist Cynic:
Veil Of Maya
Celestial Voyage
The Eagle Nature
Sentiment
I’m But A Wave To…
Uroboric Forms
Textures
How Could I
Integral
Kindly Bent To Free Us
In A Multiverse Where Atoms Sing
Carbon-Based Anatomy
Adam’s Murmur
Evolutionary Sleeper