15/01/2025 - DARK FUNERAL + FLESHGOD APOCALYPSE + EX DEO + KAMI NO IKARI @ Live Music Club - Trezzo Sull'Adda (MI)

Pubblicato il 20/01/2025 da

Report di Stefano Protti
Foto di Simona Luchini

È una sera difficile, di gelo ostile, ingorghi in tangenziale, uscite autostradali bloccate ed improperi disseminati a denti stretti lungo la statale che attraversa Gessate prima di arrivare, non senza ritardo, al Live Music Club, dove Fleshgod Apocalypse e Dark Funeral (affiancati da Kami No Ikari e Ex Deo, entrambe formazioni con lavori di recente uscita) si apprestano a declinare musicalmente e visivamente il loro concetto di male e decadenza.
Se la compagine perugina è giocoforza una realtà costante nei bill nostrani, i tour degli svedesi, se la memoria non ci inganna, non lambivano l’Italia dal 2019. Quella che ci aspetta è un’occasione ghiotta, dunque, per testare la tenuta di Lord Ahriman e dei suoi sodali, un collettivo che, pur tra innumerevoli cambi di formazione, ha da poco superato il traguardo dei trent’anni di carriera.

Il traffico caotico dell’hinterland milanese e una scelta degli orari tarata su standard nordeuropei (quindi con apertura porte davvero presto) ci fanno perdere i KAMI NO IKARI, da Parigi, con il deathcore dalle sfumature sinfoniche che ha caratterizzato il recente debutto “See You In Hell”, e dai commenti dei (fortunati) presenti si ha il rammarico di aver mancato un gruppo in potenziale ascesa.
Appena varcata la soglia del locale ci travolgono quindi i suoni che annunciano l’inizio dello show degli EX DEO, progetto di Maurizio Iacono (già Kataklysm). Le basi registrate (che per i pezzi del nuovo EP “Year Of Four Emperors” sono state costruite da Clemens Wijers dei Carach Angren) cercano di sopperire alla mancanza di tastiere reali, mentre la band si cimenta nel death metal dai tratti epici che caratterizza il suo repertorio da quattro album.
Chi scrive ammette di trovare la proposta (almeno in studio) della band un po’ ripetitiva, ma non può fare a meno di riconoscere che dal vivo il quintetto offre uno spettacolo coinvolgente: i brani (tra cui “Rumulus”, dal debutto omonimo), arricchiti da un groove potente, merito della performance dietro le pelli del batterista Max Duhamel, riescono a catturare l’attenzione di buona parte del pubblico, che finalmente comincia a riempire il locale, in attesa degli show principali.

Ai FLESHGOD APOCALYPSE è riuscita quella strategia di internazionalizzazione in cui fino ad ora erano risultati vincitori, in un ambito più mainstream, solo i Lacuna Coil: album dopo album, il quintetto ha infatti consolidato la propria credibilità, fino a giungere, con “Opera” (2024), ad un livello di eccellenza invidiabile.
I Fleshgod Apocalypse tornano quindi ‘a casa’, come afferma appunto Francesco Paoli, dopo un breve tour europeo che li ha tenuti impegnati nei primi giorni del 2025, e la scaletta di questo concerto (un’ora circa) si focalizza sull’ultimo lavoro in studio, con alcuni recuperi del passato (“Healing Through War” e “Minotaur – The Wrath of Poseidon” da “The King” e “Labyrinth”, rispettivamente).
Il suono è più aggressivo e meno bilanciato delle prove in studio, anche se Veronica Bordacchini e Francesco Ferrini (che costituiscono l’anima classica della band) si ritagliano un ruolo di primo piano all’interno dello show, ma ciò che sorprende – o meglio, che non dovrebbe più sorprendere – è la capacità di tutta la band di alternare con naturalezza spettacolo (anche grazie alla ormai rodata scenografia ottocentesca) e aggressività, per un concerto che si acquieta solo dopo l’assalto finale di “The Violation”.

Uno dei compiti più ardui e ingrati nel mondo della musica è senza dubbio quello di restare coerenti, e i DARK FUNERAL, da trent’anni, incarnano questa filosofia in maniera impeccabile.
Sul palco del Live questa sera il quintetto propone una setlist che alterna i brani più noti (“The Arrival Of Satan’s Empire”) del loro repertorio a tracce rubate al recente “We’re The Apocalypse”, per poi proseguire riproponendo versioni rinnovate di alcuni pezzi tratti dal seminale EP “Dark Funeral” (1994).
Nonostante le critiche di chi potrebbe accusarli di avere un songwriting immutabile, va sottolineato che i Dark Funeral hanno sempre realizzato brani di struttura più semplice rispetto ad altre band black metal svedesi (come i Marduk), pur mantenendo una perversa orecchiabilità. Non si parla solo di “Unchain My Soul” (ovviamente riproposta in scaletta): le canzoni di Lord Ahriman e compagni intrattengono e rimangono nella memoria.
Stasera, vestita con il consueto corredo di armature, spuntoni, bracciali e cinture e davanti ad una scenografia  minimale (specie se confrontata con quella dei Fleshgod Apocalypse) dominata dal logo del gruppo, gli svedesi trasmettono una fissità inquietante: Heljarmadr ha la calma di un Nick Holmes del black metal e domina la scena da dietro il microfono con un’ottima tenuta vocale, Lord Ahriman tiene le fila macinando instancabilmente riff su riff e sembra aver superato tutti i problemi di salute che lo hanno afflitto negli ultimi due anni, mentre la sezione ritmica formata da Adra-Melek e Jalomaah, con quest’ultimo protagonista di un breve solo di batteria, regalano un concerto godibile, capace di far dimenticare il traffico per arrivare al locale e le imprecazioni lungo il ritorno in autostrada.
Insomma, i Dark Funeral raccontano il buio come se fosse un’infinita serie di riff gelidi e urla da cui filtrano, qua e là, brandelli di melodie: un posto che, almeno musicalmente, non ci dispiace affatto.  Forse non saranno mai l’Apocalisse che aspiravano a essere con il recente full-length, ma a noi basta così.

EX DEO

FLESHGOD APOCALYPSE

DARK FUNERAL

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