Non possiamo ovviamente mancare alla primissima calata londinese dei Deafheaven, attualmente in tour in Europa per la prima volta nel Vecchio Continente per supportare il debutto “Roads To Judah”. Metalitalia.com segue la “post” black metal band americana sin dal demo e l’idea di lasciarci sfuggire questa loro esibizione live non ci sfiora minimamente il cervello: sono questi i concerti che nella vita non vanno assolutamente persi… vedere un gruppo talentuoso ma ancora agli esordi, magari un po’ inesperto, ha un sapore del tutto particolare e lascia ricordi sempre vividi. A supportare i Nostri, inoltre, ci sono gli italianissimi Hierophant, realtà in crescita che si sta facendo largo nell’underground a forza di live a dir poco infuocati. Peccato soltanto che questo appuntamento venga parzialmente rovinato da una polemica esplosa sul web negli ultimi giorni, che vede i ragazzi dei Deafheaven tacciati di essere estremisti di destra. Il tutto nasce a causa di un infelice commento postato online dalla frontgirl dei Kingdom (hardcore band statunitense con cui i Deafheaven hanno diviso il palco in un paio di date di questo tour), a quanto pare adirata per il fatto che il batterista dei Nostri sia stato visto indossare una t-shirt degli Hate Forest. Ciò sta scatenando la solita catena di voci, incomprensioni e pura falsità di cui certamente non si sente il bisogno e sta mettendo i Deafheaven nelle condizioni di doversi sorbire una tonnellata di mail e commenti con ben poco fondamento. I due gruppi avrebbero dovuto suonare insieme anche questa sera, ma, visto quanto accaduto, il promoter ha deciso di spostare i Kingdom in un altro locale all’ultimo minuto, per evitare che l’atmosfera tra le formazioni si surriscaldasse ulteriormente. Alla fine, insomma, è solo la musica a essere protagonista…
HIEROPHANT
Il ruolo di support band non è mai facilissimo, ma questa sera gli Hierophant dimostrano di avere l’attitudine e lo smalto necessari per portare a termine la missione, ovvero imporsi all’attenzione del pubblico e lasciare il segno. Il gruppo nostrano inizia il set quando la sala è ancora mezza vuota, ma nel giro di un paio di brani riesce a portare parecchia gente in prossimità del palco. L’hardcore cupo sporcato di black metal del quartetto oggi gode di suoni ben definiti e soprattutto altissimi, che inevitabilmente smuovono l’ambiente e inducono a prestare attenzione a quanto sta avvenendo sul piccolo palco dell’Academy. Colpiscono, in particolare, la performance del batterista Ben, che pesta letteralmente come un dannato, e quella del frontman Karl, che denota un’ottima tenuta sia del palco che vocale; cosa non scontata, visto che in ambienti hardcore, almeno dal vivo, si cerca spesso di “buttarla in caciara”, lasciando un po’ tutto all’improvvisazione. Gli Hierophant, invece, dimostrano di avere un gran “fisico” e si rendono protagonisti di un set molto compatto e potente, uscendo da vincitori e convincendo ancor più che su disco. Seguiremo con attenzione le loro prossime mosse.
DEAFHEAVEN
Vi è molta attesa per il concerto degli headliner, se non altro perchè, come dicevamo, si tratta della loro primissima esibizione londinese. La sala è piuttosto gremita, sicuramente oltre le aspettative, e ciò fa immaginare che, a partire dal prossimo tour/album, i Nostri potranno ambire a palchi un po’ più prestigiosi. Avendo da occuparsi del sound check in prima persona, la band evita entrate ad effetto e semplicemente inizia a suonare una volta assicuratasi che tutto sia a posto. A dire il vero, nei primi minuti le chitarre risultano un po’ troppo coperte dalla batteria, ma, con il passare del tempo, la situazione migliora abbastanza, dandoci modo di apprezzare a pieno le evocative trame tessute dagli strumentisti. Gli occhi sono tutti puntati sul cantante George Clarke, frontman di razza, forse eccessivamente “teatrale” a tratti, ma indubbiamente in grado di svolgere al meglio il suo ruolo. Il resto della band dà quasi l’impressione di trovarsi a disagio sul palco, nessuno si muove dalle proprie posizioni e l’interazione col pubblico è sostanzialmente azzerata. Clarke – camicia abbottonatissima sino al collo, acconciatura impeccabile e sguardo spiritato – si sposta invece in continuazione, urla come un ossesso e dà praticamente vita a uno spettacolo dentro lo spettacolo. Davvero singolare questo personaggio, quasi una versione black metal di Ian Curtis: in tutto lo show si limiterà a salutare i presenti una sola volta e a ringraziarli per essere venuti nonostante le “maldicenze” degli ultimi giorni, mentre per il resto non farà altro che agitarsi, assumere pose statuarie e urlare con tutta la sua forza, denotando peraltro uno screaming veramente consistente. D’altra parte, è pur vero che il gruppo non concede molti momenti per il dialogo: i pezzi vengono eseguiti in rapida successione, con brevi intermezzi strumentali a legare la coda di uno con l’inizio dell’altro, quindi, anche volendo, non vi è quasi mai l’opportunità di esprimersi a parole. Tuttavia, a noi piace questo genere di esibizioni: si ha modo di calarsi completamente nella musica e di non venire distratti da altro. In una quarantina di minuti, i Deafheaven snocciolano “Violet”, “Language Games” e “Unrequited” dal full-length di debutto, ma trovano anche il tempo – per somma gioia di chi scrive – di ripescare “Libertine Dissolves” dal demo: traccia splendida che da sola vale la serata. L’impressione che i ragazzi lasciano è dunque pienamente positiva. In tutta onestà, non ci aspettavamo una band già così affiatata sul palco: i Deafheaven suonano fedeli ai dischi e in più possono contare su un frontman che fa letteralmente la differenza. Tra un paio di mesi ritorneranno per aprire i concerti dei Russian Circles e possiamo già dire che faremo di tutto per non mancare.