26/02/2017 - DEAD CONGREGATION + THE GREAT OLD ONES + INTO DARKNESS (GER) @ Colony Club - Brescia

Pubblicato il 05/03/2017 da

Report a cura di Giacomo Slongo

Una tranquilla domenica di fine febbraio si trasforma in un party a base di death e black metal underground. Accade in quel del Colony di Brescia, dove in occasione del passaggio dei tour di Dead Congregation e The Great Old Ones – entrambi reduci dalla pubblicazione di nuovo materiale, rispettivamente l’EP “Sombre Doom” e il full-length “EOD: A Tale of Dark Legacy” – si è pensato di allestire un vero e proprio mini-festival, sulla scia di quelli proposti regolarmente in Nord Europa, chiamando come supporter alcune validissime realtà del panorama estremo nazionale. Un’ottima iniziativa a cui purtroppo, per motivi personali, riusciamo ad assistere solo in parte, perdendoci le esibizioni di Deluge, Psychotomy, Ad Nauseam e Valgrind ed entrando giusto in tempo per il quinto gruppo del bill…


INTO DARKNESS (GER)

Da non confondersi con gli omonimi death/doom metaller nostrani, gli Into Darkness sono uno dei tanti nomi appartenenti al vasto circuito underground tedesco. Musicisti dalla gavetta importante (il debut album “Misfortunal Odes in D Minor” risale addirittura al 1997) che vedremmo bene su uno dei palchi secondari di qualche happening estivo, magari all’ora di pranzo, perfetti per scrollarsi di dosso il torpore e cominciare con il piede giusto la giornata. Un gruppo di fan che suona musica per altri fan, nella fattispecie death metal novantiano ‘ad ampio raggio’, che guarda all’operato di diverse scene/band senza abbracciarne con fedeltà nessuno, per un risultato finale onesto e privo di qualsivoglia pretesa. Il quartetto di Heidelberg – come detto poc’anzi – non è esattamente una realtà di primo pelo, e se dal punto di vista compositivo non brilla certo per la sua inventiva e la sua personalità, limitandosi a citare Cannibal Corpse, Sinister, Krisiun, Morbid Angel e svariate altre formazioni, da quello dell’impatto e della sostanza si difende in virtù di una buona preparazione tecnica e di un’effettiva capacità di ledere il prossimo, specie durante gli episodi più tirati. Dei Nostri ricorderemo soprattutto lo humor del cantante/chitarrista Sebastian Längerer, sempre pronto alla battuta tra una carneficina e l’altra.

THE GREAT OLD ONES
Se il detto ‘chi ben comincia è a metà dell’opera’ fosse vero, allora si spiegherebbero molte cose sulla performance odierna dei The Great Old Ones. Terminato il set degli Into Darkness, il quintetto d’Oltralpe si presenta sul palco per il consueto soundcheck, agghindato completamente di nero e con una sorta di totem raffigurante Cthulhu a dominare la scena, lasciando però intendere che qualcosa nel settaggio degli strumenti gli impedisce di procedere allo show. E’ l’inizio di un’attesa sfibrante, fatta di mille tentativi e di minuti che si accumulano inesorabili sulla scaletta della serata, al termine della quale sarebbe stato lecito aspettarsi dei suoni quantomeno all’altezza. E invece no, perchè dopo una breve intro atmosferica ecco l’opener “The Shadow over Innsmouth” annegare in un maelstrom ovattato e confusionario, che pregiudica qualsiasi buona riuscita del brano. Potrebbero essere i The Great Old Ones così come dei Marduk con le chitarre di cartapesta e la batteria a mille, tanto la musica che fuoriesce dalle casse è irriconoscibile dalla versione in studio, priva di eleganza, profondità e di quei dettagli ‘post’ fondamentali nell’economia della band. Trenta minuti (su sessanta complessivi) se ne vanno così, facendoci pensare alla disfatta totale dei Nostri e del loro tremendo immaginario lovecraftiano, ma fortunatamente le cose si risollevano e la performance ha modo di inanellare qualche picco emotivo, con le tre asce finalmente distinguibili e in procinto di scaraventarci nella città morta di R’lyeh a suon di stratificazioni e melodie raggelanti. Comunque la si voglia vedere, quella di Brescia è e rimarrà un’occasione sprecata. Peccato.

DEAD CONGREGATION
Manifesta superiorità. Questa la morale che è possibile trarre dal concerto dei Dead Congregation, giunti al Colony dopo una breve tournée per i paesi dell’Europa dell’Est. Cinquanta minuti di discesa negli Inferi in compagnia di una delle massime espressioni del death metal mondiale, forse l’unica in grado di competere realmente con gli antichi splendori di Immolation, Incantation e Morbid Angel, da sempre sinonimo di concretezza e abnegazione alla causa del genere, oggi più che mai sulla cresta dell’onda. L’EP “Sombre Doom”, rilasciato pressoché a sorpresa lo scorso autunno, riecheggia ancora minaccioso nella nostra testa, e il quartetto ateniese non ci pensa due volte a ricordarcelo con una “Redemptive Immolation” che apre letteralmente voragini all’interno del locale, spaccature della crosta terrestre da cui la musica fuoriesce maestosa e potentissima, rendendo superfluo qualsiasi paragone con i gruppi precedenti. I Dead Congregation non sono musicisti, sono dominatori. Il loro incedere è inesorabile, privo di cedimenti. Una marcia scandita da chitarre simil-orchestrali, sempre pronte a contrarsi e distendersi sulle ali di riff neri come la pece, da una sezione ritmica al completo servizio dei brani e da un growling che esalta gli appassionati e terrorizza chi non è avvezzo a certe sonorità, con la tripletta “Only Ashes Remain”/“Promulgation of the Fall” /“Serpentskin” a fungere da perfetto manifesto della band. Difficile, se si è amanti di un certo modo di intendere il death metal, non esaltarsi. Difficile, a fronte di una resa superiore a quella su disco, non scorticarsi le mani e correre al banco del merch per un doveroso tributo in denaro. Primo grande concerto dell’anno, senza ombra di dubbi.

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