15/12/2005 - Dark Tranquillity + Chimaira + Hatesphere @ Live Music Club - Trezzo Sull'Adda (MI)

Pubblicato il 21/12/2005 da

A cura di Marco Gallarati

Due band amatissime dal pubblico italiano e stakanoviste dei nostri palchi. Un gruppo in forte ascesa che certamente ha le carte in regola per diventare qualcosa di grande e duraturo. Divisa tra voglia di riascoltare certezze e desiderio di scoprire il nuovo, una buona fetta di pubblico metallaro si è radunata nel capiente Live Music Club di Trezzo sull’Adda, ansiosa di partecipare ad un concerto che, pur non essendo un evento di primaria importanza, mette a confronto tre formazioni che riescono ad essere pesanti, moderne, classiche e coinvolgenti più o meno allo stesso modo, nonostante operino in ambiti diversi. L’audience non è ancora calda, intirizzita dalla fredda giornata, e neanche numerosissima, almeno per la prima parte dello spettacolo. Gli Hatesphere, giust’appunto, hanno il compito di aprire ed infiammare le danze…

HATESPHERE

…e forse è proprio quello che il combo danese riesce meglio a fare! Collaudati e rodati ormai da un’infinità di concerti suonati in giro per il mondo, aspetto che rende la band di Jacob Bredahl una truppa di inarrestabili animali da palco, gli Hatesphere attaccano l’audience come al solito, ovvero in maniera più che frontale. Non vorremmo ripetere i soliti concetti ma la miscela di thrash slayeriano, death à la At The Gates e parti groovy stile Hatebreed, è a dir poco granitica e trascinante, ancor più se unita poi alla prestazione fisica e divertita dei cinque membri del gruppo. L’ultimo disco, “The Sickness Within”, è stato quello più saccheggiato ed il pubblico, almeno il più sfegatato, ha dimostrato di conoscerlo molto bene, pogando e facendo headbanging in modo esagitato. Dopo circa quaranta minuti di sudore e sbattimento, gli Hatesphere si sono congedati rapidamente così come si sono presentati. Niente da dire: solita prestazione, solito divertimento. Una garanzia dal vivo.

CHIMAIRA

Dopo la buona prestazione fornita al Roadrage Tour del 2003, gli americani Chimaira tornano in Italia, forti del buon successo ottenuto dal loro terzo disco omonimo. Essendo co-headliner dei Dark Tranquillity, la band di Cleveland riesce a giocare al meglio le sue carte, durante l’ora di esibizione: un prolungato intro strumentale (retaggio di “Conan Il Barbaro”) introduce gli astanti nella performance allucinata e allucinante dei Chimaira, supportati da un impianto luci/effetti davvero mirabolante e parecchio “americano”. Il sestetto ha un buon appeal dal vivo e tiene il palco con bravura, mettendo in mostra i talenti sopraffini del batterista Kevin Talley (una macchina) e del chitarrista solista Rob Arnold, per molti una sorpresa piacevole. Mark Hunter, durante i primi pezzi, sembra un attimo a disagio, forse per problemi tecnici, forse per una voce ancora poco calda…ma, a fine concerto, bisogna ammettere che il singer sa tranquillamente il fatto suo. Anche i Chimaira hanno tratto molto materiale dal loro ultimo full-length, i cui pezzi però, tra cui segnaliamo “Nothing Remains”, “Inside The Horror”, “Salvation” e “Save Ourselves”, non rendono molto facilmente dal vivo, probabilmente per via della loro complicatezza e del loro fitto intrico sonoro. Sotto questo punto di vista, hanno vagamente ricordato gli Slipknot e, in altro ambito, i Dimmu Borgir: gran caos, suono maestoso, ma troppo confusionario. Molto meglio, secondo chi scrive, è risultata l’esecuzione dei grandiosi brani di “The Impossibility Of Reason”, tra cui “Cleansation”, “Pure Hatred” e “Power Trip” hanno ottenuto ottimi consensi. Spazio anche per “Pass Out Of Existence”, il debutto del gruppo, la cui devastante “Severed” ha creato un piccolo putiferio nel moshpit. Bella prestazione quindi, da classico gruppone americano emergente…fossero più diretti, sarebbero dei veri assi.

DARK TRANQUILLITY

E che dire ancora sui live dei Dark Tranquillity? Ci tocca quasi ripetere il discorso fatto per gli Hatesphere: l’Italia ama la band e la band corrisponde in pieno questo amore, tornando spessissimo da noi ad allietarci le orecchie. Inevitabile il successo senza possibilità di smentite di questo ennesimo concerto di Stanne e soci. Nessun album da promuovere, la data con i Kreator e il concerto all’Evolution Festival ancora ben fissi nella mente…eppure la gente è qui, numerosa e acclamante il sestetto di Goteborg, come se fosse la prima volta che lo si vede da queste parti (certo, per qualcuno magari è la prima presenza!). I sei ragazzi sono in forma e la ricetta è ormai quella: suoni subito abbastanza puliti, i classici movimenti ad incrociarsi del terzetto d’asce Sundin-Henriksson-Nicklasson e il continuo vagabondare, sorridere ed interpretare i brani del grande Mikael Stanne; un sempre più imbolsito Martin Brandstrom se ne sta dietro le tastiere ed il glaciale Anders Jivarp è un metronomo impazzito. Ciò che fortunatamente cambia – e bisogna dire in modo davvero intelligente – è la setlist proposta, questa volta presentante un paio di sorpresine che non ci si attendeva, quali l’esecuzione di “Freecard”, l’opener di “Projector”, oppure quella di “Zodijackyl Light”, gran pezzo tratto dall’eccezionale “The Mind’s I”. La parte del leone l’ha fatta “Damage Done”, con cinque pezzi eseguiti, per la precisione “The Treason Wall” (in apertura), “Monochromatic Stains”, “Damage Done”, “White Noise/Black Silence” e la chiusura d’obbligo di “Final Resistance”. Gran successo per le recenti “The New Build” e “Lost To Apathy”, mentre durante “The Wonders At Your Feet” e “Therein” si sono raggiunti i picchi di intensità e gradimento. Giusto prima dei bis, non poteva mancare il classico dei classici della band, ovvero la leggendaria “Punish My Heaven”, eseguita con la solita perizia. Poco da dire in più: assistere ad un concerto dei Dark Tranquillity è ormai, dopo alcune sbavature di qualche anno fa, certezza di divertimento. I sorrisi e i ringraziamenti di Stanne e l’adorazione del pubblico presente ne sono piena dimostrazione. Alla prossima calata!

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