EXTREMA
“Professionalità” è appunto un termine che gli Extrema sembrano conoscere molto bene. C’è una bella differenza tra il suonare in club completamente stra-pieni in tutta la penisola ed esibirsi a porte appena aperte, davanti a quaranta persone immobili che non conoscono assolutamente nulla della band. Eppure gli Extrema sul palco dell’Underworld si sono comportati come sempre, suonando con perizia e convinzione la manciata di pezzi del loro set e tenendo il palco come sanno fare loro. GL Perotti ha fatto il possibile per coinvolgere un po’ gli astanti, e a tratti c’è anche riuscito, ma non si potevano fare miracoli. Tutto sommato un bel concerto, quello del quartetto milanese – splendida soprattutto la storica “This Toy” – ma la serata nel complesso è stata per loro sfortunatissima. Speriamo di rivederli qui presto in circostanze migliori…
DEMOLITION
Gli austriaci Demolition hanno suonato di fronte a qualche decina di persone in più, ma non si può certo dire che abbiano avuto maggior fortuna rispetto agli Extrema. A frenarli è però stata soprattutto la qualità della loro musica, la quale, onestamente, non fa proprio gridare al miracolo. Il thrash-death senza fronzoli del quintetto – vagamente simile a quello dei Testament di “Demonic” – ha fatto scapocciare qualcuno nelle prime file, ma dopo quattro/cinque brani si sentiva già la voglia di qualcosa di diverso…. o di una birra. Tra le altre cose, ci chiediamo anche come mai una band talmente senza infamia e senza lode abbia suonato per seconda. Misteri del music businness.
MERCENARY
Per chi scrive, resta un mistero anche l’improvvisa ascesa dei melodic power-thrashers Mercenary, gruppo che su disco non ha mai convinto e che ha sempre dimostrato di avere idee confuse. Ma, si sa, i gusti sono gusti, quindi nulla da ridire nel vedere una buona parte della folla esaltarsi sulle note di “Year Of The Plague” o “Bloodsong”. La presenza scenica non è assolutamente il punto forte del sestetto danese, ma bisogna ammettere che quest’ultimo ripropone i pezzi in sede live con grande precisione, potendo inoltre contare su un frontman capace e simpatico come Mikkel Sandager. Verso la fine della loro esibizione, il pit era ormai colmo di gente ed è sembrato che in molti siano stati conquistati dalla proposta dei Mercenary, nonostante le chitarre abbiano a tratti avuto qualche problemino con i suoni. Buon per loro.
DEATH ANGEL
Dagli headliner ci si aspettava un vero, gran concerto… e, per fortuna, così è stato. I Deatn Angel non mettevano piede a Londra da quattro anni e questa sera hanno voluto a tutti i costi farsi perdonare. Peccato che il pubblico sia apparso un po’ moscio persino durante il loro set! Chissà come mai… in ogni caso, questo non ha certo frenato l’impeto di Mark Osegueda e compagni, ragazzi che sul palco danno sempre l’impressione di divertirsi un mondo, indipendentemente da ciò che accade di fronte a loro. A differenza di altri loro colleghi, pare che più passi il tempo, più il gruppo migliori in concerto, proprio come il buon vino. Forse i Death Angel non hanno suonato tanto spesso live nemmeno ai tempi d’oro, quindi è normale che il loro affiatamento sia cresciuto a dismisura. Suonando, non sbagliano un colpo, si muovono da una parte all’altra del palco con movenze che sembrano studiate ad arte per far impazzire la folla, si prendono pochissime pause (nonostante l’età non più giovanissima). Inoltre, il variegato repertorio dà loro modo di alternare continuamente composizioni dal taglio differente e di evitare la trappola noia/ripetitività. Insomma, facile rimanere desti e arzilli quando si passa da una “Seemingly Endless Time” a una “Bored” o da “Kill as One” a “Dethroned”. Dopo parecchi show tenuti negli ultimi anni, sempre su altissimi livelli, non possiamo dunque far altro che definire i Death Angel una vera garanzia. Non ci stancheremo mai di vederli!