22/11/2013 - DARK TRANQUILLITY + TRISTANIA + DESECRATE @ Rock & Roll Arena - Romagnano Sesia (NO)

Pubblicato il 25/11/2013 da

A cura di Marco Gallarati

Diciamo pure che, giunti al primo tour europeo promozionale a seguito della pubblicazione del nuovo “Construct”, disco abbastanza/molto apprezzato ma non esente da critiche negative, i Dark Tranquillity, nel loro status di idoli storici del pubblico italiano, giungono alla Rock ‘N Roll Arena di Romagnano Sesia decisamente sotto esame, sia per valutare l’effettivo valore live dei nuovi brani, sia per verificare la validità di una formazione ridotta a quintetto, sia per, infine, risollevare le prestazioni dal vivo, negli ultimi anni veramente appiattitesi su setlist scontate e facilmente prevedibili, oltre che fin troppo ‘leggerine’. Queste le premesse della seconda data italica del tour, seguente l’esibizione di Roncade e precedente quella di Pinarella di Cervia. Il supporto dei Tristania della nostra Mariangela Demurtas forniva del resto ottime possibilità alla band svedese per ‘inventarsi’ qualcosa di inedito, ed infatti vedremo che è stato così. Ad aprire il tutto, poi, sono stati aggiunti i genovesi Desecrate. La venue novarese, in base alla nostra esperienza, è stata pochissime volte così piena di gente come nella serata di oggi, con addirittura una coda formatasi fuori dal locale in attesa dell’apertura delle porte, avvenuta un po’ in ritardo sull’orario previsto. La Siberia pare calata sulle lande piemontesi, primo giorno veramente gelido di questa stagione: è quindi con sollievo che finalmente entriamo nell’Arena poco prima dell’entrata in scena dell’opener-act…

Dark Tranquillity - locandina - 2013

DESECRATE
Alle 21 in punto salgono on stage i Desecrate, band di Genova che propone un death metal melodico vagamente influenzato dal gothic e in modo deciso dai Children Of Bodom, soprattutto per quanto riguarda l’onnipresente uso delle tastiere, a tratti purtroppo marcatamente poco integrate nel songwriting, come se la loro presenza non sia completamente consona e adatta alle caratteristiche del canonico melo-death del combo. I suoni sono accettabili, ma nell’economia del gruppo, ci è parso anche che una seconda chitarra potrebbe essere in grado di fornire profondità e arrangiamenti migliori di quelli attuali; non per nulla, infatti, fino a qualche tempo fa i Desecrate erano un sestetto, con due chitarristi in formazione. La mezzora a loro disposizione viene sfruttata discretamente dai Nostri, che guadagnano qualche applauso e qualche fan in più, nonostante sia evidente il fatto che ¾ del pubblico attendano solo gli headliner, a cui i Desecrate, pur suonando lo stesso genere e avendo in pratica la stessa line-up, rimandano solo in parte. Passa per professionale e curato l’abbigliamento identico dei cinque sul palco – camicia nera con scritte rosse modello In Flames – che però si vestono anche di troppi cliché per risultare davvero incisivi e colpire a fondo. Intrattenimento sufficiente, quindi, grazie ad una presenza scenica tutto sommato non spiacevole e grintosa, ma serve maggior qualità e coesione in sede di scrittura ad una formazione che può crescere molto.

TRISTANIA
Veloce cambio palco, tempo di consumare una birra e sbirciare al banchetto del merchandise, e già per i Tristania la folla comincia ad essere notevole. La band norvegese, identificata per anni prima in Morten Veland e poi nella vocalist Vibeke Stene, fra le prime-mover del ‘movimento’ female-fronted metal assieme alle varie Anneke Van Giersbergen, Sharon Den Adel, Liv-Kristine Espenaes e Kari Rueslatten, è cambiata molto nel corso della sua storia, rivoluzionando praticamente la line-up prima degli ultimi due dischi, “Rubicon” e “Darkest White”, entrambi non in grado di risollevare completamente la fama di una formazione che trova nel passato i suoi giorni di maggior gloria. Anche in versione live, seppure l’impegno e la performance ci siano, ci si rende conto che i pezzi non incidono, non ‘restano in testa’, come si suol dire, a meno che ovviamente non li si conosca a menadito e non si sia ‘malati’ di Tristania. Mariangela Demurtas è effettivamente la marcia in più della band, che quest’oggi deve fare a meno del tastierista Einar Moen: nonostante l’ombra della Stene sia costantemente alle spalle della Nostra, la prestazione della ragazza sarda è impeccabile e potente, condita da una presenza scenica un po’ standard – per le cantanti del genere – ma energica, sorridente e coinvolgente. Altre tre voci si alternano alla sua ma, ad esempio, quella di Kjetil Nordhus, il frontman, aggiunge poco all’esibizione, risulta nettamente peggiore alle prove in studio e fa sembrare lo scream-growl sgraziato del chitarrista Anders Hoyvik Hidle manna dal cielo. L’impatto gotico-sinfonico dei vecchi Tristania è rimasto solo a sprazzi in questa versione più moderna e aggiornata della formazione, che sul palco, non avesse la Demurtas a rinvigorire un po’ lo spirito, sarebbe alquanto spenta e pressoché anonima. La setlist è di ben cinquanta minuti, durante i quali l’audience alterna momenti di grande enfasi ad attimi in cui pare raccapezzarsi poco, magari a causa della complessità delle composizioni, spesso non aiutate da linee vocali che potrebbero e dovrebbero essere maggiormente live-oriented. “Year Of The Rat” ha concluso un’esibizione che ha appassionato solo a tratti, quindi, riservando agli astanti anche una discreta dose di noia.

DARK TRANQUILLITY
E finalmente si arriva al piatto forte della serata, lo show dei Dark Tranquillity, preceduto da un estenuante cambio di palco condito da musica non propriamente adatta alle orecchie dei metallari presenti nel locale, ma probabilmente scelta anche dalla band stessa (sapete, quelle decisioni inspiegabili che a volte si prendono e per cui non si riescono a trovare spiegazioni logiche…). La scenografia è semplice ma di classe, come nelle ultime esibizioni del combo scandinavo: due teloni ai lati del palco con disegni di mostri umanoidi richiamanti in qualche modo alcuni dettagli di artwork del passato del gruppo e il telone a fondo stage su cui vengono proiettati video e immagini dedicate ad ognuno dei brani eseguiti…che questa sera saranno davvero parecchi, per un totale di circa un’ora e tre quarti di spettacolo, abbondante e pienamente soddisfacente, come in effetti non ci risultava dall’epica serata di Halloween del 2008, durante la quale la band registrò il suo DVD al Rolling Stone di Milano. Si scriveva nell’introduzione dell’attesa di vedere all’opera i DT come quintetto, senza più Daniel Antonsson al basso e con solo basi registrate per il suddetto strumento: ebbene, l’impatto acustico non ne è stato molto influenzato, i suoni sono risultati decenti fin da subito, solo con la solita, leggera prevalenza del drumkit di Jivarp sulle chitarre di Sundin ed Henriksson e sulla stessa voce di Mikael Stanne, a volte un po’ sommersa dal caos strumentale; alcuni momenti in cui il basso la fa da padrone, come ad esempio l’incipit di “Indifferent Suns”, sono stati ri-arrangiati con l’uso delle keyboards di Brandstrom, senza ottenere un effetto soddisfacente. Dal punto di vista della presenza scenica, invece, segnaliamo un punto a favore per la scelta del gruppo: con solo tre membri di movimento sul palco, c’è più spazio per il carisma debordante di Stanne e per le sue classiche pose teatrali e ‘dandy’, mentre le due asce – seriose e concentrate come loro solito – hanno modo di interagire di più fra loro. Insomma, la formazione ora simmetrica dei Dark Tranquillity fa guadagnare in impatto scenico quel quid in più. Passiamo alla setlist: dopo tanti anni e report di critiche a setlist senza sorprese e spesso prevaricanti di episodi più ‘morbidi’ che aggressivi (ovviamente prendete questi termini con le pinze, siamo sempre in un contesto di metal estremo, dopotutto!), ecco finalmente un lotto di brani perfettamente bilanciato tra il materiale nuovo, quello vecchio più ‘di presa’ e chicche incredibili dal passato remoto dei ragazzi di Goteborg, che in questo tour festeggiano il ventennale della release di “Skydancer”, il loro full-length album di debutto, nonché uno dei dischi più irraggiungibili e seminali della storia del melodic death metal. Ecco quindi apparire in scaletta, in un fondale tempestoso e carico di fulmini, la magica “A Bolt Of Blazing Gold”, castrata del suo incipit acustico ma poi eseguita alla perfezione, con l’annunciato intervento di Mariangela Demurtas alle female vocals: un’emozione attesa per anni da chi segue la band dall’inizio della carriera ed infine compiutasi, compresa del toccante outro chitarristico. A seguire, sempre con Mariangela on stage, l’esecuzione di “The Mundane And The Magic”, più sdolcinata e ‘gotica’ ma anch’essa convincente. Ma i duetti con la singer dei Tristania sono stati solo un attimo nella brillante prestazione dei DT a Romagnano Sesia: partiti con la nuova “The Science Of Noise”, ben accolta dal pubblico, subito dopo è arrivata “White Noise/Black Silence” e l’audience è esplosa del tutto. Le composizioni di “Construct”, quattro soltanto, sono state eseguite in maniera alterna, con il picco negativo rappresentato da una traballantissima versione di “State Of Trust”, con uno Stanne già un po’ affaticato vocalmente e non a suo agio nel tono pulito delle strofe e dello special centrale introspettivo e atmosferico. Grandissimo successo, al contrario, per alcuni classici immancabili dallo spettacolo degli svedesi, quali ad esempio “The Fatalist”, “The Wonders At Your Feet”, “Terminus (Where Death Is Most Alive)” e la vecchia “ThereIn”, unico estratto da “Projector”, mentre l’impatto dell’oscura e bipolare “Iridium” è stato davvero intenso. Altri rari excursus che la band sta eseguendo in questo tour – “Silence, And The Firmament Withdrew”, “Undo Control”, “To A Bitter Halt” – sono stati negati all’audience di Romagnano Sesia, ma il bis riservato al capolavoro assoluto “Lethe” ha messo a tacere tutti, per una chiosa di concerto degnissima e che non avrebbe dovuto restare tale, considerata la fame di Dark Tranquillity che gli astanti ancora dimostravano di avere. Insomma, show debordante e piacevolissimo di una compagine data per morta, o comunque in fase calante, forse troppo presto e che ora si prende bene qualche piccola rivincita, anche su noi addetti del settore.

Setlist:
The Science Of Noise
White Noise/Black Silence
What Only You Know
The Fatalist
The Silence In Between
Zero Distance
A Bolt Of Blazing Gold (con Mariangela Demurtas)
The Mundane And The Magic (con Mariangela Demurtas)
Punish My Heaven
The Wonders At Your Feet
Indifferent Suns
Iridium
Terminus (Where Death Is Most Alive)
State Of Trust
Endtime Hearts
ThereIn
Lost To Apathy
Misery’s Crown
Encore:
Lethe

 

5 commenti
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