Report a cura di Roberto Guerra
Fotografie di Simona Luchini
Gli svedesi Dark Tranquillity sono notoriamente una delle band internazionali più affezionate all’Italia e al suo pubblico caloroso come pochi e, anche per questo, sono piuttosto frequenti le occasioni in cui è possibile assistere a un loro concerto dalle nostre parti; ciò nonostante, gli estimatori di una delle formazioni più rappresentative del genere melodic death metal sembrano non averne mai abbastanza, e anche questa volta, a due anni dalla pubblicazione dell’ultimo riuscitissimo album “Atoma”, sembra che i numeri possano essere più che soddisfacenti, tenendo anche conto della presenza in cartellone di una band relativamente apprezzata come gli Equilibrium in veste di special guest. Insieme a loro troviamo anche i nostrani Black Therapy e gli svizzeri Miracle Flair, i quali rappresentano il primo atto di una serata che farà sicuramente parlare di sé, in particolar modo per le sonorità più violente e nel contempo melodiche, malinconiche e, in determinati casi, epiche e cantabili, grazie alle quali non mancheranno l’esaltazione, il coinvolgimento, l’amarezza ed altre emozioni contrastanti. Buona lettura!
MIRACLE FLAIR
Non a caso poco fa abbiamo utilizzato il termine ‘amarezza’, il quale ben si adatta per descrivere lo stato d’animo degli ancora non molti presenti in sala nel momento in cui si odono le prime note della traccia iniziale dei Miracle Flair, e vediamo perché: stiamo parlando di una band dedita a una sorta di metal moderno dalle atmosfere leggermente oscure, caratterizzato da melodie piuttosto semplici e da un utilizzo della chitarra quasi del tutto privo di parti soliste, riconducibile per certi versi al nu metal, il tutto enfatizzato da una voce unicamente femminile. Se volessimo essere particolarmente severi potremmo etichettarli come una versione castrata e mediocre dei nostrani Lacuna Coil, con nessun elemento particolarmente degno di nota e in grado di caricare almeno leggermente i presenti, i quali, infatti, reagiscono piuttosto freddamente mostrando anche una parvenza di stupore per la scelta di collocare una band simile in apertura a tre realtà come quelle che si esibiranno in seguito. Noi un’idea la avremmo, ma preferiamo non esprimerci ulteriormente in argomento, limitandoci a bocciare uno show fatto di brani assolutamente anonimi ed eseguiti in maniera appena discreta da dei componenti apparentemente sprovvisti di particolari capacità esecutive, cantante compresa. Decisamente meglio non spendere altre parole, passiamo oltre!
BLACK THERAPY
Decisamente più azzeccati in questo contesto i romani Black Therapy, con il loro melodic death lugubre e tetro che ci riporta alla mente band come gli Insomnium o gli stessi Dark Tranquillity in alcune loro sfumature. Questi cinque ragazzi appaiono da subito a loro agio sul palco, desiderosi di proporre dal vivo estratti dai loro unici due full-length disponibili sul mercato, anche se, purtroppo, il poco tempo a disposizione non sarà loro certamente d’aiuto. Tuttavia l’esecuzione è assolutamente gradevole, con un ottimo utilizzo dei singoli strumenti e un sound generale accattivante e d’effetto per gli estimatori del genere trattato, i quali finalmente possono iniziare a sentirsi appagati dopo la deludente esibizione iniziale. Davvero degna di menzione la conclusione dello show, per la quale i Nostri hanno deciso di proporci una cover completamente riarrangiata della nota “Mad World”, originariamente scritta dai Tears for Fears e poi coverizzata da Gary Jules per la colonna sonora del film “Donnie Darko”; una vera trovata di classe inaspettata e assolutamente apprezzabile da parte dei cinque musicisti romani, che possono congedarsi con un applauso e con la consapevolezza di aver convinto noi e, ci auguriamo, anche gli altri presenti.
EQUILIBRIUM
Ora signori, è il momento di dare il via alla Zarro Night! Ovviamente è una battuta, anche se piuttosto azzeccata, considerando la nota e assoluta tamarraggine della band di cui ci accingiamo a parlare e la serata discotecara del sabato sera solitamente proposta dal Live Music Club. Nonostante il leggero calo che ha recentemente colpito la moda del folk metal e dei suoi derivati, che comunque continuano a esaltare orde di persone più o meno giovani, i teutonici Equilibrium si difendono discretamente bene da sempre grazie alla loro formula potente e ricca di elementi provenienti dal death e dal power metal, oltre che da tutto ciò che si può anche solo in parte etichettare come ‘epic’ o anche, allargando la visuale, ‘nerd’; anche per via di quella sorta di goliardia e a quei richiami occasionali alla cultura pop e alla musica dance, seppur proposti col loro stile, che da sempre permeano i loro album. L’intrattenimento infatti non manca, con una setlist abbastanza varia e ricca di estratti ben noti nell’ambiente: un chiaro esempio è “Blut Im Auge”, che ha superato da poco le dieci milioni di visualizzazioni su YouTube, collocata a metà scaletta, la quale insieme ad altri brani simili regala numerosi momenti su cui è possibile danzare o pogare ridendo in compagnia; anche l’imponente vocalist Robert Dahn riesce a divertire il pubblico con la sua simpatia e il suo cantato rigorosamente in death voice, insieme ovviamente ai chitarristi René Berthiaume e Dom Cray, direttamente dai Nothgard, senza dimenticare il velocissimo drummer Tuval Refaeli. Qui però iniziano anche le note dolenti, ma prima di evidenziarle vogliamo porci alcune domande: ci piacciono gli Equilibrium? Sì! Sono una band che può piacere a tutti? Assolutamente no e si può notare dalle reazioni differenti. C’è qualcosa che ci amareggia di loro? Sì, ed è qualcosa che accomuna molte band famose e che per molti può passare inosservato: tralasciando l’assenza temporanea del bassista Marcus Riewaldt, che ha obbligato la band ad aggiungere il basso nelle già numerose, se non troppe, basi, essendo del tutto sprovvisti di un tastierista o comunque di qualcuno dedito alle parti orchestrali/folk, fondamentali per quella che è la loro musica nella sua interezza, è proprio questo che ci fa storcere un po’ il naso quando soppesiamo gli Equilibrium, poiché ci piace pensare che le basi dovrebbero essere limitate il più possibile, pur essendo necessarie in molti generi, soprattutto quando queste ultime rivestono un ruolo tanto importante. A parte questo, che ripetiamo vale anche per numerose altre band a noi tanto care, lo show degli Equilibrium ha rappresentato un piacevole momento di divertimento, un po’ come quando si ascolta un loro album, e ci auguriamo che in futuro possano rendere più genuina la loro proposta anche sul palco, riducendo quindi tutti quegli ammennicoli che non fanno proprio la gioia di chi fa ancora parte, seppur non in modo drastico, di una certa corrente di pensiero.
Setlist:
Prey
Heimat
Waldschrein
Verbrannte Erde
Blut Im Auge
Dämmerung
Unbesiegt
Apokalypse
Born To Be Epic
DARK TRANQUILLITY
Passando finalmente alle cose serie, come dicevamo nell’introduzione, pensiamo a quanto Mikael Stanne e compagni abbiano sempre dichiarato di amare l’Italia nella sua interezza, oltre ovviamente al pubblico grintoso e coinvolto, seppur non particolarmente numeroso, che da sempre molte band ammirano. Anche per questo non abbiamo nessuna intenzione di deluderli e infatti, dopo un intro a base di “Iron Man” dei nostri amati Black Sabbath, già con la prima canzone “Encircled” svariati presenti si lasciano andare a un po’ di sano moshpit, mentre altri iniziano a cantare e a fare headbanging insieme a Mikael. Una buona parte del concerto è interamente dedicata all’ultimo e riuscitissimo album “Atoma”, seppur con numerosi richiami a lavori precedenti, tra cui il micidiale trittico composto da “Icipher”, “Terminus (Where Death Is Most Alive)” e “Inside the Particle Storm” provenienti da quel fantastico “Fiction” datato 2007, e persino un balzo indietro a prima degli anni 2000 con “ThereIn”; tra brani veloci e violenti e altri più lenti e introspettivi ce n’è davvero per tutti i gusti. La band è dannatamente in forma e il sopracitato vocalist appare divertito ed emozionato come ogni volta che calca un palco in territorio italiano, e con la sua presenza riesce nuovamente a mettere in chiaro che ci sono ben pochi suoi colleghi all’interno del suo genere che possono rivaleggiare con lui, senza nulla togliere ovviamente ai suoi compagni di band, tra i quali purtroppo manca il buon Niklas Sundin alla chitarra, sostituito per questo tour da due mostri di tutto rispetto come Johan Reinholdz (Andromeda, Skyfire) e soprattutto Christopher Amott (ex Arch Enemy). L’encore risulta piuttosto adeguato al compito grazie a “State Of Trust”, “Lost To Apathy” e la conclusiva “Misery’s Crown”, dopo la quale la band saluta i presenti e si congeda con un sonoro applauso da parte di un pubblico esaltato e con l’adrenalina ancora in circolo, sia chi ha cantato tutto il tempo, sia chi non ha perso occasione per buttarsi nel pogo, tra cui un paio di persone evidentemente poco esperte della band che, in un paio di occasioni, hanno diviso il pubblico in vista di un potenziale wall of death ovviamente non pervenuto, dal momento che i brani in questione erano dei mid-tempo su cui infiammarsi le ugole e non certo le spalle. Non sono mancate un paio di polemiche riguardanti l’assenza di estratti risalenti al primissimo periodo della band, anche se tutto sommato era prevedibile l’esito della serata e quindi, piuttosto che stizzirsi senza motivo, è meglio tornare a casa pensando che Mikael Stanne e soci ancora oggi riescono a esaltare i loro estimatori con live devastanti e dal forte impatto emotivo, oltre ad album in studio di indiscutibile qualità.
Setlist:
Encircled
Monochromatic Stains
Clearing Skies
The Treason Wall
The Science Of Noise
Forward Momentum
The Mundane And The Magic
Final Resistance
Atoma
Force Of Hand
Icipher
Terminus (Where Death Is Most Alive)
Inside The Particle Storm
The Wonders At Your Feet
When The World Screams
ThereIn
State Of Trust
Lost To Apathy
Misery’s Crown