Report a cura di Marco Gallarati
Foto di Francesco Castaldo
Terza e ultima tappa italiana per i Dark Tranquillity, alle prese con il Where Death Is Most Alive Tour pt. II, atto a promuovere degnamente la loro più recente release, quel “We Are The Void” invero passato leggermente in sordina nonostante la sua bellezza. Dopo aver visto suonare la band svedese praticamente in ogni locale di Milano, anche in quelli ora demoliti (Rainbow) o tramutati in uffici e appartamenti (Rolling Stone), è la volta degli angusti e sonoramente deficitari Magazzini Generali, che però offrono una notevole cornice di pubblico a Stanne e compagni, sebbene la loro ridotta capienza e la stessa scelta della venue ci facciano intuire come a questo giro i DT siano stati un po’ snobbati dalla pur sempre adorante audience nostrana. Gli Insomnium sono la support-band ufficiale del tour, mentre, al posto dei Lunarsea, come opening-act dello show milanese troviamo i torinesi Artifact, proponenti un thrash-death metal melodico un po’ deboluccio e scontato, reso ancor più claudicante dalla scarna acustica del locale. Trascorsa in apatia la mezzora assegnata agli opener della serata, è quindi ora di dedicarci agli Insomnium…
INSOMNIUM
Tre quarti d’ora a disposizione per i finlandesi Insomnium, realtà ormai ben solida e stolida del death metal melodico, persi da chi scrive in quel del Summer Breeze 2010 ma certamente meritevoli di tutte le attenzioni necessarie. Per chi si nutre quotidianamente di metallo scandinavo, potente ma anche adornato da tristezza imperante, questi quattro ragazzi sono praticamente un must. Non senza sbavature il loro spettacolo, che però gioca molte delle sue chances sull’atmosfera malinconica, epica ed ipnotica che i pezzi proposti dagli Insomnium sanno infondere, “Down With The Sun” su tutti. Il suono non esce nitidissimo dalle casse dei Magazzini Generali, ma rispetto agli Artifact siamo su un altro pianeta: tre capoccioni lungo-criniti si agitano all’unisono durante l’esecuzione di una manciata di brani tratti dall’ultimo “Across The Dark”, episodi che occupano buona parte della setlist. Il pubblico risponde bene e, con la venue già bella piena, si inizia a stare strettini. Applausi meritatissimi alla fine della performance per Niilo Sevanen, Ville Friman, Ville Vanni e Markus Hirvonen, che lasciano il palco con sicuramente qualche fan in più dalla loro!
DARK TRANQUILLITY
Dark Tranquillity, nuovo capitolo dal vivo, questa volta ai temibili Magazzini Generali. Chi scrive non ha tempo di fare il conto esatto, ma ad occhio e croce si avvicina alla ventesima volta che si gusta il combo svedese on stage: inutile fare i doppio-giochisti, probabilmente la voglia e l’entusiasmo di vederli di nuovo risiede più spensierata ed adrenalinica nel 90% degli altri presenti alla venue, ma nonostante ciò, superati l’intro atmosferico e la zoppicante “At The Point Of Ignition”, anche per il sottoscritto si ri-scatena la voglia di urlare, alzare pugni e trovarsi nel bailamme del pogo, limitato ma invasato, che i ragazzoni scandinavi riescono tuttora ad imbastire. “The Fatalist” inizia a scaldare bene gli animi, ma è con “Damage Done” – quasi una sorpresa! – che l’audience si anima completamente e comincia a tributare i classici osanna dedicati ai Dark Tranquillity. Mikael Stanne, con la sua solita, bellina camiciola nera, sorride già dopo venti secondi e ricambia con sincera e profonda gratitudine l’affetto che i ragazzi del pit gli tributano. Jivarp, Sundin, Henriksson, Brandstrom ed il (semi)nuovo Daniel Antonsson al basso sanno assolutamente il fatto loro e, pur essendo i suoni lontani dall’essere ottimali, tutto volge al meglio. Rispetto all’esibizione di quasi due mesi fa, al Summer Breeze 2010, la coreografia si è leggermente ridimensionata – ovviamente per motivi di spazio – e la setlist ampliata: setlist che ha lasciato finalmente da parte alcuni pezzi ormai un po’ stancanti e abusati, quali ad esempio “The Treason Wall” e “My Negation”, per lasciare spazio ad almeno 2-3 episodi non spesso udibili dal gruppo di Goteborg; ci riferiamo a “The Gallery” – tiepidina la sua accoglienza – “Icipher” e “Haven”, quest’ultima parecchio apprezzata. E’ mancata “Lethe”, è vero, ma è stato comunque piacevole risentire ancora “Iridium”, epica ed assordante nonostante la sua relativa pacatezza, mentre buon appeal ha suscitato “Shadow In Our Blood”, non eseguita in suolo tedesco. Fa un po’ male constatare come, in definitiva, il brano più coinvolgente sia risultato essere “Misery’s Crown”, forse la cosa più commerciale mai scritta dalla band, ma tant’è… Son bastate “Final Resistance” e “Terminus (Where Death Is Most Alive)” a fare da bis – assieme a “ThereIn” – per concludere nella pura violenza scandinava un concerto ben riuscito ed appagante. Da ammirare l’atteggiamento di Stanne e soci, che nel concludere hanno dato appuntamento al banchetto del merchandise per delle sessions improvvisate di foto e autografi. Anche perché, come tradizione milanese vuole, si rischia di andare a letto con le galline e perciò c’è tempo che avanza…
SETLIST
At The Point Of Ignition
The Fatalist
Damage Done
Lost To Apathy
Monochromatic Stains
The Gallery
The Wonders At Your Feet
Iridium
Shadow In Our Blood
Icipher
Dream Oblivion
Misery’s Crown
Focus Shift
Haven
Punish My Heaven
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Final Resistance
ThereIn
Terminus (Where Death Is Most Alive)